Catherine: Full Body – Recensione – PS4

Catherine: Full Body – recensione di Valentina “AkemiMas” Malara

Catherine: Full Body è la versione più “corposa”, come il titolo stesso ci tende a ricordare, di una storia già narrata qualche anno fa: l’intrigo amoroso con tinte infernali di Atlus torna su PlayStation 4 con un nuovo personaggio pronto a stravolgere ancora di più la vita di Vincent, “sfortunato” protagonista della vicenda. Rilasciato il 3 Settembre 2019, il titolo vuole far parlare di sé esattamente come fece nel lontano 2011… Ci sarà riuscito? Ma soprattutto, se ne parlerà bene? Scopritelo con noi!

 

Catherine: Full Body – Un vino più corposo di allora.

Vincent è un trentaduenne con gravi problemi in materia di impegni relazionali: fidanzato da ormai cinque anni con Katherine, il nostro protagonista vive una vita fatta di bevute con gli amici, colazioni con la fidanzata ed un lavoro nuovo che non ha ancora imparato a gestire correttamente. Ben presto, la sua già instabile routine verrà spezzata dal desiderio della sua ragazza storica di “fare un passo in più”, nonché dalla comparsa di un’avvenente fanciulla, Catherine, che incarna il suo ideale di donna e che ben presto riuscirà ad intrufolarsi nella sua testa… E nel suo letto. Se tutto ciò non bastasse, Vincent comincerà a fare una serie di incubi in cui è costretto a scalare delle torri sempre più complesse e se dovesse fallire e cadere… La pena è la morte.

Questo è il filone narrativo principale di Catherine: Full Body, che resta fedele a quanto visto ben otto anni fa. Qualche scena viene modificata, qualche personaggio secondario, appartenente alla cerchia di amici di Vincent, esprime maggiormente il suo potenziale, ma per il resto il gioco resta tale e quale a quanto visto nel capitolo originale. L’unica, vera novità della produzione è l’entrata in scena di Rin, una ragazza inseguita da uno stalker che Vincent salverà e che gli girerà attorno durante il corso delle ore di gioco.

Avremo quindi ben tre relazioni diverse questa volta, con Katherine atta ad incarnare la fedeltà e il futuro di coppia, Catherine che ci spingerà verso trasgressione, desiderio ed evasione, e Rin a sostenerci in quanto “persone” e non come “partner”, pronta ad accettarci in ogni sfaccettatura della nostra personalità. Sebbene il nuovo personaggio non risulti scritto male e risulti piacevole interagire con esso, dobbiamo ammettere che la presenza di una “terza ragazza” va a minare quel delicato e raro equilibrio che il gioco base proponeva: Rin è un effetto collaterale della Full Body, un personaggio che può essere ignorato e con cui le interazioni possono addirittura scomparire, se non si presta attenzione; inoltre, la fanciulla risulta più “piatta” delle sue rivali, con un impatto caratteriale minore e a volte anche fastidioso. Lodevoli alcune sfaccettature della sua personalità, atta ad incarnare dei messaggi positivi rivolti al giocatore, ma per il resto Rin resta un’aggiunta quasi superflua e forzata che, onestamente, non percepiamo come necessaria.

Ci teniamo a spendere qualche parola anche in merito “all’insistenza degli sviluppatori” su di una determinata ragazza. Catherine è sempre stato un gioco improntato sulle scelte morali del giocatore e le due fanciulle dell’interazione originale sono agli antipodi l’una dell’altra, con una evidente scelta “moralmente giusta” ed una “moralmente sbagliata”; in Full Body, Atlus non si è limitata a suggerirci il percorso ideale, ma quasi ad imporcelo con un pressing visivo e “telefonico” fin troppo imponente. Se davvero il giocatore può scegliere, lasciategli qualche dubbio, team di sviluppo. Che bellezza c’è nel costruire un percorso personale se mi ricordate costantemente che sto “sbagliando strada”?

In aggiunta a quanto detto fino ad ora, segnaliamo anche una lieve discrepanza tra il sistema di scelte e il filone narrativo principale dell’avventura: la storia di Catherine è già scritta e verrà influenzata solo parzialmente da alcune “risposte” che Vincent si premurerà di dare; in seguito alla somma di quanto dichiarato fino a raggiungere l’ending phase del gioco, il finale potrà costruirsi su ben quattro varianti per ogni fanciulla, portando spesso i giocatori ad ottenere risultati diversi pur avendo seguito lo stesso “percorso morale”. Tuttavia, la trama sembra a volte contraddire quanto il giocatore sta effettivamente mettendo in atto tramite le sue scelte e se questo poteva essere tollerabile nel lontano 2011, gli otto anni trascorsi fino alla Full Body e i giochi con sistemi analoghi di scelta usciti fino a questo momento, avrebbero potuto essere di ispirazione per dei miglioramenti sensibili in materia, che non si sono concretizzati.

