Kingdom Hearts 3 – Recensione – XBOX One, PS4

Kingdom Hearts 3 – recensione di Andrea “Kobla” Panicali

Tredici lunghi anni per giungere alla fine di una storia. Tante remastered, tanti spin-off, ma alla fine ci siamo: Kingdom Hearts 3 esiste e conduce il giocatore per mano verso l’epilogo. Ne sarà valsa la pena?

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Nel 2006 la Playstation 3 era già realtà, mentre la Playstation 2 cominciava a risultare totalmente obsoleta sotto quasi tutti i punti di vista; l’Italia aveva vinto i Mondiali di calcio in Germania, Michael Schumacher si era ritirato dal Mondiale di F1 ed a Torino vengono inaugurati i XX Giochi Olimpici Invernali. Vi sentite vecchi? Giusto che sia così, perchè nel 2006, su PS2, giunse Kingdom Hearts 2. Da allora si sono susseguiti spin-off, prequel, midquel, fumetti, giochi mobile ed una serie infinita di remastered per le due generazioni di console susseguitesi fino a quando non è arrivato lui: Kingdom Hearts 3.

Tredici anni. Se l’attesa di FFXV è risultata stressante, quella di KH3 è stata altalenante, al punto che molti pensavano che il titolo non sarebbe mai uscito. Eppure, nel corso del tempo la trama ha preso forma, si è diramata, come i binari delle stazioni commerciali, per poi arrivare a ricongiungersi.

Kingdom Hearts 3 potrebbe risultare, metaforicamente, come un binario unico dove convergono altri, tanti altri binari, ma non tutti. Il papà di questa saga, Tetsuya Nomura, ha infatti detto che questa è la conclusione del “Capitolo di Xehanort”, ma non della saga.

Sarà stato in grado di dare risposta a tutte le domande che i giocatori si sono posti durante questi anni? Sarà riuscito Nomura a tenere letteralmente incollati allo schermo i giocatori?

Tredici anni dall’uscita di Kingdom Hearts 2 e sette da Kingdom Hearts: Dream Drop Distance (Numeri non proprio casuali, in quanto TREDICI sono i cuori di Oscurità che devono scontrarsi con i SETTE di pura Luce per la forgiatura della X-Blade) saranno bastati? Scopriamolo insieme.

Kingdom Hearts 3 – Al cuor non si comanda.

Come siamo stati abituati, nella saga si intrecciano due filoni ben distinti e separati, quello della Disney e quello della Square Enix.

I personaggi ideati da Nomura, nel corso degli anni, hanno fatto vedere al giocatore come si possano amalgamare alla perfezione a vari mondi che non siano minimamente di loro competenza, ad esempio Topolino, o Pippo e Paperino.

La cosa che ha sempre colpito del titolo però, non è solo la presenza di personaggi Disney, ma proprio i loro mondi, la loro “quotidianità”; ed è qui che avviene il primo stravolgimento rispetto al passato.

Nei capitoli precedenti Sora, Pippo e Paperino, erano soliti approdare nei mondi delle varie sceneggiature americane per fronteggiare la minaccia dell’Oscurità. Durante questi scontri stringevano legami molto forti con i personaggi di quelle realtà; in Kingdom Hearts 3, invece, il viaggio attraverso i vari mondi non è dettato da un obiettivo reale (Se non quello di permettere a Sora di ritrovare la forza perduta), quindi i tre eroi si sono ritrovati incastrati nella narrazione dei lungometraggi, eccezion fatta per il mondo di Toy Story che è ambientato in un periodo ipotetico tra Toy Story e Toy Story 2, in un lavoro certosino compiuto da Nomura e dal suo team per permettere un’ottima simbiosi tra il gameplay ed i lungometraggi.

Se all’apparenza le avventure con Hercules che deve difendere l’Olimpo dai Titani, portare Rapunzel a vedere le Lanterne al regno di Corona, difendere San Fransokyo con il team Big Hero 6 etc etc, sono divertenti e strutturalmente fatte bene, non si può non notare come la trama non prosegua.

Si passano trenta ore buone di gioco nel viaggio attraverso i vari mondi, che risultano essere solo un gigantesco allenamento per Sora, con il pilastro portante che resta lì, ogni tanto rispolverato, osservato, gettata un po’ di legna sul fuoco, ma nulla di più. Si ha, purtroppo, la sensazione che tutto il gioco sia un enorme prologo, e di come determinati dialoghi avvengano in pochissimi istanti.

