Analisi di Starfield – Quando divertirsi diventa superficiale

Starfield analisi

Il 6 settembre è uscito Starfield e come era lecito aspettarsi, si sta portando dietro una grossa scia di clamore mediatico, che sia esso positivo o negativo, parliamone.

Con l’uscita di Starfield era lecito aspettarsi un certo clamore mediatico, positivo o negativo che sia. Da chi lo osanna come capolavoro e chi lo disprezza, criticando il gioco senza neanche averlo mai provato (almeno nella maggior parte dei casi), solo perché qualche strano personaggio del web ha deciso che il gioco è tutt’altro che un capolavoro, o semplicemente perché va di moda.

A partire da chi lo recensisce in venti, quaranta o anche cento ore di gioco. Vi dirò; dal primo settembre a oggi ho totalizzato più di sessanta ore di gioco e sono ancor lungi da poter dare anche una sola opinione parziale. Ciò che posso dire è che non è un gioco che si può recensire in poco tempo, ha bisogno di essere giocato a lungo, finire il gioco completamente e magari intraprende una seconda run in modo da poter attuare scelte differenti. Stiamo parlando di un videogioco di ruolo, quindi è lecito prepararsi su tutto ciò che ha da offrire, così da poter esprimere la propria opinione, poi magari dargli un voto.

Starfield
La bellezza di Starfield, immortalata in una fotografia scattata durante una delle mie lunghe partite.

Analisi di Starfield – Un universo quasi infinito

Starfield è gargantuesco, un gioco che punta all’impossibile, fornendo una mole di contenuti stratosferica che ti porta a trascorrere ore e ore all’interno dell’immaginario creato in maniera minuziosa da Bethesda (solo ieri sono rimasto attaccato allo schermo per circa una decina di ore, senza sosta). Per fare le cose in grande è normale portarsi dietro diverse imperfezioni che contraddistinguono un’opera così mastodontica, fattore che in molti non tengono minimamente in considerazione. Mi è capitato di leggere come l’esperienza di gioco venga smorzata dai caricamenti tra un pianeta e un altro e che la nave serve solo come HUB per i viaggi rapidi, in sostanza, a detta di quest’ultimi, la nave non serve a nulla. Quindi in molti volevano giustamente godersi “il viaggio” tra un pianeta e un altro come su No Man’s Sky, giusto? Ma nessuno ha pensato che i ragazzi di Bethesda, per cercare di creare un universo più realistico possibile, hanno giustamente usato i caricamenti per evitare di fare traversate spaziali che avrebbero impiegato giorni (reali). Non tenendo minimamente in considerazione i tanti possibili eventi casuali che possono capitare mentre sei nello spazio. Addirittura mi è capitato di leggere che i pianeti sono vuoti, quindi l’esplorazione spaziale è tutta una menzogna. Terrei a ricordarvi che gli sviluppatori stessi dichiararono l’intenzione di rendere alcuni pianeti deserti (che poi deserti non sono, presentano sempre delle attività da svolgere), in modo tale da creare, ancora una volta, qualcosa di realistico. In certi casi bisogna scendere a compromessi, come in ogni gioco esistente, e una volta capita questa variabile e aggiunta all’interno dell’equazione generale, probabilmente sapremo apprezzare un videogioco (o qualsiasi altra cosa che si presenta nella nostra vita quotidiana).

Il gioco ha dei difetti, evidenti, come l’Intelligenza Artificiale, un motore grafico ormai datato che si porta dietro tutti i suoi problemi (anche se un certo GOTY dello scorso anno campa con gli stessi asset e motore grafico di tutti gli altri suoi giochi, ma va bene lo stesso). Sembra che in tanti si siano soffermati solamente sui difetti che il gioco ha, ma non abbiano tenuto in considerazione l’enorme quantità di pregi che il gioco presenta. A partire da una direzione artistica davvero sorprendente; fermarsi a guardare i panorami dei pianeti, delle città e dello spazio regala emozioni indescrivibili, soprattutto per chi è amante dello spazio come me. Non si può non menzionare la cura per i dettagli di tutti gli oggetti nel gioco, delle città e dell’illuminazione creata appositamente per questo gioco. Graficamente parlando, Starfield è bellissimo da vedere e non è un gioco per PlayStation 3, come in tanti dicono. Ne ha tanti di pregi, un’infinità, forse per questo che la stragrande maggioranza della critica ha optato per la via più breve, descrivendo solo i suoi difetti.

Non accetto minimamente che giochi come Cyberpunk (Day One), per quanto io lo abbiamo amato, possano ricevere pioggia di dieci, poi si presenta Starfield e tutti a cercare il pelo nell’uovo. Torno a ripetere, di difetti ne ha, però sarebbe consueto avere un pizzico di coerenza, evitando magari di dire che “cyberpunk ha insegnato”, perché non funziona così.

La dura e cruda verità è che ci siamo scordati di come si gioca, di come ci si diverte. Siamo sempre li a criticare e detestare un gioco solo per partito preso (avete capito a cosa mi riferisco), quando in realtà dovremmo solo divertirci a giocare con ciò che ci offre questo medium di intrattenimento.

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Classe 2002, amante dei videogames (forse troppo) è cresciuto grazie a console passate dal fratello maggiore come delle antiche reliquie. Si perde spesso nella lettura di comics americani e manga dal dubbio gusto