Recensione – GameSir G3w Wired – PC Windows, Android, Playstation 3

Unboxing e recensione del controller GameSir G3w Wired compatibile con piattaforme PC Windows, Android e Playstation 3

I saldi di Steam sono spesso devastanti per il portafogli, ma come sempre devo ringraziare il grande Gabe perchè è solo grazie alle sue campagne di offerte vantaggiose che un mio amico è stato istigato alla ricerca di un joypad per giocare a DMC Devil May Cry spronando quindi anche me nell’aiutarlo a cercare un buon joypad ad un ottimo prezzo.

Su PC ho sempre prediletto la compatibilità del pad senza andare a impelagarmi troppo in ricerche ossessive i pad XBOX sono stati sempre la mie scelta, fino a quella più recente della versione Elite, costosa, ma valida. Non è questo il caso del GameSir G3w che si è rivelato un eccellente compromesso qualità/prezzo.

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Andiamo a scartare!
La confezione non brilla di certo per qualità. Ci ritroviamo tra le mani una scatola in cartoncino così sottile da poterla quasi strappare starnutendoci sopra e il colore sembra addirittura sbiadito, ma un bel “chi se ne frega” è stato il mio primo parere: quello che conta è il contenuto. Vi ricordo che non stiamo parlando di un joypad di alta manifattura pensato per gli E-Sport, quindi non aspettatevi una custodia personalizzata che vi illuminerà il viso una volta aperta e magari anche corredata da levette e croci digitali intercambiabili da assemblare come un’arma da fuoco con un sottofondo hard rock.

Oltre al pad, troveremo all’interno della confezione un cavetto adattatore USB per la connessione al PC, l’imbragatura per l’alloggiamento dello smartphone e un fogliettino di istruzioni sommarie. Nei limiti del possibile prediligo sempre le periferiche con cavo dato che provo un odio viscerale per quel lag o microlag, tipica della maggior parte delle periferiche wireless, e se stiamo giocando un soulslike che tende ad essere nativamente laggoso a causa delle animazioni, questo effetto risulta ancor più sgradevole. Devo comunque dire, per dovere di cronaca, che questo joypad esiste anche in versione wireless, dotata di Bluetooth e batteria ricaricabile. Quindi se avete così tanta voglia di darvi un tono nerd facendovi notare con uno smartphone montato su un controller mentre state su un mezzo pubblico o ai giardinetti, o più semplicemente odiate i cavi vaganti, l’opzione wireless è l’unica da vagliare.

Qui però stiamo parlando della versione wired, quindi bisogna anche parlare della limitazione dell’attacco micro USB per smartphone/tablet. Se quindi non ho avuto problemi a connetterlo al mio storico Galaxy Tab S 10.5 e darmi alla pazza gioia con The Secret of Mana, ci sono rimasto un po’ male quando mi sono reso conto che il mio LG G5 è incompatibile col cavetto, ma non ho di sicuro acquistato un controller per il telefono.

Quello che non ho mai avuto su PC è stato un joypad con funzioni built-in di autofire da utilizzare in tutti quei giochi che non dispongono di tale funzione via software per limitare un po’ il fastidio che provo al polso quando mi tocca premere a ripetizione i tasti come un scoppiato. Per alcuni è considerato cheating, per altri no, a me interessa giusto semplificarmi la vita e prolungare quella del pad evitando troppi stress.

Va bene so cosa state pensando: che il joypad è di manifattura cinese e perciò la qualità inferiore giustifica il prezzo così basso ed è destinato a rompersi in meno di un mese. Sbagliato! Io stesso sono stato smentito una volta impugnato il joypad e ritrovandomi in mano una periferica incredibilmente solida e molto ergonomica. Dimensione e disposizione di tasti e levette sono circa identici a quelle di un DualShock, tuttavia le due analogiche sono vicine al pad digitale ed ai tasti di qualche millimetro, rendendo più agile lo spostamento dei pollici tra tasti da premere per controllo direzione o telecamera. La connessione al PC avviene su porta USB tramite l’utilizzo del già citato cavetto compreso nella confezione e Windows riconoscerà assolutamente senza problemi il pad come un controller XBox compatibile e pronto all’uso immediato.

Quella che può essere una pecca è l’assenza di tasti aggiuntivi come per esempio ulteriori trigger aggiuntivi posti sul retro, ma contrariamente alla maggior parte di questi pad, possiede funzionalità di autofire che è possibile bindare/clearare su tasti singoli agendo direttamente tramite gli appositi pulsanti sul pad, tenendoci così liberi da un ipotetico vincolo alle classiche interfacce di configurazione da utilizzare su PC.

Dotato di retroilluminazione, il colore luttuoso del GameSir G3w Wired si trasforma in una moltitudine di colori allegri e vivaci, con un tocco di rosso alla base dei pomelli delle levette analogiche. La MCU a 32bit consente una immediata risposta alla pressione dei comandi sia su PC che su sistemi Android (purchè disponga di funzionità OTG), i tasti RB/R1 e LB/L1 sono molto morbidi contrariamente alla filosofia click-clack dei cosiddetti pad che si professano di elite, e la corsa analogica di RT/R2 e LT/L2 ha la stessa sensazione di un DualShock 4 e tra l’altro con risposta rapida alla pressione. Morbido e per niente legnoso il digitale potrebbe rivelarsi però un’arma a doppio taglio per alcuni giochi; i pulsanti XYBA invece rispondono perfettamente senza incastrarsi nell’alloggiamento, ma purtroppo non posso elogiare i tasti R3/L3 che richiedono un pelo più di forza per rilevare la pressione a differenza di qualsiasi altro pad ufficiale per console. Ottima la vibrazione rivelandosi addirittura anche un pelo meno fastidiosa rispetto gli standard, ma non è possibile modificare in nessun modo l’intensità tramite hardware o software.

