Il Superman di Christopher Reeve – A ritroso nella storia cinematografica di Kal-El – Speciale

Speciale Superman – La storia di Kal-El

Durante gli anni 70-80, la scena viene del tutto presa da Superman e dal suo meraviglioso Christopher Reeve, che col suo carisma e la sua eleganza, nonché prestanza fisica, è perfetto per impersonare l’Uomo d’acciaio, e lo farà per quattro film. Cosa saremmo stati senza Reeve?

Torniamo un po’ indietro nel tempo. Approfittiamo del fatto che ho un po’ di tempo libero e voglia di parlare di una cosa bella. Anzi, di due film belli e di due brutti, ma con un grande, anzi grandissimo, attore come Christopher Reeve. Mi va proprio di perdermi nel viale dei ricordi, iniziando con un film che ha avuto una grande importanza per il genere supereroistico. Perché senza Superman del regista Richard Donner chissà oggi dove saremmo.

Superman in carne ed ossa

Il film di Superman del 1978 è un’opera monumentale. Ilya e Alexander Salkind, insieme a Pierre Spengler, ottengono nel 1974 i diritti per un film sul padre di tutti i super e decidono di affidare la regia a Donner, che aveva girato poco prima Il presagio. Un horror, quindi, un genere sottovalutato e considerato di serie b che, proprio come quello supereroistico, si stava prendendo qualche rivincita in quegli anni. Donner è il primo ad avere l’intuizione che poi avrà Raimi, poi dopo ancora Nolan: il realismo, la verosimiglianza, la serietà, mettere fine alla faciloneria che aveva caratterizzato tutti i prodotti fino a quel momento. Pensiamo al Batman di Adam West. Sì, gli vogliamo bene, ma non era Batman!

E, a quel punto, se volevano girare un film su Superman, beh, doveva sembrarlo per davvero. La scelta, perciò, si rivelò ardua ma, dopo una serie di provini, si scelse Reeve, un ragazzino alto e magro che era stato inizialmente scartato, ma che era così colto, educato, posato che sembrava avesse qualcosa di Superman. E quando uno ha quella scintilla, quella vocazione, non ci vuole niente a rimediare al resto e perciò prese venti chili, si irrobustì e fu perfetto. La bravura di Reeve, poi, sta nel passare dal ruolo di Superman a quello di Clark con una maestria che ancora oggi lo rende insuperabile. Tanto che è piuttosto difficile, per chi ha visto i suoi film, fare un paragone con la nuova leva.

Realismo, spettacolarità visiva e budget

Il film, oltre ad essere realistico, punta alla grandiosità e non lesina sugli effetti speciali. Il realismo si mescola alla magia, nonché ai tanti riferimenti cristologici. Infatti, il cattivo Zod che viene cacciato da Krypton non può che essere una sorta di Satana, cacciato dal Paradiso terrestre. Il kolossal è un successo clamoroso che arriva ad incassare oltre trecento milioni e, per l’esoso budget, diviene il film più costoso mai realizzato fino ad allora.  Uno spartiacque cui la futura cinematografia supereroistica deve tutto sia perché per la prima volta ci troviamo di fronte ad un film concepito per essere un blockbuster, sia per l’ingente spesa, l’alto livello del cast e della regia. Si è data, inoltre, grande importanza alla scenografia, al trucco, tutti elementi che oggi sono fondamentali e che conferiscono un carattere spettacolare alla storia del supereroe.

Un sequel da capogiro

Nel 1980 toccò al secondo capitolo della saga, sequel dal nome Superman II del regista Richard Lester. Molto del film era già stato girato in contemporanea al primo perché la sceneggiatura era lunghissima (parliamo di quattrocento pagine) ed era quindi impossibile da girare in un solo film. Da qui la decisione di farlo in parallelo, senza sapere che sorte sarebbe capitata ad entrambi. Il primo Superman fu però così importante per il costo della produzione da generare tensioni interne, che spinsero la produzione a cacciare Donner e a rimpiazzarlo con Lester, anche se gran parte del film era fortunatamente già stata girata, appunto.

Interessante è che in questo film il supereroe non può innamorarsi, perché altrimenti si indebolirebbe. E, quindi, anche se Superman per amore di Lois rinuncia ai suoi poteri e sceglie una vita terrestre, sarà comunque costretto alla fine a rinunciare alla sua felicità. Il finale di questo secondo capitolo è amaro, perché sappiamo che il super non potrà mai trovare un equilibrio tra le sue due parti di sé, tra il dovere e quello che desidera davvero. Non è un caso che proprio questo sia il film preferito di Reeve e di tanti altri: ci parla in un modo inedito, senza fronzoli, con una complessità cui non si era ancora abituati all’epoca, e per giunta di temi che ci toccano ancora adesso nel profondo.

E poi, ahimè, arrivano Superman III e IV

Superman III, sempre di Richard Lester, uscirà nel 1983 e magari non fosse mai accaduto. Lester mette da parte il realismo dei due precedenti capitoli, torna allo stile commedia supereroistica di secondo livello, complice la sceneggiatura di David e Leslie Newman. L’atmosfera è molto simile a quella della serie televisiva del ’63 di Batman, eppure nonostante tutto è un successo, certamente grazie ai due prequel. I 39 milioni di dollari di budget vengono del tutto recuperati grazie ad un incasso di ottanta milioni.

Sul quarto capitolo del 1987, Superman IV: The Quest of Peace, peggio che andar di notte, come si suole dire. La vera perla di questo film è il suo protagonista, per il resto è una carnevalata, una farsa. Reeve decide di interpretare nuovamente Superman ma alla sola condizione di poter partecipare al soggetto.  E in questo marasma, in questa porcheria senza confini, c’è una bellissima nota contro il nucleare, proprio pensata dall’attore, che fa un attimo pensare che i film dovrebbero fare proprio questo: trasmettere un messaggio, far pensare, far ragionare. E Superman dimostra che questo lo si può fare perfino con un film di quart’ordine.

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Nasce nella provincia barese in quel del '94 con l'assoluta certezza di essere Batman. È in grado di vedere sette film al giorno e di finirsi una serie tv in tempi sovrumani. Peccato che abbia anche una vita sociale, altrimenti adesso sarebbe nel Guinness dei primati...