Ruggero Deodato, regista di Cannibal Holocaust, ci lascia all’età di 83 anni.

Ruggero Deodato – La scomparsa dell’inventore del found footage

Ruggero Deodato, conosciuto principalmente per essere l’inventore del found footage e per aver diretto quello che è considerato il film maledetto per eccellenza, che in seguito ha influenzato tanti colleghi. Tra questi anche Quentin Tarantino. 

Ha lavorato per la primissima volta dietro la macchina da presa come aiuto regista per Roberto Rossellini, per poi arrivare a collaborare con Sergio Corbucci, Riccardo Freda e Antonio Margheriti.

Nel 1977 ha cominciato la trilogia che lo ha affermato definitivamente tra i registi più importanti della sua generazione, ovvero la cosiddetta “Trilogia dei cannibali”.
Il più importante e famoso è sicuramente il capitolo di mezzo, quello citato anche nel titolo di questo articolo: Cannibal Holocaust.

Con tale opera, ha cercato di realizzare una componente visiva che riuscisse a risultare il più realistica possibile. Questo principalmente per via del fatto che di film sui cannibali, all’epoca, se ne vedevano fin troppi, quindi voleva trovare un modo per rinnovare il genere.
Ha deciso di conseguenza di scegliere attori (all’epoca) sconosciuti (tra cui un giovanissimo Luca Barbareschi) e di non utilizzare delle persone incaricate di fare i cameraman, ma di affidare le riprese ai personaggi stessi. Non tanto agli attori, proprio ai personaggi. In questo modo ha dato vita a quella tecnica molto famosa conosciuta con il nome di found-footage.

Più di una volta si è parlato di film definendoli maledetti, quando in realtà erano stati etichettati così dal reparto marketing per cercare di attirare l’attenzione il più possibile. 
Questo non è il caso di Cannibal Holocaust, che di controversie ne ha scatenate non poche.

In particolare per via del fatto che nella pellicola vengono mostrate tantissime sequenze parecchio violente, che Deodato è riuscito a rendere credibile in maniera davvero impressionante, per l’epoca.

Ebbe anche una trovata di marketing molto particolare: chiese agli attori protagonisti di sparire dalla circolazione per un po’ di tempo, in modo tale da dare quasi la sensazione che le violenze subite nel film non fossero poi così finte.

Ciò, però, ha avuto non poche ripercussioni, in quanto questa decisione è costata (a lui, allo sceneggiatore ed ai produttori) quattro mesi di carcere, la censura e la messa al bando dell’intera pellicola. Oltre a questo, venne definita anche come “contraria al buon costume e alla morale”.

Nel 1984 il film tornò al cinema, ma praticamente nessuno lo andò a vedere. In seguito fu bandito in più di 40 paesi fino al 2001, quando, in seguito al passaparola positivo di gente che era riuscita comunque a vederlo, iniziò ad essere considerato un vero e proprio cult, arrivando ad influenzare lo stile di tanti altri famosi registi, come Quentin Tarantino e Nicolas Winding Refn.

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Nato a Bologna nel 1996, si appassiona al cinema da bambino, quando capisce gli piacerebbe lavorare in quel campo. Più nello specifico come regista e sceneggiatore. Nel 2020 apre su Instagram un profilo che chiama "Recensisco Cose Audiovisive", con cui inizia a parlare di cinema e serie televisive con altre persone che condividono la sua passione.