One Hour One Life – Recensione – PC Windows

One Hour One Life – recensione di Andrea “Kobla” Panicali

Jason Rohrer è uno sviluppatore “illuminato”, capace di osservare e far osservare il mondo da punti di vista differenti. Ha riscritto le “regole” del videogioco, portando la creatività, l’immersione e la cooperazione a livelli mai visti prima. La sua ultima creazione, One Hour One Life, è la fusione di tutta la sua filosofia, rendendo il videogioco non più fine a se stesso, ma servile e capace di creare community con finalità “reali”, come un villaggio in paglia e legno.

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One Hour One Life – Di cosa si tratta?

Ma che genere di gioco è One Hour One Life? Potremmo definirlo come un multiplayer cooperativo pressochè infinito, i cui contenuti partono dall’era primitiva fino a giungere quella futuristica con i robot automatizzati, ma state tranquilli, qualora doveste giungere in una partita dove i vestiti sono ancora di paglia, non arriverete MAI a vedere i robot.

In questo titolo, Jason Rohrer pone in primo piano l’evoluzione dell’umanità ponendo il singolo in secondo piano, figurandolo come uno degli infiniti mattoni che serviranno per costruire la città sulla quale crescerà la civiltà.

Qual è quindi l’obiettivo di chi avvia il gioco per la prima volta? Dopo aver completato il tutorial, tra l’altro non semplice e capiterà di morire più volte prima di capire esattamente cosa bisogna fare, si potrà accedere alla partita online e cooperare con altri giocatori sparsi per il mondo, ma il nostro tempo è limitato: avremo una sola ora a disposizione. Difatti ogni minuto reale corrisponderà ad un anno di vita in game e, nascendo come neonati, arriveremo a 60 anni trovando inesorabilmente la morte, qualora non dovesse giungere prima per cause accidentali.

One Hour One Life – Nasce, cresce, vive, muore…

Iniziando la partita multiplayer come neonati non potremo fare nulla, se non limitarci a piangere in continuazione alla ricerca di un player femmina in grado di allattarci.

Dopo i primi minuti potremo iniziare a dare i primi contributi alla comunità, come nella realtà, in base al livello tecnologico raggiunto dalla community nella quale siamo nati.

Il gioco, quindi, si presenta difficile, come la vita di tutti i giorni, dove dovremo trovare posto in una comunità già avviata, con tanti giocatori che hanno già un ruolo e magari sono alle fasi finali della loro avventura.

In tutto ciò l’unico modo che si ha per avanzare in modo “fluido” è comunicare; alla nascita non si potrà proferir parola, o meglio lettera, ma con l’avanzare del tempo si potranno utilizzare sempre più parole e, solo dopo qualche anno, si potranno formulare frasi di senso compiuto tramite la chat testuale. Un po’ come la curva di apprendimento logica di un bambino.

Di conseguenza i primi minuti saranno di fondamentale importanza agli altri giocatori per spiegare i compiti, i luoghi e le strutture, in maniera tale da essere preparati e pronti per svolgere il ruolo più adatto alla comunità. Non tutti possono essere cacciatori, e non tutti possono essere falegnami, servirà quindi una spartizione equa dei mestieri per garantire la sopravvivenza del villaggio. Come detto ad inizio articolo, il tutto conta più del singolo.

One Hour One Life – Il nostro destino nelle mani degli altri

Ad uno sguardo superficiale, One Hour One Life potrebbe sembrare un titolo survival, dove si ha un tempo limitato per poter compiere determinate azioni e far crescere la propria comunità, prima di perire in balia del tempo e lasciare le proprie cose in eredità ad un nuovo giocatore.

Invece, osservando con molta più attenzione l’ambiente e tutto ciò che concerne questo gioco minimale, ma profondo, si intuisce come il rapporto tra comunicazione, linguaggio ed interattività siano le cose più importanti di questo titolo.

Una volta nati, se il giocatore incaricato di allattarvi non dovesse comunicare il vostro ruolo nella comunità, chi siete, in che tempo vi trovate, correrete il rischio di fare una partita inutile e di essere a vostra volta inutili per la comunità.

One Hour One Life – Breve ma intenso?

Durante la breve partita, ricordiamo che ogni “run” sarà di 60 minuti salvo morti accidentali, capiterà anche di trovare uno o più giocatori che saranno arrivati allo scadere, magari a 58-59 minuti, e decideranno di lasciarvi i loro abiti e le loro informazioni in maniera tale che possiate tramandarle a nuovi giocatori che arriveranno, un giorno, a sostituire voi.

Capiterà anche di trovare giocatori totalmente inesperti che non sanno dove mettere le mani e cercheranno la vostra guida, convinti che quei 60 minuti siano pochi e non capendo quanto il dono di quella vita sia più profondo di quanto pensino.

Insomma, One Hour One Life si presta ad essere un gioco complesso, non intuibile da tutti e facilmente abbandonabile, però è sicuramente un piccolo capolavoro capace di coinvolgere e di far riflettere su quanto sia importante la collettività piuttosto che l’individualismo.

Trovate il gioco su Steam a questo link: https://store.steampowered.com/app/595690/One_Hour_One_Life/ 

Mentre il sito ufficiale è qui: http://onehouronelife.com/

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Proveniente dalle onde marittime di Roma, o meglio Ostia, è un grande appassionato di videogiochi, serie tv, film e libri thriller. Cresciuto a suon di pizza, pasta e videogiochi, si è guadagnato il rispetto tra i più famelici mangiatori d'Italia.