Crysis Remastered Trilogy – Recensione – PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, PC, Nintendo Switch

Crysis Remastered Trilogy – Recensione

Il nome Crysis non vi sarà nuovo e non deve esserlo: la trilogia di Crytek è stata per lungo tempo famosa non solo per la sua indiscussa qualità, ma anche per l’antipatica nomea di “distruttrice di PC” dovuta alla pesantezza del primissimo capitolo, capace di far fumare gli apparati da gaming più modesti. Dopo 15 anni dalla prima interazione con il brand e dopo che, lo scorso anno, il primo Crysis aveva raggiunto le console di vecchia generazione, ci approcciamo in data 15 Ottobre 2021 alla Crysis Remastered Trilogy e decretiamo, quest’oggi, se i tre titoli valgono ancora la pena di essere giocati!

Crysis Remastered Trilogy – Recensione – La nanotuta più famosa al mondo.

Il primo Crysis uscì nell’ormai lontano 2007 presentandoci uno sparatutto in prima persona dove dovevamo vestire i panni di Prophet, soldato addestrato all’utilizzo di una nanotuta dai poteri particolarissimi, capace di conferirci forza e destrezza inimmaginabili senza di essa. Dopo un avvio di missione non proprio propizio, ci gettavamo a capofitto nell’esplorazione di un’isola che nascondeva oscuri misteri e che faceva da sfondo ad una storia di fantapolitica e fantascienza dai toni tutto sommato intriganti.

Il gameplay della produzione è rimasto pressoché invariato e, ai tempi correnti, soffre di alcune problematiche che il giorno dell’uscita originaria certamente non erano tenute da conto: l’IA nemica è sicuramente l’aspetto più debole, con ondate di avversari copiose ma mai insistenti, ben lontane dal venirvi a cercare dietro i semplici ripari offerti dall’ambiente di gioco.

La nanotuta, invece, risalta soprattutto in questo capitolo, dove l’ambiente aperto e la relativa libertà lasciata al videogiocatore permettono di compiere ampi balzi e scattare a piacimento, nonché di sfruttare le funzioni di protezione maggiorata e di invisibilità, quando le situazioni lo richiedono.

Una formula stabile, che ad oggi diverte, ma che certamente risulta “già vista” e sente un po’ il peso degli anni, soprattutto dopo titoli capaci di spezzare lo schema “ondata, riposo, ondata” consolidatosi due generazioni fa nel genere degli sparatutto.

Un taglio più registico invece lo assume Crysis 2, rilasciato nel 2011 e pronto a richiamare in causa Prophet per sventare la minaccia aliena che si affaccia su New York (che grande classico!): il gioco si “gonfia” dal punto di vista delle linee di dialogo, delle scene animate e dei file di lettura integrativi alla trama, diventando al tempo stesso però meno “cupo e misterioso” e decisamente più hollywoodiano.

La varietà dei nemici aumenta e la armi li seguono a ruota; il titolo assume maggiore profondità anche grazie ad un sistema di miglioramento del personaggio semplice da comprendere, difficile da usare ma bello da vedere poiché legato alle dita della tuta (dando quel sapore tech che tanto ci piace, insomma!).

Il setting newyorkese ci dà, infine, la possibilità di sfruttare maggiormente le coperture e conferisce più rilievo al gunplay stesso, accusando, tuttavia, anche qui il peso degli anni e cadendo in qualche piccola criticità tecnica legata a bug che probabilmente ci si porta dietro dal 2011.

Infine, Crysis 3 completa la collezione e prosegue la trama del secondo capitolo in modo più diretto, riportando Prophet a combattere contro nemici umani in combutta con gli alieni invasori visti nell’episodio precedente.

Dal punto di vista della conduzione narrativa non si hanno particolari cambiamenti, eccezion fatta per il gran numero di personaggi con cui interfacciarsi e che spesso saranno anche compagni di missione; di conseguenza, i dialoghi risultano migliorati e il contesto in cui ci ritroviamo è sempre valido, non originalissimo, ma gradevole da vivere.

Il gameplay non subisce particolari variazioni, anche se l’upgrade della nanotuta alla sua versione 3.0 la rende più veloce nel ricaricare scudi e occultamento, semplificando nettamente l’esperienza di gioco.

