Steve Ditko – All’ombra di un sorriso

Un raro scatto ritrae Steve Ditko al lavoro [Alan Light - CC BY 2.0]

Steve Ditko – news di Marco Montermini

“Oh no, è morto Steve Ditko e l’ho saputo solo ora”. Molte delle frasi girate nelle ultime 24 ore assomigliavano a questa. Parole cariche di un’ingenua voglia di partecipazione al saluto rivolto ad una delle figure più importanti della Silver Age del fumetto americano. Ingenua, perché quel “L’ho saputo solo ora” racchiude tutto il rammarico sulla figura di Ditko.

Un raro scatto ritrae Steve Ditko al lavoro [Alan Light – CC BY 2.0]

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La morte di Steve non dovrebbe sorprendere nessuno in realtà, in fondo era un uomo sulla soglia dei 91 anni d’età. Ciononostante, praticamente ogni giornale online del mondo ha sentito come di dover scrivere il proprio articolo o trafiletto sulla scomparsa di questo artista.

Un’onda che, partita al mattino del 7 luglio, non si è ancora fermata. Comprendendo anche questo breve saluto, cercando di mettere su “carta” i pensieri che mi hanno travolto ieri.

Quelli su di un uomo che viveva in una delle più grandi metropoli del mondo. Quella New York di 8 milioni e mezzo di abitanti che ha una densità di popolazione di quasi 11000 abitanti al chilometro quadrato. Una città un po’ affollata.

La stessa Grande Mela teatro delle più straordinarie avventure dell’Uomo Ragno, la sua creazione più iconica.

Steve Ditko – Chi era l’artista?

Ditko è stato uno dei disegnatori più importanti e fondamentali del nuovo modo di fare fumetti.

E potremmo terminare qui passando immediatamente alla sua vita privata. Ma è bene dare un quadro d’insieme che permetta, anche ai non amanti dei fumetti o a chi non lo conosceva, di comprendere meglio l’avvenimento.

Ditko, fondamentale elemento per la rinascita di un mezzo in declino, fu un incompreso artigiano della nona arte che piegava le anatomie al proprio racconto. Non un semplice disegnatore, ma un artista a tutto tondo.

Sì perché in quegli anni, la grande rinascita del 1956 con la Silver Age, un disegnatore non metteva semplicemente su carta le idee di altri. Era parte attiva del processo di sceneggiatura.

Amazing Fantasy 15 – Agosto 1962, compare Spider-Man

Steve Ditko – Il metodo di lavoro

Lo stesso Stan Lee disse, in un’intervista rilasciata a Nat Freedland sull’Herald Tribune del 9 gennaio 1966, riferendosi a Ditko:

He just drops off the finished pages with notes at the margin and i fill in the dialogue. I never know what he’ll come up with next, but it’s interesting to work that way

“Lascia semplicemente le pagine finite con le note sul margine, ed io compilo i dialoghi. Non so mai cosa accadrà dopo, ma è interessante lavorare in questo modo”. L’idea di base veniva dal sorridente Lee, ma a realizzarne la narrazione, il disegno e ad inchiostrarla era sempre Ditko. Lasciando solo il compito di far parlare i personaggi, lasciando indicazioni sulla scena.

Un modo di lavorare completamente diverso da quello dei fumettisti di oggi che, prima ancora di vedere le iniziali matite del disegnatore, abbozzano uno storyboard.

Steve Ditko – I personaggi

Spider-Man, Doctor Strange, Captain Atom, Jack Ryder (Creeper), Kraven, John Jonah Jameson, Lizard, zia May, Doctor Octopus, Hawk e Dove, l’amabile rossa Mary Jane… Solo per citarne alcuni, altrimenti dovreste stare qui altre due ore per leggerli tutti.

Prima alla Marvel e poi alla Detective Comics (A quel tempo National Comics, ma già soprannominata DC), Ditko lasciò in eredità una marea di personaggi.

Il più famoso è sicuramente l’Uomo Ragno, conosciuto in tutto il mondo anche da chi non abbia mai letto un fumetto in vita sua. Pochi sanno che inizialmente doveva occuparsene Kirby, un altro gigante, su richiesta di Lee. Ma quest’ultimo non fu soddisfatto dalle bozze di Jack Kirby, cercava qualcosa di non troppo eroico e così si rivolse a Ditko.

