Editoriale – Single Player, una razza in via di estinzione?

Il mondo videoludico cambia di continuo, ma davvero i giochi tripla A con sola campagna Single Player sono destinati a sparire?

L’UOMO DEL MONTE HA DETTO… NI!

Le parole degli “esperti di settore” pesano sempre come macigni e allora abbiamo voluto analizzare uno dei trend del momento.

Quanto detto da gente del calibro di Phil Spencer capo della divisione Xbox di Microsoft (QUI) o da Cliff Bleszinski, attuale CEO di Boss Key e sviluppatore di giochi del calibro di Gears Of War o Unreal, in un’intervista che trovate QUI, porta alla luce due esternazioni importantissime:

  1. Sviluppare una campagna single player per un videogioco brucia circa il 75% del budget di quel videogioco
  2. Il pubblico è cambiato ed il rapporto tra domanda ed offerta è radicalmente mutato in quanto alla fruizione di modalità single o multi player.

La questione è stata affrontata non solo da questi due nomi altisonanti ma da tantissimi altri addetti ai lavori e, numeri alla mano, è una cosa che non può essere ignorata.

L’incipit di questo Editoriale nasce da un AudioLog interessantissimo postato in rete dal nostro caro amico Wh1tegoat, che vi postiamo ed invitiamo ad ascoltare (partecipando magari alla discussione con i preziosi commenti sotto al video e divulgando il video stesso ovunque vogliate perchè merita)

IL VIL DANARO!

Dietro ogni ragionamento che possiamo affrontare ci sono loro… i soldi.

L’industria videoludica non è un’organizzazione Onlus che deve sollazzare i nostri spiriti proponendo contenuti di vario genere a titolo gratuito, ma è appunto un’industria e, come tale, deve produrre utili.

Se per la Old-Generation, quasi in blocco trasformata in un branco di “casual-gamers” (per il solo fatto di essere anagraficamente cresciuta e di non avere più lo stesso tempo da dedicare ai videogiochi), la parola multiplayer sta ai video games come l’agnello sta ai vegani e l’unico multiplayer conosciuto è quello in locale con split screen o multi-tap sul divano di casa, per la New-Generation le cose sono nettamente diverse! La parola multiplayer sta ai videogiochi come il cacio sta ai maccheroni e ci si ritrova in un mondo diametralmente opposto, fatto di MOBA, MMORPG, lag, ban, bot, frag e aggiungerei un PROT onomatopeico che non ci sta mai male.

Ed alla fine, come detto, i numeri parlano chiaro e vi mostriamo qualche statistica relativa all’anno 2016 per chiarirvi ulteriormente l’abisso tra costi e benefici di cui parliamo.

MOBILITA’ PRIMA DI TUTTO

Innanzitutto è bene mostrare i ricavi generali dell’industria videoludica 2016, con il boom del gaming mobile, che dall’alto dei suoi quasi 41 miliardi di Dollari può permettersi di vedere tutti dall’alto verso il basso. Segue il mondo del gaming su PC con quasi 36 miliardi di Dollaroni sonanti, frutto della sinergia di tanti titoli Free-To-Play (ma spesso Pay-To-Win o comunque Pay-To-Fun) e, molto più in basso, le console con “solo” 7 miliardi o poco meno. Palese la non ancora esplosione del settore relativo alla realtà virtuale con 3 miliardi scarsi di introiti tra hardware e software dedicato. 

TUTTO IL RESTO E’ MOBA… NO! NON HO DETTO NOIA! MA MOBA! MOBA! MOBA! MALEDETTI MOBA!

Citando il Califfo andiamo a capire bene che aria tiri nel mondo dei videogiochi snocciolando qualche statistica più specifica:

Iniziando dai giochi più remunerativi su piattaforma PC. Nella TOP5 troviamo Overwatch (FPS Online), Counter Strike Go (FPS Online), Guild Wars 2 (Mmorpg), Minecraft e… dulcis in fundo, staccato di “soli” 500 milioni di dollari dalla vetta, Fallout 4, unico gioco ad avere appiccicato sulla schiena il foglietto sfigato con su scritto “Single”.

Possiamo poi velocemente capire che anche su console l’aria è la stessa, con discorso identico e maggiori ricavi avuti da giochi come CoD, The Division e Destiny e l’assenza totale di un tripla A single player come si deve.

Un occhio al mondo mobile lo vogliamo dare? Doveroso direi, visto che le M di milioni si trasformano nelle B di Billions, ovvero di miliardi di Dollari e se prendiamo le sole prime 3 posizioni, ovvero Monster Strike, Clash of Clans e Clash Royale, risulta facile capire come ad uno sviluppatore con i controcoglioni, di giochi con i controcazzi, possa rodere un tantinello il sedere a perdere 3 anni o più di vita nello sviluppo di un gioco per poi vedere 3 righe di codice sviluppate per Android guadagnare 10, 20 o anche 30 volte di più, e se rode il popò a lui, figuratevi come rode alle software house.

E concludiamo lì dove eravamo partiti, ovvero nel mondo del Califfo… Nel mondo dei MOBA, ma nello specifico dei Free-to-play con League of Legends (Moba), Dungeon Fighter Online (Mmorpg), Crossfire (FPS Online), World Of Tanks (Mmorpg) e Dota 2 (Moba) dove non solo troviamo le B, ma in prima posizione troviamo un gioco che sfiora 2 miliardi di dollari annui di fatturato.

Sia ben chiaro, la nostra non è un’invettiva contro i giochi di questo genere, ma semplicemente una costatazione amichevole di numeri che fino a 10 anni fa erano impensabili.

LA MATEMATICA NON E’ UN’OPINIONE

Ahinoi la matematica non è un’opinione e quindi il futuro delle produzioni tripla A a budget enormi con sola modalità single player è destinata a sparire, inutile girarci troppo introno, ma sia altrettanto chiaro: non pensiamo che giochi con storie bellissime, degne di essere giocate almeno una volta nella vita, non avranno più ragione di esistere! Siamo sicuri che ci sarà solo un cambio di rotta e nulla più, niente catastrofi insomma.

Avremo probabilmente dei giochi con una sola A, o con una doppia A, con dei budget leggermente rivisti e corretti per andare incontro al mercato, offrendo comunque al tempo stesso prodotti tecnicamente validi e degni di nota, con storie altrettanto memorabili.

Avremo certamente il nostro parco giochi INDIE stracazzuto e stradeterminato a regalare emozioni con budget spesso ridicoli ed idee rivoluzionarie.

Avremo SEMPRE una via d’uscita insomma… Perchè il gioco intimista, quello solitario, nudo, crudo, da lacrima o da grassa risata, non morirà MAI!

Non sarà estinzione quindi, ma mutazione!

Valerio "Raziel" Vega: Napoletano a Roma, Tecnico Ortopedico di giorno, Retrogamer compulsivo di notte. Creatore del progetto Nerdream, amante del cinema, delle serieTV, dei fumetti e di tutto ciò che è fottutissimamente NERD, sogna una vecchiaia con una dentiera solida ed il pad di un NES tra le mani. Il suo motto è “Ama il prossimo tuo come hai amato il tuo Commodore64”