Nonostante le critiche mosse, Catherine: Full Body offre una storia piacevole, dei personaggi pittoreschi in pieno stile giapponese e dei messaggi importanti sulla società, sulla vita di coppia e sul percorso di ciascun individuo verso la crescita e la maturazione. Raccomandiamo caldamente di vivere l’esperienza, perché non è tutto così scontato come potrebbe sembrare e uno degli elementi cardine della produzione è rimasto invariato nonostante gli anni trascorsi: per quanto moralmente discutibili possano essere alcune scelte, gli individui devono esprimersi in quanto tali, andando contro canoni e regole sociali che non sentono proprie. E pagandone le conseguenze.

Catherine: Full Body – Il tuo peggiore incubo.

Dopo aver speso più di qualche parola in merito alla narrativa e alle scelte in-game, passiamo a descrivere quella che è la vera e propria formula ludica di Catherine: Full Body. Il gioco può essere nettamente separato in due fasi distinte: la fase diurna-serale e quella notturna.

Durante la prima fase, Vincent si troverà allo Stray Sheep, il bar che funge da “tana” personale del protagonista e delle sue conoscenze. Seduti al tavolo con i tre compagni di avventure di sempre, potremo ascoltare quanto hanno da dire sulle nostre vicissitudini e ordinare da bere ben quattro tipologie di alcolici, scoprendo informazioni su di essi ogni qualvolta il bicchiere si svuoterà; tuttavia, lo Stray Sheep è un locale abbastanza ampio e ricco di personaggi pittoreschi, ognuno con una storia ed un segreto che potrebbe essere davvero molto simile al nostro. Sarà quindi importante parlare con loro e le risposte che sapremo dare per ogni situazione di quello sconosciuto X o Y potrebbero essere determinanti in … altre sezioni di gioco, per così dire. Tra una chiacchiera e l’altra, Vincent potrebbe ricevere un messaggio da una delle sue tante pretendenti e le risposte che daremo, unite allo stesso atto di rispondere o meno, influenzeranno i nostri livelli di “bontà” e “malvagità”. Nel bar, Vincent potrà anche cambiare canzone sul Jukebox, scegliendo tra i brani del Catherine originale, quelli della Full Body e qualche chicca importata da Persona 5, di cui segnaliamo alcuni easter egg sparsi durante l’avventura; anche un cabinato denominato “Raperonzolo” potrà fungere da intrattenimento, e vi troveremo installato un gioco molto simile alla prova mortale che il nostro protagonista dovrà affrontare ogni notte!

Eh già, la notte… Prima o poi Vincent dovrà fare ritorno a casa e sarà lì che il gioco vero e proprio avrà inizio.

L’incubo è caratterizzato normalmente da tre fasi di scalata, due standard e una con un “boss inseguitore”. Ritrovatosi ai piedi della lunga sfilza di cubi da scalare, Vincent dovrà spostarli in avanti, indietro o lateralmente per proseguire. I primi stage non risultano particolarmente impegnativi, ma con il proseguire della storia verranno introdotte tipologie di cubi sempre diverse, come i “cubi-bomba”, i “cubi-ghiaccio” e un’altra marea di insidie che non vogliamo svelarvi; inoltre, come se le combinazioni da eseguire non fossero già abbastanza complesse, potreste ritrovarvi con altri scalatori o nemici di vario tipo a sbarrarvi la strada e a quel punto la scelta sarà intuitiva quanto difficile da mettere in pratica: o li spingiamo di sotto noi, o lo faranno loro. Crudele eh? Ma non è finita qui: poc’anzi vi ho infatti detto che Vincent sarà inseguito da qualcosa, nella terza fase delle scalate, e quella “cosa” sarà uno dei suoi peggiori incubi. Sommando le difficoltà insite nello spostamento dei cubi alla presenza di nemici durante la scalata e mettendo come ciliegina un gigante furioso ad inseguirci nell’ultimo step, potrete intuire che la fase notturna di Catherine non è esattamente una passeggiata di salute.
Tra una scalata e l’altra, Vincent si troverà in una sorta di sala d’attesa dove salvare e parlare con le pecore che lo circondano. E sì, ho detto pecore. Nell’incubo, i malcapitati si trasformano in pecore agli occhi dei loro compagni di sventura e ognuna di loro avrà qualcosa da raccontarvi o qualche tecnica particolare da insegnarvi. Infine, una volta riposatici un po’, dovremo entrare in un confessionale dove un’entità malefica e fastidiosa, apparentemente a conoscenza di parecchie sfaccettature della nostra vita, ci porrà di volta in volta una domanda atta a determinare la nostra moralità e che influenzerà lo svolgersi del gioco e il finale che otterremo.

