Non conosci Papicha – Recensione – Mounia Meddour

Film rivelazione al Festival di Cannes e tutt’ora bandito in patria dal governo algerino, Non conosci Papicha (2019) è il primo lungometraggio della regista Mounia Meddour. Nerdream.it ha avuto il piacere di apprezzare l’edizione Home Video grazie a CG Entertainment.

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Non conosci Papicha – Recensione

Mounia Meddour, regista algerina naturalizzata francese, nel 2019 realizza il suo primo lungometraggio Non conosci Papicha, presentato in anteprima nella selezione Un Certain Regard al Festival di Cannes e vincitore del premio César 2020 come migliore opera prima.

La trama e l’ambientazione – Il “Decennio nero” algerino

Papicha” è un’espressione gergale algerina usata generalmente in modo dispregiativo per riferirsi a una  ragazza giovane e indipendente. Ed è davvero forte e indipendente lo spirito libero della protagonista di questo lungometraggio.

Nedjma (Lyna Khoudri) è una giovane studentessa di francese che sogna di diventare una stilista e, con il supporto delle sue amiche, realizza e confeziona abiti da vendere di nascosto nelle discoteche. Come le sue compagne, Nedjma ama esprimersi ed essere sé stessa senza sottostare a restrizioni ideologiche e religiose. Ma purtroppo la sua storia è ambientata in quello che è ricordato ancora oggi il “Decennio nero” dell’Algeria degli anni ’90 (iniziato con un colpo di stato militare da parte di guerriglieri jihadisti nel 1992).

Algeri, città universitaria in cui è ambientata la vicenda, diviene un microcosmo della società algerina di quegli anni, in cui si riflettono gli ostacoli, le paura, il desiderio di libertà e, paradossalmente, anche la gioia di vivere delle ragazze e dei ragazzi liberi dalle catene ideologiche dei fondamentalismi religiosi. Nedjma, nonostante le difficoltà, decide di organizzare una sfilata dei suoi abiti che diventerà il simbolo di una battaglia per la libertà.

Non conosci Papicha
Non conosci Papicha

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Temi sociali in Non conosci Papicha

Un futuro in Patria

Tra esplosioni e attacchi terroristici, nella città di Algeri il clima di paura è tangibile e crescente, ma non per questo Nadjma rinuncia al suo sogno. In una società governata dal fondamentalismo religioso in cui ci si aspetta che una donna chieda sostegno soltanto al padre, al marito o al fratello, la caparbietà con cui Nedjma vuole costruire la propria indipendenza risuona un azzardo e quasi un insulto per molti.

Ma la giovane – che in questo film diviene simbolo della resistenza algerina – non vuole espatriare, non vuole allontanarsi dalla sua famiglia per sperare di trovare fortuna altrove, neanche quando a proporglielo è il suo fidanzato Mehdi (Yasin Houicha). Difatti, per quanto i suoi propositi siano liberali, non riesce totalmente a divincolarsi da una mentalità patriarcale e vorrebbe legare a sé, tramite un vincolo matrimoniale, la vita della ragazza. A quel punto Nedjma, consapevole che perderà l’amore del giovane Mehdi, senza disperarsi mette al primo posto la sua vita e le sue aspirazioni. A questo punto, nel suo piccolo Nedjma prende attivamente parte alla lotta per il cambiamento del suo Paese.

Non c’è bisogno di andare via per costruire, io sto bene qui. Voglio restare. Non è facile lo so. Bisogna lottare.” (Nedjma)

Non conosci Papicha
Imposizione e propaganda dell’hijab

Il corpo nascosto

Nella città di Nedjma l’imposizione dell’hijab come unico abbigliamento consono al corpo femminile è promosso in modo massiccio, non solo tramite volantinaggio e manifesti affissi alle pareti, ma anche con l’attivismo radicale da parte di gruppi di donne jihadiste, la cui risolutezza nel promuovere politiche che opprimono la loro stessa libertà è spiazzante e terrificante.

“Sorella, la tua immagine ci sta a cuore. Curala, altrimenti lo faremo noi.” (Descrizione sui manifesti della propaganda fondamentalista)

Il sogno di Papicha, un simbolo di Resistenza al fanatismo religioso

Non è stato un caso che la regista Meddour abbia scelto come tema portante del film l’aspirazione di Nedjma a diventare una stilista. Per quanto possa sembrare un soggetto adolescenziale, i vestiti disegnati dalla giovane, i tessuti sinuosamente modellati sui corpi femminili divengono simbolo di resistenza al fanatismo religioso.

Nedjma lotta quotidianamente per la sua libertà di espressione e per liberare il corpo femminile da una ideologia che lo vorrebbe nascosto e che riterrebbe inopportuno una sua “impudica esposizione” allo sguardo maschile. A tal proposito, un individuo cresciuto in una cultura sessista e maschilista, la normalità è quella di pensare che la libertà di vestiario delle donne legittimi sia gli sguardi indiscreti sia le violenze da parte degli uomini. Ma questa mentalità non danneggia soltanto le donne, il cui corpo viene sessualmente oggettivato; presuppone anche una bestializzazione dell’uomo, che non riesce a trattenere i propri istinti e deve necessariamente dare sfogo alla propria animalità.

[La mia riflessione non ha un intento islamofobico, non promuove la nudità femminile né priva le donne musulmane dal diritto di indossare l’hijab, ma ha lo scopo di criticare il fondamentalismo religioso, la mentalità maschilista e sessista.]
Non conosci Papicha
Non conosci Papicha

Un film di resistenza e di libertà

Non conosci Papicha è un film tutto al femminile che racconta come il sogno di una giovane ragazza diviene una rivoluzionaria resistenza al fanatismo religioso. La lotta di Nedjma rende questo film un emblema della resistenza alle dittature del XXI secolo, una resistenza scritta, raccontata e interpretata da talentuose giovani donne.

La versione Home Video di CG Entertainment 

Formato DVD Video: 16/9 2.35:1

Durata: 105′

Audio: Dolby Digital 5.1-2.0 | Italiano
Dolby Digital 5.1-2.0 | Originale

Sottotitoli: Italiano
Italiano n/d

Leccese di origine, studia Antropologia all’Università di Bologna. Amante della buona musica e ottima osservatrice, crede fermamente che dal dialogo e dal confronto possano nascere grandi idee e sagge intuizioni. “Se puoi vedere guarda, se puoi guardare osserva”: è questo il pensiero che più la rispecchia, e per tale ragione trova nel cinema una splendida finestra attraverso cui conoscere e indagare l’uomo e il mondo.