Giocare alcune ore in un mondo e vivere le avventure del film arriva ad estraniare il giocatore dal suo vero compito, delegando a delle cutscene finali il compito di narrare realmente cosa stia succedendo; spesso ciò avviene in pochissimi secondi, mentre il resto della narrazione può durare minuti interi senza, di fatto, aver detto nulla di che, se non un enorme “riassunto delle puntate precedenti”.

Kingdom Hearts 3 – Troppa tachicardia nel finale.

Kingdom Hearts 3 dovrebbe risultare l’epilogo, il conflitto finale tra Xehanort e Sora, la ricerca dei compagni perduti; invece tutto ciò viene raccontato frammentariamente durante il viaggio, fino a quando, dopo aver completato l’ultimo mondo, si viene letteralmente catapultati in un corridoio narrativo a senso unico, dal quale non è più possibile tornare indietro.

Fanno da padrone bossfight e cutscene interminabili, lasciando al giocatore il pensiero “È un videogioco oppure un film interattivo?” perchè le cutscene, in tutto il gioco sono veramente lunghe.

Tornando al corridoio a senso unico, la mole di informazioni, di avvenimenti, avviene tutto talmente velocemente da non capire esattamente il come ed il perchè di alcune cose (Si evitano spoiler perchè il titolo va giocato e goduto e, per quanto si possa provare ad essere OGGETTIVI, in una recensione risulterà SEMPRE presente una dose di PENSIERO PERSONALE).

Dopo trenta ore passate a combattere in giro per i mondi, ci si aspettava che la narrazione subisse un’impennata, ma non così; la sensazione ricevuta è quella di fretta, la volontà di concludere il tutto più velocemente possibile. La stessa avuta con FFXV.

Non sono esenti, infatti, similitudini tra i due capitoli: il viaggio, la crescita dell’eroe, la ricerca, il combat system, la cucina, le fotografie, una trama lenta che improvvisamente prende un’accelerata tale da non capire quando si è pigiato sul pedale e così via.

Non si può, poi, non parlare dell’Organizzazione XIII; o quello che ne resta. Se precedentemente si aveva letteralmente il terrore nel trovarsi dinanzi ad uno dei membri dell’Organizzazione, in quest’ultimo capitolo non se ne capisce la motivazione dietro la presenza.

Alcuni personaggi faranno il loro ritorno senza un perchè, sperando che a questa domanda verrà data risposta in futuro, ma la cosa che lascia veramente perplessi è come siano diventati, letteralmente, carne da macello. Anche qui si evitano spoiler di sorta, però i membri dell’Organizzazione, sono risultati veramente forzati, alcuni più di altri.

Kingdom Hearts 3 – L’emozione si sente, ed anche la passione.

Ciò che è stato scritto precedentemente non significa che il gioco sia brutto od altro, semplicemente la sensazione che si ha, pad in mano, è quella che Nomura, assieme al suo team, non abbia osato più di tanto; cosa che, molto probabilmente, avrebbe giovato abbastanza sia al titolo che ai giocatori. Eppure la passione c’è, si sente.

La colonna sonora, sempre composta da Yoko Shimomura è veramente da brividi. Ogni qualvolta le sia stata data carta bianca sulla composizione di un brano durante il gioco, è sempre stata capace di tirar fuori ogni tipo di emozione al giocatore; riuscendo a rendere vive anche quelle provate dai personaggi del videogioco.

Il gameplay è strutturato molto bene, il combat system è la fusione di tutti i Kingdom Hearts, con qualche aggiunta in più.

Il gioco sarà sempre un “button mashing”, ossia uno di quei titoli dove si deve ripetere una serie di pulsanti, spesso random, per eseguire combo, seppur in questo capitolo abbiano aggiunto la possibilità di utilizzare praticamente tutto l’ambiente circostante.

Sora ha varie possibilità di attacco, ognuna spettacolare a modo proprio. Infatti questo Kingdom Hearts è veramente un trionfo di luci, effetti particellari, esplosioni, oggetti in movimento; tanto da rallentare parecchio la fluidità dei movimenti in molti frangenti.

