I want you back e l’accettazione della fine

I want you back – Recensione – Jason Orley – Nerdream.it

A volte passiamo il tempo con persone con cui non siamo compatibili. Magari vogliamo loro bene o, addirittura, le amiamo, ma c’è qualcosa che non va. Quando parliamo non ci capiscono o, quando lo fanno loro, ci annoiamo. Non è facile trovarsi bene con qualcuno, sentirsi in sintonia.

I want you back è un film che spiega efficacemente un punto nodale delle relazioni e cioè che spesso finiamo con l’accontentarci, con l’abituarci al partner e non ci poniamo neppure il problema che forse-forse non è proprio la persona più adatta a noi. Eppure, visto che passa il tempo e più o meno ci si trova, si fanno progetti, si programmano viaggi, si sogna. Finché non è proprio il partner a capire che tra di voi non va. C’è qualcosa che manca e che ha ritrovato in un’altra persona.

La secchiata di acqua gelida

Possiamo solo immaginare cosa debbano aver provato Emma (Jenny Slate) e Peter (Charlie Day) quando sono stati lasciati in tronco dai reciproci fidanzati ed entrambi, come se non bastasse, per altre due persone, considerate più serie, con la testa sulle spalle, pronte a mettere su famiglia o, al contrario, più sciolte, aperte a nuove esperienze. La vita vuole che i due lavorino insieme e decidano di aiutarsi, facendo ognuno lasciare la fidanzata/o dell’uno/a con la nuova metà. Il piano va a gonfie vele e ognuno diventa amico della parte contesa e ordisce nell’ombra di mettere zizzania nelle nuove coppie.

Eppure, una cosa tira l’altra. Emma e Peter si parlano, si dicono tutto, senza nascondersi niente, senza temere il giudizio altrui. Fanno tante cose insieme per sentirsi meglio, che sia un gelato oppure qualche canzone cantata da ubriachi in un karaoke. Piangono, senza vergognarsi, e alla fine finiscono con l’innamorarsi, senza capirlo subito, mentre la trama del film continua a procedere e ogni nodo giunge al pettine, scombinando qualche piano. Si sa che, alle volte, siamo lenti nel comprendere che ci capita e, specie in questo momento storico, non abbiamo sempre un buon rapporto con le nostre emozioni.

Perciò, può capitare di non capirlo subito che, se vogliamo passare tutto il nostro tempo con una persona, se è a lei che pensiamo prima di tutti gli altri, se ci dispiace quando è triste o quando è impegnata, qualcosa bolle in pentola. Come fare, però, se alla fine la persona che capiamo di amare non sembra provare lo stesso? Non c’è mai un po’ di tranquillità nella nostra vita? No, pare di no. Come ha efficacemente detto un mio caro amico (che certamente leggerà questa recensione) “si sta tranquilli solo quando si è morti”. Ma quando si è vivi, non si può stare tranquilli. Non si deve. Altrimenti, che vita è?

Il fuoco lento e la mascherina dell’ossigeno

Nel film, si danno due definizioni dell’amore: la prima è che cresca come un fuoco lento. Non è un terremoto, un fulmine, una sassata (che è quella che tutti vorremmo dare a qualcuno), ma qualcosa che nasce, si evolve e, poi, infiamma. Ci brucia dalle fondamenta. E, poi, chi ci ama, è colui che sull’aereo, quando calano le maschere dell’ossigeno, pensa prima a farti indossare la mascherina e poi pensa alla sua. Si preoccupa prima di tutto del tuo benessere e, poi, solo poi, del suo. Sono due nodi nevralgici dell’amore, ne sono pienamente certa.

Eppure, quando arriva l’amor? Nel momento in cui ci accettiamo per quello che siamo, ci vogliamo bene, decidiamo di puntare su di noi e su quello che amiamo fare. Ecco il segreto. Perciò, quando vi va di vedere un bel film, che vi risollevi un po’ (specie dopo una rottura), che vi faccia un po’ distrarre e riflettere su quello che vi sta capitando nella vita, io vi consiglio I want you back (2022) di Jason Orley. Lo trovate su Prime. 

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Nasce nella provincia barese in quel del '94 con l'assoluta certezza di essere Batman. È in grado di vedere sette film al giorno e di finirsi una serie tv in tempi sovrumani. Peccato che abbia anche una vita sociale, altrimenti adesso sarebbe nel Guinness dei primati...