Recensione – Banditi di Sherwood, entriamo nella banda di Robin Hood!- Pendragon Games Studio

Luca Ricci, già autore di un titolo dal sapore orientale come Dragon Castle, ha deciso questa volta di trasferirsi nella leggendaria Inghilterra del 1200. Il protagonista è ovviamente Robin Hood ed i suoi Merry Men… anzi, non proprio. Nei panni di giovani banditi, dovrete infatti rubare ai ricchi per entrare a far parte della banda di ladri più amata dai poveri e per farlo dovrete armare per bene i vostri… dadi! Benvenuti a Nottingham, questo è Banditi di Sherwood!

Prodotto originariamente dalla Ludus Magnus Studio, Banditi di Sherwood è stato portato in Italia dal grande lavoro di localizzazione del team di Pendragon Games Studio. Gioco da tavolo per 2-4 giocatori dalla durata indicativa di circa 30-40 minuti a partita, il titolo ideato dal nostro connazionale Luca Ricci si rivela essere un divertente gioco di dadi e come piace definirlo a me, “un party game in costume”.

Una panoramica di gioco

La meccanica principale di Banditi di Sherwood è il lancio dei dadi, ma possiamo annoverare tra le fila anche una piccola sezione di piazzamento lavoratori e set collection. In più, per quanto la fortuna nei risultati dei dadi risulti molto importante, essa può essere mitigata attraverso l’uso delle varie abilità delle carte personaggio, sparse qua e là per il turno di gioco. E allora bando alle ciance, andiamo subito a scoprire il regolamento completo di Banditi di Sherwood, grazie al mio video tutorial proprio qui sotto!

Banditi di Sherwood – Recensione – Come si gioca?

Banditi di Sherwood – Recensione – Le mie considerazioni…

Dalle prime immagini che vidi in rete di Banditi di Sherwood, mi sarei aspettato una sorta di gestionale ed invece una volta provato mi sono accorto che in realtà era tutt’altra cosa. Attenzione, non vi sto elencando un difetto, solo che ci ho messo qualche partita ad abituarmi che stavo giocando ad un party-game con un costume davvero bello.

Attenzione anche qui, neanche questo è un difetto, semplicemente cerco di farvi capire come Banditi di Sherwood sia un gioco più caciarone di quanto non possa sembrare e nel contempo meno strategico di quanto non possa risembrare. Mi voglio togliere subito il dente e dirvi quali potrebbero essere i due difetti più grandi del gioco (che secondo il punto di vista di ognuno di noi, potrebbero anche non esserlo).

In primis, ci metto la casualità data dal lancio dei dadi. E’ vero che, come avete visto nel mio video tutorial, seppur le abilità dei personaggi possono in qualche modo annullare un po’ di casualità, non bisogna nascondersi dietro al fatto che i risultati dei lanci per gli assalti sono quasi fondamentali per l’ottenimento di punti e bottini.

In secundis, la modalità a due giocatori prevede la presenza di un giocatore fantasma che deve essere controllato a turno dai giocatori. Esso adotterà un comportamento sempre uguale, diventando di fatto nient’altro che un ostacolo prevedibile per i due giocatori al tavolo. Quindi, se non amate la casualità dei dadi e la presenza di un giocatore “automa” al tavolo (questo non entusiasma neanche me), Banditi di Sherwood potrebbe risultare un titolo fuori dalle vostre corde. Ma attenzione che dai 3 giocatori in su, il gioco cambia completamente, assumendo connotati del tutto inaspettati!

Come avete letto in precedenza, ho voluto definire Banditi di Sherwood un “party-game in costume”, perchè dopo qualche partita capirete che è proprio così. Più giocatori partecipano e più la partita diventa divertente! Il turno di gioco si divide in tre fasi “emotive” ben distinte: il silenzio assoluto durante il posizionamento dei banditi negli spazi appostamento, il peggio baccano durante il lancio dei dadi per l’assalto ai carri e soddisfazione/sgomento durante la fase del ponte lavatoio. Scusate, se non è un party-game questo!

Quindi, Banditi di Sherwood va acquistato, giocato e giudicato in questa giusta ottica: tanti giocatori al tavolo, di esperienza ed età diverse per un alto tasso di divertimento. Il 14+ sulla scatola mi sembra decisamente esagerato, un gioco come questo può essere ben padroneggiato già a partire dai 10 anni, posso confermare io stesso. La durata invece è esatta, le partite non superano mai i 40 minuti.

Voglio terminare questa recensione parlandovi dei materiali, i quali mi hanno stupito veramente tanto. A differenza di alcune produzioni che offrono poco materiale in scatole enormi (vedi Fairy Tale Inn), Banditi di Sherwood offre tantissima roba in una scatola forse sin troppo minuta!

La grafica è a dir poco graziosa, il lavoro di Simone de Paolis è veramente degno di nota. Tutto il mondo di Robin Hood è stato reinterpretato in chiave simpatica e divertente con i disegni dei personaggi che riescono a strappare non poche risate.

Infine, i forzieri. bellissimi! Riescono a rendere perfettamente l’idea del “rubare il malloppo e nasconderlo nel proprio scrigno”, ma con una pecca di fondo. Una volta montati, essi non potranno essere riposti così nella scatola, quindi o li tenete montati in qualche scaffale oppure sarete obbligati a montarli e smontarli ad ogni partita, procedimento che alla lunga potrebbe rovinare un po’ i vari inserti.

In definitiva, mi sento di consigliare Banditi di Sherwood se cercate un gioco semplice, divertente, caciarone ed adatto ad un’esperienza che coinvolga più giocatori. Un titolo senza dubbio fresco ed adatto a tutti i tipi di giocatori che pecca però nella sua modalità a due giocatori, la quale potrebbe non andar giù a chi non ama giocare dovendo controllare un terzo giocatore fantasma.

Un grosso grazie per averci dedicato qualche minuto del vostro tempo ed aver letto questo articolo! Un grosso saluto, ci si vede alla prossima recensione!

Alessandro “AleBoardGamer”

Classe '83, fiero torinese ed assiduo instagramer con lo pseudonimo "aleboardgamer", si diverte a spiegare regolamenti sul suo canale Youtube "La Ludoteca di AleBoardGamer". Amante dei giochi da tavolo sin dalla tenera età di sei anni quando gli vennero regalati titoli d'antologia come Brivido, Hero Quest e L'isola di Fuoco, la sua missione è quella di espandere il credo dei boardgames per distogliere l'attenzione dagli smartphones e convincere le persone a riunirsi attorno ad un tavolo per socializzare, sviluppare l'ingegno e soprattutto divertirsi.