Falcon Lake – Charlotte Le Bon – Recensione

Falcon Lake – Dalla graphic novel al film – Recensione

Si passa velocemente a Falcon Lake, un film misterioso ed idilliaco, l’ultimo del Torino Film Festival di cui parlerò. Non piangete, tenere lettrici e teneri lettori, ci saranno molti altri festival con cui saprò incantarvi.

Falcon Lake è diverso dagli altri film di cui ho scritto finora, perché non sembra un’opera prima. Infatti, è disseminato di riferimenti al grande cinema francese dei tempi aurei e al nostro Bernardo Bertolucci, nonché al cinema horror e al filone di animazione giapponese che porta la firma del grande Miyazaki. Ce lo suggeriscono dei poster che si trovano nella stanza del protagonista, non appena giunge con la famiglia in questa casa sul lago, per le vacanze, ospitato da una famiglia particolarmente disunita. E qui, tra i poster, la regista ci fornisce i suoi riferimenti più nascosti: Psycho e La città incantata.

Un film bellissimo, non c’è che dire. In cui la Charlotte Le Bon mostra la sua straordinaria abilità alla regista, facendo esaltare gli splendidi paesaggi in cui è ambienta la storia. Queste atmosfere alla Bertolucci divengono terreno ideale per una storia d’amore. Eppure, nonostante l’alto livello della pellicola, il film risulta troppo colto, troppo carico, sacrificato nel suo aspetto più fresco e immediato. Lento, talvolta, in modo che si entri nella complessità dei rapporti tra i personaggi e nella loro mente, ma senza essere originale. Per tale ragione, è un gradino sotto rispetto ad altri film di questo TFF,  Rodeo in primis, che è oggettivamente il migliore che ho visto (sebbene il mio cor batta forsennatamente per un altro misterioso film). Ma, adesso, prima di procedere, meglio dare un’occhiata al trailer.

Dal graphic novel al film: un manuale d’amore tra adolescenti

Di cosa parla questo film? Di amore, di morte, di amicizia, di maschi e femmine, ma soprattutto di quel mistero che si rivela essere l’amore quando si è adolescenti, quando gli ormoni iniziano ad impazzire e si oscilla tra l’idealizzazione e la realtà. Si scopre quanto sia difficile amare ed essere amati, reggere il confronto con rivali decisamente più grandi e aitanti, che sembra abbiano capito tutto sull’amore. Si scopre il brutto e il bello di un sentimento che, ahimè, animerà tutta la nostra giuda, guidando talvolta anche le scelte più rischiose (o cretine, se vogliamo). Il film prende spunto da una bellissima graphic novel, edito Bao, Une sœur di Bastien Vivès ed era già stato presentato alla “Quinzaine des réalisateurs” del Festival di Cannes 2022.

Tutti noi, oh mio caro lettore, ci siamo sentiti come il protagonista Bastien, Joseph Engel: persi, impotenti, insicuri, infelici. Eppure, irrimediabilmente innamorati. Quando si è giovani, si perde così facilmente la testa per chi è troppo al di sopra delle nostre possibilità. Anche se può sempre capitare – un miracolo, pensiamo poi – che per ragioni non immediatamente comprensibili quella persona cui aspiriamo con ogni briciola di noi stessi ci ricambi. In un certo senso accade al nostro protagonista e lui proprio non riesce a governare quell’entità labirintica e misterica che serba dentro di sé. Come non capirlo?

Mi ha fatto molto ridere – giuro ultimo momento goliardico, poi torno all’analisi – quando questa ragazza di cui va pazzo (Chloé, interpretata da Sara Montpetit) gli domanda quale sia il suo modello ideale di donna e lui, sinceramente imbarazzato, descrive goffamente una fanciulla in tutto opposta a Cloé, non immaginando che sia la fotocopia dell’attuale fidanzata del suo ex. Eppure, quella ragazza lo sa, eccome se lo sa, che il nostro Bastien è totalmente innamorato perso di lei. E ci gioca, lo esalta, lo scuote, lo provoca, rivelando un profondo vuoto e un bisogno incredibile di verità e dolcezza.

Il film arricchisce questa esperienza di vita con il mistery e con l’horror, ma soprattutto rende più sfaccettata la relazione tra i due, facendoci sorridere di tutti quei particolari che Bastien non nota nei comportamenti di Cloé. Entrambi si ritrovano innamorati senza sapere bene il perché, si ritrovano a desiderarsi senza conoscere la ricetta di ogni alchimia: quella comunanza di sentimenti e di sensazioni. Entrambi si sentono soli, a disagio nel posto in cui si trovano, sono costantemente alla ricerca di un antidoto alla noia o, se vogliamo, al dolore. E quel marasma interiore che li accumuna finisce col legarli, attrarli l’uno verso l’altra, facendo scoprire se stessi e permettendo loro di dialogare con la parte più nascosta di sé.

Falcon Lake è questo e anche molto di più. Un film che non posso non consigliarvi.

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Nasce nella provincia barese in quel del '94 con l'assoluta certezza di essere Batman. È in grado di vedere sette film al giorno e di finirsi una serie tv in tempi sovrumani. Peccato che abbia anche una vita sociale, altrimenti adesso sarebbe nel Guinness dei primati...