L’alloggiamento per smartphone, in grado di reggere display compresi in un range di 3.5″ e 6″, dispone di una presa così solida che dovrete quasi fare un po’ di fatica nel tirare il fermo telescopico per incastrarci il telefono e tramite delle rotelle laterali possiamo bloccare l’angolo di inclinazione. La presa dell’imbragatura è molto solida e stretta riducendo così il rischio che il telefono scivoli via quasi a zero.

Ma basta con le teoria e parliamo di qualche prova su campo e stress-test.

Dark Souls 3 (PC)
La corsa delle levette analogiche è più simile a quella di un pad Playstation che Microsoft, quindi se parliamo di un passaggio da pad XBox, vi servirà qualche minuto per abituarvi alla migliore risposta delle direzioni. Il tasto R1 morbido risponde molto meglio rispetto quelli legnosi e vi renderà la vita facile in quelle rare finestre d’opportunità in cui potrete effettuare degli attacchi a catena. Il prezzo da pagare è la pressione più tosta della levetta analogica per eseguire un lock-on sul target, ma è un problema veniale se siete degli abituè e dopo un paio di schermaglie sarete già padroni della situazione.

Bayonetta (PC)
Eseguire i climax grazie all’autofire vale tutti i soldi spesi. Niente più cambio di presa e utilizzo dell’indice per aumentare il numero di pressioni al secondo e quando vi toccherà usare la levetta analogica invece, rimarrete sorpresi di come la rotazione, grazie anche alla corsa breve, risponderà perfettamente ai comandi. L’unica cosa un po’ sgradevole è magari dover levare il bind ai tasti che vi servono per effettuare le combo di calci e pugni ma si parla di rare occasioni dato che la maggior parte dei Climax avviene tramite la pressione del tasto legato alle armi da fuoco che non fa differenza tra pressione e autofuoco.

The Secret of Mana (Android)
Quello che ho trovato un po’ incoerente è il tasto di messa in pausa che sembra avere qualche difficoltà a mantenere una certa coerenza tra Select e Start. Ma tralasciando questa confusione, potrete godervi tranquillamente questo piccolo capolavoro della fu Squaresoft (oggi Square-Enix) utilizzando la levetta analogica per lo spostamento a 8 direzioni e facendosi beffe della input lag.

Dodonpachi Resurrection (PC)
Genere bullet hell di mamma Cave, ormai diventata difficilmente eguagliabile nel concepimento di meccaniche, score system e ambientazioni sci-fi e fantasy. Lo spostamento di precisione è tutto e il digitale si comporta egregiamente rivelandosi estremamente preciso e rispondendo prontamente ai singoli tap per gli spostamenti millimetrici dai proiettili.

Mortal Kombat XL (PC)
Per un picchiaduro precisione e risposta sono tutto, anche ai fini della vita del pad dato che per antonomasia è il pupazzo antistress del giocatore frustrato. Mortal Kombat è senza dubbio uno dei migliori giudici, grazie ai suoi requisiti severi di velocità nell’esecuzione combo basati quasi esclusivamente su juggle, ma devo dire che in questo caso avrei preferito una crocetta digitale un pelo più dura e dalla corsa breve. In questo caso forse un joypad originale Sony è molto più adatto allo scopo, facendo del GameSir 3S un cliente migliore per giochi tipo Street Fighter la cui pressione morbida rende più agile l’esecuzione di quarti di cerchio e mezzi cerchi.

Sono rimasto piacevolmente sorpreso di ritrovarmi per le mani un ottimo joypad, qualitativamente pari a un controller Xbox 360 con qualche funzione in più e senza quei classici difetti tipici dei joypad compatibili come tasti che si incastrano, pressioni non rilevate o analogici tarati alla carlona. Il marchio Made in China potrebbe non essere il sigillo di garanzia ma fermiamoci un attimo a riflettere quanti prodotti di cosiddetta qualità sono effettivamente costruiti o assemblati in Cina. Bisogna iniziare a concepire l’esistenza di manifattura cinese di qualità e il GameSir G3w ne è un ottimo esempio.

Marco "Kakashina" Alastor ha il suo primo frontale col cabinet di "Roc'n Rope" ala tenera età di cinque anni e da allora ne investito altri trenta a distruggere gran parte del suo fegato grazie all'hardcore gaming e gli MMO. Laureato in lingue straniere, quando non sta usando lo sfigmomanometro, sfoga la sua rabbia e frustrazione divertendosi a criticare pesantemente traduzioni e doppiaggi in italiano di videogiochi, serie tv, anime e manga. Se lo chiamano il "Torquemada delle traduzioni", ci sarà pure un motivo... - CANALE YOUTUBE - CANALE TWITCH - GOOGLE PLUS