Quanto descritto fino ad ora è quello che compone anche l’avventura base di otto anni fa, ma ci sono novità sotto al fronte del gameplay in questa riedizione?
Rin è l’unico vero punto di rottura rispetto alla formula base, con un’entrata in scena che non prevede solo risvolti di trama, ma anche ripercussioni sulle fasi notturne: la fanciulla suonerà infatti il pianoforte per Vincent, rallentando la caduta dei blocchi o l’avanzata del boss di turno e salvandoci spesso da morte certa. La sua introduzione semplifica lievemente l’esperienza, senza tuttavia snaturarla.

Per il resto segnaliamo una modalità multiplayer, approcciabile sia online che in locale, davvero divertente e ben costruita e di cui si sentiva l’esigenza già all’epoca dell’uscita del prodotto base, quindi brava Atlus per averci ascoltati!

L’anima ludica di Catherine: Full Body è ben bilanciata e appagante, capace di regalare ore di divertimento e impegno alternate tra fasi “da bar” e scalate per la sopravvivenza. Tuttavia, sappiate che la natura principalmente narrativa del gioco è confermata anche dalla costruzione stessa del gameplay e dalla presenza di una modalità “Safety” che esclude totalmente le sezioni in-game per lasciarvi spazio di manovra solo in ambito di scelte e conversazioni. Catherine vuole raccontare una storia, questo è chiaro, ma non si dimentica di sfidare il giocatore e di offrire delle sezioni puzzle-platform degne di nota. Insomma, era necessario sviluppare le scalate? No. È un bene che lo abbiano fatto? Dannatamente sì.

Catherine: Full Body – Sexy e avvenente, come è sempre stato.

Graficamente il gioco è rimasto quasi invariato rispetto alla scorsa generazione, con un’operazione di pulizia senz’altro evidente ma non invasiva. Le scene nuove, animate e costruite ad hoc per l’occasione, mostrano una fluidità leggermente più alta rispetto a quelle del titolo base, ma solo un giocatore davvero pignolo ci farà casa.

Per il resto, i colori sono vividi, il design dei personaggi è come sempre estremamente convincente e il level design, sia in senso funzionale che estetico, lascia davvero a bocca aperta. Una nota amara è senza dubbio la telecamera che, oggi come allora, decide a volte di andarsene per fatti suoi e complicarci la già difficile strada verso la salvezza.

La colonna sonora è orecchiabile, il tema principale e alcuni brani specifici entrano in testa di prepotenza sia nella loro versione classica che in quella ri-arrangiata per la Full Body; il doppiaggio inglese è ben fatto, l’interpretazione delle battute è convincente e la localizzazione italiana ha ben poco da invidiare al copione originale: unici difetti, se vogliamo considerarli tali, la modifica e “ammorbidimento” di alcune frasi che risultavano un po’ troppo “spinte”, a detta degli sviluppatori. Catherine è un gioco per maggiorenni che non si può esattamente ritenere politicamente corretto: si sentiva davvero il bisogno di castrarlo nel linguaggio, anche se in minima parte?

Catherine: Full Body – Esigente e complesso, ma forse più “buono”.

Un primo approccio al titolo potrebbe risultare spiazzante per alcuni di voi in termini di difficoltà: Catherine non è mai stato un gioco particolarmente permissivo e soprattutto negli stage finali il titolo risulta a volte sleale e sgarbato nei nostri confronti, pronto a metterci d’innanzi ogni tipo di diavoleria per rallentarci.

Tuttavia, credo sia necessario evidenziare come questa Full Body sia stata leggermente ammorbidita, o almeno è la sensazione che ho ricevuto da fruitrice del gioco originale; la presenza di Rin, manna dal cielo in alcune situazioni, e qualche oggetto semplificativo di troppo durante le scalate, hanno snellito l’impegno da impiegare per raggiungere i titoli di coda e le notti passate su un singolo livello sono ormai storia passata. Certamente il gioco continua ad essere difficoltoso, soprattutto per chi non è particolarmente portato nei puzzle-platform, ma questa edizione chiude un occhio su qualche errore del giocatore e diventa infernale solo alle difficoltà più elevate.

La longevità è un fattore calcolabile in base a quanta fatica farete durante le scalate e quanto vi tratterrete a parlare all’interno dello Stray Sheep: a difficoltà Normale e cercando di interagire con tutti, Catherine: Full Body vi terrà impegnati per circa 12-14 ore di gioco; la presenza di finali multipli (come abbiamo detto, ben 4 per ogni ragazza) e di più livelli di difficoltà potranno garantire una rigiocabilità elevatissima, senza dimenticarci della modalità coop!
Insomma, è un acquisto “corposo” non solo a livello qualitativo ma anche in senso quantitativo, e su questo ci sono pochi dubbi.

 

Amante di videogiochi e libri fin dalla nascita, ha poi sviluppato una grande passione per tutto ciò che è nerd. Originaria della terra del bergamotto e del piccante, vanta radici nordiche niente male e ha una passione irrefrenabile per il mondo animale. Logorroica e amante delle discussioni costruttive, datele un argomento di conversazione a vostro rischio e pericolo!