Mafia Mamma – Recensione – Un film da guardare il sabato sera

Mafia Mamma – Recensione

Secondo me, Mafia Mamma è perfetto da vedere un sabato sera con gli amici. Non solo perché è divertente, ma perché è uno di quei film che piacciono un po’ a tutti. Non so se consigliarvi una visione in famiglia, perché magari avete una madre facile allo shock, che potrebbe avere un mancamento di fronte a scene un po’ più piccantine. Non lo so voi, ma io ho proprio questo tipo di madre.

Ma non parliamo di mia madre, ma di Mafia Mamma. Sempre di mamme si parla, ma quella del film è americana e riceve una strana telefonata da una certa Bianca (Monica Bellucci). Pare, infatti, che sia la nipote di un boss mafioso che ha fondato il suo impero nel Lazio. Un pezzo grosso, che maschera la sua attività criminosa dietro la produzione di vino scadente.

Le doverose premesse

Immaginate questa donna, interpretata da Toni Colette, giunta in Italia con il proposito di ricominciare, ritrovare se stessa, l’amore e seguire passo dopo passo le istruzioni di rinascita fornite da Mangia, prega, ama (cambiato all’occorrenza con “scopa”). Ha scoperto che il marito la tradisce. Non riesce a superare il fatto che il figlio sia grande e che debba andare al college. Sente che ha dato tutto agli altri e che nulla le è rimasto. Non ha una vera passione, non ha sogni, non ha obiettivi. Fortunatamente, il fato compone il suo numero di cellulare e una tranquilla madre di provincia diviene ben presto una straordinaria boss.

Non si tratta di per sé di una storia originale (anzi, è piuttosto prevedibile) ma è interessante come adoperino in modalità diverse un tema noto. In molti film americani, infatti, c’è una donna che, in seguito ad una delusione amorosa, decide di mollare tutto e andarsene, per splendere altrove. Lì, nel luogo prescelto, ovviamente, trova l’amore della sua vita e riscopre se stessa. Nel film in questione, la trama è pressocché questa ma ad un certo punto vira in tutt’altra direzione, concentrandosi sul processo di autodeterminazione di una donna in carriera.

Donne che non hanno bisogno di uomini

Ripeto, niente di nuovo. Eppure, si creano dei momenti interessanti. Anche il rapporto con Bianca (sempre lei, Monica Bellucci, che è un’attrice tanto incapace da non saper neppure doppiare se stessa) è stranamente sensuale, e sembra ammiccare ad una nuova produzione cinematografica che mira al women power e ad un’intesa ammiccante (quasi tendente al lesbismo) tra le controparti femminili. Mi ricorda, in forma assai più lieve, il film Babysitter di Monia Chokri, di cui ho scritto tempo addietro una recensione.

Questo cosa ci fa capire? Che si sta andando sempre più verso una narrazione al femminile, chiaramente, che esclude l’elemento maschile quando si verifica un processo di autoconservazione, autodeterminazione e riscoperta. Non ci sono, quindi, storie d’amore e romanticherie annesse nel finale, ma solo il motto “uomini, non ci servite”. Non ci servono neppure i padrini, perché abbiamo una madrina. Anzi, una mamma, che fa rinascere i vigneti, rende più efficiente il sistema sanitario nazionale, non si sporca le mani in attività a delinquere, fa arrestare tutti gli altri clan. Insomma, se la mafia fosse in mano alle donne, potremmo stare tutti più sereni. Peccato non poter dire lo stesso del governo.

Insomma, io ve lo consiglio vivamente, insieme ad una buona bottiglia di Chianti e, dopo, un bel rewatch della saga di Coppola. Tanto, lo trovate comodamente su Prime.

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Nasce nella provincia barese in quel del '94 con l'assoluta certezza di essere Batman. È in grado di vedere sette film al giorno e di finirsi una serie tv in tempi sovrumani. Peccato che abbia anche una vita sociale, altrimenti adesso sarebbe nel Guinness dei primati...