You 4 (prima parte) – Recensione – Un giallo che funziona nonostante il pessimo detective

Io davvero non so come sia possibile, ma You è una serie che funziona. Bisogna dargliene atto e questa stagione gioca (finalmente) con titoli letterari meno conosciuti e, soprattutto, di un genere funzionale come il giallo.

L’intera stagione – o almeno questa prima parte, vedremo poi che ne sarà della seconda che uscirà il 9 marzo su Netflix –  ha una struttura interessante, che vuol imitare e omaggiare le opere intramontabili di Agatha Christie e di Conan Doyle, con l’aiuto dell’ambientazione londinese. Il nostro Joe è una sorta di Sherlock Holmes, messo alla prova da un serial killer che sembra uscito da un caso di Poirot. Non è minimamente in grado di farlo, perché come detective è una frana, ma fortunatamente ha ancora le sue doti da stalker. Prima di addentrarmi in questa quarta season, vi posto il trailer così che possiate bearvi di tutto il trash che sprigiona da ogni fotogramma.

Joe è lo Sherlock Holmes dei poveri, ma You 4…

Funziona! Davvero che non so come sia possibile. Eppure, la serie intrattiene, ti sprona a continuare la visione e stavolta non è neppure così tanto trash come le precedenti stagioni. Secondo me, è la migliore. Ora, non sto dicendo che è un capolavoro inimmaginabile, perché non lo è e non vuole esserlo, ma seppur con i suoi limiti è uno spettacolo godibile e perfino coerente. Joe (che adesso si chiama Jonathan Moore e fa il professore universitario) decide di cambiare vita, di diventare finalmente una persona decente. Magari uscirà con una ragazza senza collezionarne gli effetti personali in uno scatolone o senza uccidere nessuno. Chissà, magari è cambiato davvero ora che va in giro per il College con giacca e tracolla.

Vero, il lupo perde il pelo ma non il vizio, ma lui si è fatto crescere una folta barba! Poi, è amato dai suoi alunni e viene perfino invitato ad un party esclusivo di sola gente ricca (che si affeziona con una facilità inverosimile agli sconosciuti) da una certa Kete Galvin, che lui ha precedentemente salvato da alcuni violenti rapinatori. Tutto procede liscio come l’olio, finché il gabbiano Jonathan non trova un cadavere sul tavolo della cucina (e non vi dirò di chi). E ci risiamo. Ma, un momento, sarà stato davvero lui? Ebbene no, lettore mio adorato, ti avviso che il responsabile è un’altra persona, che diventerà lo stalker dello stalker. Capirai immediatamente di chi si tratta, perché la scrittura di questa serie non è firmata da Agatha Christie o da Conan Doyle. Ahimè.

La sceneggiatura di You rovina sempre tutto!

You 4 è la migliore stagione fatta finora, ma ci sono degli errori talmente tanto grossolani nella sceneggiatura che purtroppo pregiudicano tutto. Non si tratta di buchi di trama, al di là di quanto facilmente lui si inserisca in questa cerchia elitaria di snob e di qualche passaggio eccessivamente sbrigativo. Banalmente la sceneggiatura dice troppo e i dialoghi, sebbene siano oro in confronto alla terza stagione, continuano ad essere forzati, poco fluidi e credibili. Anche la caratterizzazione dei personaggi è superficiale, quasi manichea. E le menti responsabili di questa disfatta sono sempre Greg Berlanti Sera Gamble. Il primo è il regista e sceneggiatore di The FlashArrowSupergirl e di Tuo, SimonSera Gamble è, invece, una produttrice oltre che sceneggiatrice, nota per prodotti come Supernatural e The Magicans.

Inoltre, un altro errore è stato dare troppe spiegazioni alla fine dell’ultimo episodio. Sì, vogliamo sapere come continua, ma potevate infierire ancora di più. Uno sbaglio che la produzione di The Boys non avrebbe mai commesso. Ma non importa. Quello che conta è che questo giallo funzioni e tenga incollati allo schermo, malgrado Penn Badgley non sia tutta questa meraviglia di attore. Al contrario di Charlotte Ritchie che è molto talentuosa, anche se non ai livelli di Victoria Pedretti. Tra i due, ovviamente, nasce l’amor. Scontato come la vittoria di Mengoni a Sanremo. 

Al di là di questo però, vedetevi You 4, soprattutto perché qui, come già fanno in Emily in Paris, viene fatto il paragone tra gli instancabili lavoratori americani e quei festaioli indolenti degli europei. Fa sempre piacere essere insultati.

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Nasce nella provincia barese in quel del '94 con l'assoluta certezza di essere Batman. È in grado di vedere sette film al giorno e di finirsi una serie tv in tempi sovrumani. Peccato che abbia anche una vita sociale, altrimenti adesso sarebbe nel Guinness dei primati...