Steve, con il suo stile ancora oggi non compreso fino in fondo, plasmò le forme, i movimenti e le caratteristiche del simbolo stesso della Marvel. L’impacciato ed amabile Peter Parker di quartiere sarebbe stato tutto un altro personaggio senza il tratto di Ditko.

Steve Ditko – L’uomo

Tutto sembra quindi far pensare ad un talento leggendario conosciuto da chiunque, anche dai non appassionati. Un po’ come potrebbe essere per il nome di Pelé o la Garbo, conosciuti tranquillamente anche dai non amanti del calcio o del cinema.

Eppure Ditko, a quasi 91 anni, è morto solo nel suo appartamento di New York. Trovato da due poliziotti un paio di giorni dopo la sua morte e commemorato da tutti una settimana dopo la stessa. Vien quindi da chiedersi cosa sia andato storto nel frattempo.

A differenza del sorridente Stan Lee, Ditko non ha mai fatto mistero di non amare la fama. Arrivata sin da subito con la creazione del ragno. Ma tutto sembrava andar bene fino al 1966. Quando Ditko passò inaspettatamente, per un mai spiegato litigio con Lee, prima alla Charlton Comics, il suo vecchio editore, poi alla futura DC Comics.

Alla casa di Batman rimase però per poco per tornare nuovamente alla Charlton e ad occuparsi di fumetto indipendente, dove veniva lasciata la massima libertà. Da lì e fino agli anni ’90 cambiò spesso casa editrice, tornando anche in Marvel e DC, ma sempre rimanendo nell’ombra.

Ditko visse convinto della filosofia dell’Oggettivismo di Ayn Rand, idee che forse si sposarono molto bene con la sua grande attenzione al lavoro artistico.

Steve Ditko – La supernova

Un artista che ha vissuto volutamente, a differenza di altri, all’ombra del sorriso smagliante di Stan Lee. Di poco più vecchio ma caratterialmente opposto al Ditko che, fino all’ultimo giorno, ha continuato a vivere lavorando nel suo studio. Senza quasi mai concedere interviste.

Tra le poche viene in mente “In search of Steve Ditko” (QUI), realizzato nel 2007 per la BBC. Con il regista Jonathan Ross accompagnato dal grande Neil Gaiman a casa di Ditko, che rilasciò l’intervista ma non volle essere ripreso.

Un sorriso smagliante ha per decenni accecato quasi tutti i meno addentro all’ambiente del fumetto internazionale. Ma il 29 giugno una stella è esplosa, ricordando a tutti la sua grandezza ed i suoi meriti indiscussi e a lungo dimenticati da troppi.

E proprio come per un magnifico astro giunto alla fine della vita, la sua luce è arrivata a noi qualche giorno dopo, il 7 luglio. A ricordarci quanto a volte, anche i grandi fari dell’arte, tendano a volersi isolarsi dal mondo che li circonda. Forse per una sensibilità maggiore, forse per un carattere non facile, forse forse…

Di certo vi è che da ieri il suo nome ha risuonato forte ovunque nel mondo, anche alle orecchie dei non amanti del genere. “E così è nata una leggenda, un nome nuovo. Aggiunto all’elenco di coloro che rendono il reame della fantasia il più eccitante di tutti”.

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Marco “Indiana Monts” Montermini: Nato papero con un pizzico di orecchie tonde, si trasforma in seguito in un supereroe con il potere di divorare, in pochi bocconi, qualsiasi libro narrativo o saggistico. Decide quindi di scovare, con frusta e cappello, nuovi tesori nascosti assaltando scavi archeologici in tutta Italia per poi cadere nella creazione di un negozio di fumetti e giochi da tavolo, continuando a divulgare l'archeologia sul web nell'inesistente tempo libero. Riceve quindi un nuovo superpotere, quello di lavorare otto giorni su sette dormendo quattro ore a notte. Tredici anni dopo interrompe l’avventura fumettistica per ritornare ai ben più rilassanti piccone e pala archeologici. Ma la parte nerd scorre ancora forte in lui... - CANALE TWITCH