Conarium – Recensione – Playstation4

Conarium – recensione di Valentina “Akemimas” Malara

Conarium, titolo horror ad opera di Zoetrope Interactive, arriva oggi 11 Febbrario sui sistemi Playstation 4. Il gioco era già stato rilasciato su PC ben due anni fa, riscuotendo un discreto successo tra gli amanti del genere e gli estimatori della narrativa lovcraftiana, alla quale il titolo fa prepotentemente richiamo; siamo quindi pronti a darvi la nostra opinione in merito a tutta l’esperienza che Conarium ha saputo offrirci su console!

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Conarium – Quando la paura non fa novanta.

Trama ed atmosfera sono, a mio modo di vedere, due punti cardine di un titolo horror: devono saper infatti calare interamente il giocatore in quello che è l’universo proposto, incutendo in lui timore e ansia nei confronti di ciò che lo circonda e che lo aspetta.

Conarium narra la vicenda di Frank, un uomo che si risveglia in una base in Antartide con la memoria largamente frammentata in merito a cosa ci faccia lì e quanto sia coinvolto nello strano progetto portato avanti in quel luogo. La base è infatti teatro iniziale di una serie di ricerche perpetrate da un misterioso dottore, intento a studiare la psiche umana, un’antica civiltà e un criptico dispositivo chiamato, per l’appunto, Conarium.

Se l’incipit riesce a dare un certo senso di smarrimento e curiosità ed a spronare il giocatore a proseguire, dopo la prima mezz’ora Conarium cade in un’ “assurdità” e dispersione della narrativa che non fanno bene alla produzione.

Il tutto sa di già visto, la storia preferisce narrarsi tramite documenti lunghissimi e a tratti scritti troppo piccoli e confusi, ed in generale il senso di “paura” non si affaccia mai nella mente del giocatore, lasciando posto ad una serie di deduzioni che rendono scontato quanto ci si parerà d’innanzi.

Evitando di giudicare la narrativa lovcraftiana alla quale il gioco si ispira e limitandoci all’esperienza proposta, Conarium presenta una trama prevedibile e poco inquietante, che stanca in fretta e che viene salvata solo dalla poca longevità della produzione.

Ovviamente, gli amanti di Lovecraft sapranno sicuramente trovare dei punti di forza laddove noi non ne abbiamo riscontrati.

Conarium – La morte che non arriva mai.

Possiamo definire Conarium un “walking simulator” a tematica horror.

Il nostro personaggio non avrà armi, ma potrà raccogliere oggetti tra i più disparati per usarli nella risoluzione di enigmi, a volte fin troppo semplici, sparsi per gli scenari; cammineremo spesso lungo ampi corridoi o grotte umide e misteriose, senza mai tuttavia sentirci braccati, perché la presenza di sostanziali minacce è ridotta all’osso.

Anche qualora ci ritrovassimo di fronte ad un nemico, Conarium non saprà incutere timore: difetto principale dell’opera è infatti l’impossibilità di morire per gran parte del suo svolgersi e, nella fase finale, dove la morte diventerà improvvisamente concreta, il tutto si limiterà a degli attacchi semplici ed una schermata nera che ci comunicherà la nostra dipartita.

Aggiungete a questo il fatto che già di per sé il titolo salvi centinaia di volte per ogni sezione, senza bisogno che il giocatore lo faccia manualmente, come volesse sempre metterci al sicuro dal ripartire da capo. Con la consapevolezza che non ci sono minacce concrete, il poco spavento indotto dalla morte e il salvataggio a tutelarci sempre, il giocatore si sentirà intoccabile e automaticamente tutta la parte “horror” e “spaventosa” del titolo finirà per scomparire.

La costruzione degli ambienti, come accennato in precedenza, non aiuta il senso di “claustrofobia” che un titolo simile dovrebbe trasmettere, limitandosi a proporre zone belle da vedere ma per nulla ostiche all’atto pratico.

Qualche segreto e collezionabile sparso qua e là risulta sicuramente apprezzato, ma non risolleva certo la parte ludica della produzione.

Conarium – Talmente piccolo che non si vede!

Graficamente parlando, Conarium restituisce un colpo d’occhio e una stabilità apprezzabili: il titolo è bello da vedere e fluido da giocare. Criticabile è solo la grandezza del font dei documenti, già citata in precedenza, che rende ostico leggere quanto vi è scritto, anche in presenza di una luminosità ambientale a volte mal bilanciata.
La colonna sonora è quasi assente, quindi poco giudicabile, ed il doppiaggio risulta godibile.

Conarium – Lungo il giusto.

La longevità si attesta sulle cinque ore complessive, raccogliendo un buon numero di collezionabili ed esplorando le aree proposte.

Per chi dovesse invece essere più spedito, il gioco può tranquillamente terminare in quattro ore scarse. Rapportando il contenuto alla durata totale del gioco, ci sentiamo di dire che questa risulti bilanciata e che esagerare avrebbe solo rovinato l’esperienza.

La difficoltà è inesistente, il gioco è completabile tranquillamente anche dai meno avvezzi al genere.

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Amante di videogiochi e libri fin dalla nascita, ha poi sviluppato una grande passione per tutto ciò che è nerd. Originaria della terra del bergamotto e del piccante, vanta radici nordiche niente male e ha una passione irrefrenabile per il mondo animale. Logorroica e amante delle discussioni costruttive, datele un argomento di conversazione a vostro rischio e pericolo!