The Whale – Recensione – Darren Aronofsky

The Whale – Recensione

Darren Aronofsky torna dietro la macchina da presa e realizza The Whale, trasposizione dell’omonimo spettacolo teatrale di Samuel D. Hunter, che ha scritto anche la sceneggiatura dell’adattamento cinematografico. Nel cast compaiono Brendan Fraser e Sadie Sink.

Molto semplice ma di forte impatto

Questa pellicola è l’ennesima conferma che non è strettamente necessario raccontare una trama particolarmente complessa per fare un buon film. Con questo però non vogliamo dire che le trame complesse siano da evitare, sia chiaro.

Una sola location, pochi personaggi e molto spazio per l’approfondimento psicologico di ciascuno di essi.

In poco meno di due ore vengono affrontate diverse tematiche, tra cui obesità, religione, senso di colpa ed elaborazione del lutto. Tutte quante sono state esplorate con i giusti spazi e la giusta serietà. Alcune di esse, inoltre, in maniera piuttosto coraggiosa (quella religiosa in particolare).

 

Guarda ora una video-pillola sul film! CLICCA QUI!

Recitazione da Oscar

Come oramai si sa, l’Academy ha nominato la pellicola per tre premi Oscar, di cui due sono per membri del cast.

Uno di questi due, chiaramente, è l’interprete protagonista, ovvero Brendan Fraser (che quest’anno vedremo anche al fianco di Leonardo Di Caprio e Robert De Niro in Killers of the Flowrer Moon di Martin Scorsese).

L’altra nominata è Hong Chau (vista recentemente nel ruolo di Elsa in The Menu), interprete di Liz, l’infermiera di Charlie (il personaggio di Fraser). Anche lei ha saputo tirare fuori una prova attoriale davvero degna di nota, nonostante non fosse facile da interpretare. Nomination quindi più che meritata.

Molto valide anche le performance di Sadie Sink e Ty Simpkins. La prima ha avuto un ruolo molto simile a quello che le l’ha fatta conoscere a livello internazionale, ovvero Max in Stranger Things. In molti punti, infatti, sembra di avere davanti lo stesso personaggio. Sembra. Nonostante ciò, però, è riuscita comunque a fare un lavoro impressionante.

A differenza però di Max, Ellie (questo è il nome della ragazza che interpreta) ha un ruolo non sempre particolarmente positivo, in bilico tra cattiveria e bontà.

Discorso leggermente diverso per Simpkins. Non possiamo entrare troppo nel dettaglio perché altrimenti ci tocca spoilerare. Diciamo però che anche lui ha saputo fornire un’eccellente prova, dando vita ad un personaggio per lo più negativo, ma che riesce comunque a risultare parecchio interessante.

Il lato tecnico

Come già accennato, in questa pellicola è presente una sola location, poiché segue per intero le vicende di un personaggio che fondamentalmente da quell’ambientazione (casa sua) non riesce a muoversi.

C’è però un altro motivo per cui le vicende si ambientano soltanto nell’appartamento del protagonista, anche questo già accennato, ovvero che la pellicola non è altro che la trasposizione cinematografica di un’opera teatrale.
Di conseguenza la trama è portata avanti totalmente dai dialoghi, dalla recitazione.

In genere diventa molto difficile riuscire a mantenere viva l’attenzione degli spettatori solo con i dialoghi tra i vari personaggi, ma tra la sceneggiatura di Samuel D. Hunter e la bravura degli attori, l’obiettivo finale di non annoiare viene raggiunto.

Anzi, si tratta di un prodotto che presenta un ritmo davvero incredibile, poiché dura poco meno di due ore, ma sembrano molte, molte meno. Letteralmente tempo che vola.

Da sottolineare inoltre la bravura di Hunter nel creare dei dialoghi pieni di sottotetto, per nulla banali e davvero tanto profondi, come un saggio che più volte viene ripetuto durante il corso della storia.

Brendan Fraser fotografato assieme al regista, Darren Aronofsky

Il finale

No, non ci saranno spoiler in questo paragrafo nonostante il suo titolo. Sarebbe stupido rovinare un film del genere raccontando il finale in una recensione.
Lo facciamo però per dire che, per quanto sia bello e potente, forse è allo stesso tempo l’unico punto che poteva essere gestito un pochino meglio.

Nel senso, si tratta di un epilogo che non si mette molto a spiegare allo spettatore quello che sta succedendo e si chiude inoltre con un’inquadratura dove non sono presenti dialoghi, lasciando quasi al pubblico la possibilità di dare una piccola interpretazione personale.

Tutto questo crea una conclusione davvero tanto potente ed impatto, oltre ad essere notevolmente profonda. L’unica cosa che non ci ha convinto sono i tempi con cui viene gestito tutto, perché appare leggerissimamente affrettata.

Siamo però ben lontani dal renderla un brutto finale. Anzi, se i brutti finali fossero tutti così, allora la settima arte sarebbe composta solo da capolavori.

 

In conclusione

The Whale è un film molto semplice ma estremamente potente. Piuttosto coraggioso per alcune tematiche trattate, scritto in maniera magistrale e con dei personaggi approfonditi davvero bene e recitati ancora meglio. Brendan Fraser potrebbe davvero vincere l’Oscar con questa performance, cosa che si meriterebbe del tutto. Un avviso: portatevi in sala una bella scorta di fazzoletti, ne avrete parecchio bisogno.

Se vuoi rimanere aggiornato sulle ultime news e sulle ultime novità dello store, non dimenticare di seguirci su Instagram (Nerdream.it e  Nerdream Store), Facebook e Telegram!

Nato a Bologna nel 1996, si appassiona al cinema da bambino, quando capisce gli piacerebbe lavorare in quel campo. Più nello specifico come regista e sceneggiatore. Nel 2020 apre su Instagram un profilo che chiama "Recensisco Cose Audiovisive", con cui inizia a parlare di cinema e serie televisive con altre persone che condividono la sua passione.