In alcuni casi si è notato come il calo di FPS sia veramente importante (Versione provata su XBOX One Fat).

Vediamo però nello specifico le varie meccaniche di combattimento: si ha il classico combattimento corpo a corpo con la Keyblade; il Tiro che permette l’agganciamento di bersagli multipli e colpirli con attacchi da lunga distanza; il Fluimoto che permette di coprire lunghe distanze durante l’esplorazione ed attacchi spettacolari durante i combattimenti (Tiro e Fluimoto sono stati trasportati da Birth by Sleep e Dream Drop Distance); le Fusioni che si attivano dopo un determinato numero di colpi inferti al nemico permettendo a Sora di lanciare un attacco molto più potente (A volte le Fusioni cambiano anche la forma delle Keyblade aggiungendo nuove combo per un breve lasso di tempo); i Legami, ossia le vecchie Evocazioni, non hanno più un funzionamento passivo, bensì sarà il giocatore stesso a controllare l’alleato per il tempo concessogli sul campo di battaglia; le Attrazioni sono invece un attacco molto potente che ricopre praticamente tutto il campo di battaglia, hanno durata limitata e sono molto spettacolari da vedere e da provare.

Tutte queste aggiunte rendono estremamente adrenalinico, movimentato e colorato il gioco, come mai prima d’ora, rischiando però di minarne la difficoltà, riscontrata già piuttosto bassa.

La varietà di combo e di attacchi possibili, combinata anche alla possibilità di avere PM praticamente infiniti (La barra si riempie alcuni secondi dopo averla prosciugata) rende i combattimenti molto facili ed alle difficoltà più basse c’è il rischio che si possa vedere la fine del gioco senza mai perire una sola volta.

Anche le bossfight risultano essere piuttosto semplici anche se, con il motore grafico Unreal Engine, sono diventate veramente spettacolari da vedere.

Kingdom Hearts 3 – A Square Enix piace cambiare.

Se il combat system ha visto un cambiamento radicale, così come la grafica, il sistema alla base di tutto è rimasto immutato.

La scelta del giocatore sulle abilità e sugli item da montare è sempre la stessa, d’altronde squadra che vince non si cambia.

Invece ha subito un cambiamento il sistema relativo all’equipaggiamento delle Keyblade. Ora è possibile portarne tre diversi, e cambiarli anche durante i combattimenti con la semplice pressione di un tasto, in base al tipo di combattimento che ci serve in quel momento: magia, corpo a corpo, bilanciato. O anche in base alle Fusioni delle Keyblade.

Rimanendo sempre sul tema della spade, è ora possibile potenziarle nelle officine dei Moguri, aumentandone il livello e di conseguenza i parametri di attacco magico ed attacco fisico, usufruendo di determinati materiali. Si sente però la mancanza, nel Grillario, di una lista sul dropping degli stessi.

Come detto precedentemente, in alcune cose, Kingdom Hearts 3 ricorda FFXV, tra cui le ricette e le fotografie; per le prime il principio è praticamente lo stesso: si raccolgono ingredienti durante l’avventura e si cucinano al bistrot e, in base alla pietanza, permette buff più o meno importanti temporanei a tutta la squadra.

Anche le fotografie fanno la loro comparsa, così come il Gummifono, meglio noto come smartphone, nel quale è presente il Grillario, ed anche dei minigiochi.

Nella valanga di cambiamenti non poteva non essere presente anche la Gummiship. Da corridoio rettilineo si è trasformata in mappa dove è possibile girovagare per l’universo. Questo è possibile anche perchè tutti i passaggi tra i mondi sono stati chiusi al termine di Kingdom Hearts 2.

Durante le sessioni di navigazione è possibile trovare mondi nascosti, componenti per la Gummiship e tante altre cose. Rispetto ai precedenti è cambiato un po’ lo stile di avventura con la navicella, mantenendo l’anima bullet-hell e risultando, come sempre, la parte un po’ meno divertente di tutto il gioco.

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Proveniente dalle onde marittime di Roma, o meglio Ostia, è un grande appassionato di videogiochi, serie tv, film e libri thriller. Cresciuto a suon di pizza, pasta e videogiochi, si è guadagnato il rispetto tra i più famelici mangiatori d'Italia.