Silent Descent – recensione di LaraPadawan
Oggi vi parliamo del nostro viaggio in Silent Descent del team Deceptive Games, disponibile dal 6 Febbraio per PC. Fin da subito il gioco ci ha ricordato il famosissimo P.T. Demo Survival Horror dell’ormai famosa Kojima Productions per la serie di Silent Hill. Andiamo a vedere quanto gli somiglia…
Silent Descent – Chi si piglia si somiglia…
Dicevamo della somiglianza… Perché vi domanderete voi? Semplice, entreremo in casa dopo la breve cut scene d’inizio gioco, ci ritroveremo in un corridoio, percorso il quale usciremo dall’altra porta, alla fine dello stesso, ritrovandoci di nuovo al punto di partenza.
Chi si ricorderà la Demo di P.T. troverà una somiglianza quasi maniacale, perfino i messaggi scritti sulle pareti, ad ogni nuovo passaggio per il corridoio suddetto, richiamano l’indimenticabile titolo di Kojima.
Ci troviamo davanti ad una copia raffazzonata? Forse!
Silent Descent – La Storia
Il gioco inizia con un titolo di giornale: “Donna trovata morta, marito impiccato nella stanza accanto”. Così esordisce la storia di Samuel e Jess.
Noi impersoniamo il marito, che, in una sorta di purgatorio, ripercorre tramite lettere che abbiamo ritrovato ed enigmi, la storia di un matrimonio in crisi.
Ripercorriamo quindi, insieme a Samuel, situazioni ed eventi che nella mente del protagonista hanno poi scatenato il tragico finale, in cerca di redenzione per non finire all’inferno? (Se non lo giocate non lo saprete mai, io di certo non ve lo dico eh! – ndr)
Man mano che avanziamo nella storia, ad ogni passaggio di corridoio, notiamo dei cambiamenti, per esempio bottiglie di vino vuote ovunque, ciò potrebbe significare che il disagio della coppia era tale da spingerli a riversare tutti i loro problemi nell’alcool.
Anche gli scatoloni presenti fanno, ad un certo punto, pensare che uno dei due fosse pronto a lasciare il tetto coniugale.
Nonostante abbiano voluto dare una piccola scossa al rapporto con un bel viaggio di coppia per recuperare l’armonia affievolita, la storia va avanti per livelli, descrivendoci tradimenti e mancanze di una relazione trascurata, data per scontata da entrambi. Senza via di uscita. Dove ogni labile tentativo di ricucire ciò che si era rotto fallisce miseramente.
Fiducia e complicità vengono meno, così come la voglia di condividere il tempo e le passioni personali, ogni pretesto è ottimo per allontanarsi da una situazione ormai stretta e antipatica, fatta di bugie e mezze verità.
Silent Descent – Una storia come tante
In Silent Descent quindi, si racconta un pezzo di vita quotidiana, ma davvero Samuel ha ucciso la moglie? Anche questo toccherà a voi scoprirlo giocando il titolo, perché io vi ho spoilerato anche troppo!
Per scoprire cosa realmente sia successo, abbiamo dovuto risolvere anche dei piccoli enigmi, nulla di così impegnativo. Sia gli enigmi, che le lettere, sono il punto chiave per risolvere il mistero. Peccato però che si perde in questo modo l’interesse e la componente horror, già scarsa di suo, per un comparto sonoro mediocre che non rende giustizia ad un titolo che si autodefinisce un horror.
Ambientazioni ed effetti (pochi) non fanno scaturire tensione, stress, ansia o paura (non succede praticamente nulla! – ndr).
Come quando si guarda un film e ad un certo punto ti chiedi se sul finale si aprirà, ma alla fine non succede nulla. Silent Descent è così.
Frustrazione e azione ridotte al minimo, con una componente di gameplay fatta di enigmi che sviliscono il gioco fino all’inverosimile. Salti sulla poltrona ridotti allo zero assoluto.
Da appassionata di Survival Horror/Thriller questo titolo mi ha immancabilmente deluso.
Ninny invece, dopo un inizio un po’ lento, l’ha apprezzato man mano nel proseguo della storia, fino ad esserne catturata, proprio grazie agli enigmi. Questo perché lei è una che cerca di capire, al di là della situazione assurda.
Silent Descent – Tecnicamente parlando
La grafica del gioco è apprezzabile, anche se in alcuni casi qualche bug qua e là c’è. I mostri presenti nel gioco non hanno effetti particolari, di conseguenza non fanno paura nemmeno nei momenti più concitati, accompagnati da una colonna sonora che invece, sebbene a tratti, in queste situazioni riesce a farsi notare di più.
La storia potrebbe essere lo spunto di un titolo interessante, esplorando dinamiche ancora una volta correlate alla fragilità della mente umana, che non finiscono mai di stupirci, e che ci trasportano fino ai confini più estremi, costringendoci a grandi viaggi introspettivi, alla ricerca di redenzione e pace. Purtroppo, però, manca proprio l’aspetto horror, suoni, voci, rumori e grafica che dovrebbero condire il tutto ed accompagnare la storia, spingendola oltre un certo livello.
Di conseguenza noi lo consigliamo agli appassionati di storie contorte, che vogliono cimentarsi in enigmi non troppo difficili, che cercano una piccola avventura, attuale senza troppi spaventi, e pretese. Gli altri possono tranquillamente evitare questa discesa silente… Salite facendo rumore che è meglio!
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