Tirando le somme sull’esperienza generale offerta dai tre capitoli, i Crysis restano grandi giochi da vivere in modo dinamico e ben consapevoli che questa operazione di Remastered va intesa, appunto, come un semplice “ritorno” del brand e non come uno svecchiamento: per tali ragioni, i titoli sentono il peso degli anni sia in termini di narrativa che in termini di gameplay, soprattutto al netto di alcune opere recenti che hanno “scosso” il mondo videoludico.

Crysis Remastered Trilogy – Recensione – Bello, ma stavolta non “letale”.

Una parentesi bella grossa va dedicata al comparto tecnico delle tre produzioni, vista la natura dei porting in versione rimasterizzata.

Innanzitutto, va precisato che il primo Crysis Remastered era già apparso su console e PC lo scorso anno e non aveva propriamente convinto la stampa specializzata, soprattutto a causa di una grossa mancanza di cura nei dettagli e nella resa generale. Le patch rilasciate nel corso del 2021 avevano sistemato nettamente la situazione, soprattutto su PC, e ovviamente queste patch sono incluse nella Remastered Trilogy e consentono al titolo principale di mostrarsi nella sua forma più smagliante.

Prima di procedere con la disanima, bisogna inoltre ricordare che non esiste una versione della Crysis Remastered Trilogy per next-gen, ma che è possibile comunque giocare i giochi su PlayStation 5 e Xbox Series X grazie alla versione PlayStation 4 e Xbox One.

Ho potuto testare il gioco proprio grazie a questa “compatibilità ampliata” sia su Xbox One S che su Xbox Series X.

Il primo Crysis mostra i muscoli con un upgrade che non solo è finalmente degno di essere definito tale, ma che risulta anche più fedele al prodotto originale, con texture e palette cromatiche in linea con la primissima versione dell’avventura rilasciata nel 2007.

All’avvio del primo episodio è possibile selezionare tre modalità: la Performance che fa girare il gioco a 1080p e 60 fps, la Quality a 1800p e 60 fps, e quella che implementa il ray-tracing scendendo a 1440p ma restando a 60 fps.

Sottolineiamo anche la possibilità di giocare in 4K, con poco meno di 60 fps.

Gli altri due capitoli restano invece fermi a dei preset grafici stabiliti dal team, almeno per il momento. L’unica personalizzazione è consentita in Crysis 3, dove è possibile scegliere se attivare o meno i riflessi in-game.

Crysis Remastered Trilogy – Recensione – Luci ed… ombre?

Il ray-traicing è assente nella maggior parte delle configurazioni, come ben sappiamo fin da prima del lancio, ma gli effetti di luce e i riflessi sono gradevolissimi da vedere ed il gioco non risente particolarmente di questa “assenza tecnica”. I dettagli sulle strade, sulle superfici e sui muri del mondo di gioco, in particolar modo in Crysis 2 e 3, sono un netto esempio della qualità e dell’attenzione che è stata riversata sulle produzioni.

Le ombre invece risultano carenti, restando limitate e limitanti come in origine sulla generazione madre del brand, e risultando statiche e prive di gradazioni particolari.

L’assenza delle versioni native next-gen, come detto in precedenza, ovviamente genera delle piccole limitazioni in termini di “spinta tecnica” e di possibilità, soprattutto su PS5, dove ovviamente è assente il supporto ai grilletti adattivi del Dualsense e all’audio 3D.

Il comparto sonoro, comunque, ci è parso più che buono per un prodotto che ha qualche annetto di età.

In conclusione, siamo dinnanzi ad un lavoro di rimasterizzazione che porta notevoli miglioramenti sia alle ovviamente limitate versioni originali che alla versione uscita lo scorso anno del primo Crysis, sebbene non faccia “gridare al miracolo”.

Si sarebbe potuto sicuramente intervenire in modo migliore su alcuni elementi, come la modifica dei poligoni e affini, ma il risultato finale genera una significativa stabilità del frame-rate e un colpo d’occhio che lascia soddisfatti, sebbene non sia minimamente all’altezza di quello che Crysis rappresentò ai tempi… e forse è questo, il problema.

Amante di videogiochi e libri fin dalla nascita, ha poi sviluppato una grande passione per tutto ciò che è nerd. Originaria della terra del bergamotto e del piccante, vanta radici nordiche niente male e ha una passione irrefrenabile per il mondo animale. Logorroica e amante delle discussioni costruttive, datele un argomento di conversazione a vostro rischio e pericolo!