Suicide Club – Recensione – Mangattack
Recensione di Suicide Club, manga di Usamaru Furuya, genere Seinen del 2002, edito in Italia dalla RW Edizioni in volume unico da 168 pagine e disponibile a questo LINK
PERCORSI INVERSI
Quasi sempre sono libri e fumetti ad ispirare film, mentre con Suicide Club abbiamo assistito ad un processo inverso!
A nascere prima è infatti il film sempre del 2002 di Sion Sono, da cui poi lo stesso Sion ha fatto nascere un romanzo nello stesso anno. Sempre nel 2002 in una vorticosa e frenetica serie di uscite è stato affidato l’incarico a Usamaru Furuya di farne un manga, e la trilogia film/romanzo/manga è stata servita caldissima su un unico piatto d’argento!
Grande merito va dato a Furuya, che in poco meno di un mese è riuscito dove in molti avrebbero fallito. L’opera infatti non è soltanto una trasposizione nuda e cruda del film, ma ha uno sviluppo tutto suo con rapporti interpersonali e caratterizzazione di alcuni personaggi diversissimo rispetto al film da cui è tratto il manga.
IMPATTO GLOBALE
L’incipit della storia è da restare a bocca aperta e fa capire subito che questo seinen non è adatto a tutti, ma principalmente si dirige verso un pubblico maturo ed adulto (benchè appaia evidente in rete che siano proprio i teenagers a gradire molto l’opera, confermando questo disagio sociale che come leggerete è trasportato dalla società alla carta del manga di cui vi stiamo parlando).
Assistiamo al suicidio di massa di un gruppo di studentesse, che decidono di togliersi la vita tutte insieme gettandosi sui binari del treno proiettile giapponese alla stazione di Shinjuku, ma l’evento che da il via alla storia non è il suicidio delle ragazze, bensì il fatto che una di loro sopravviva senza farsi nemmeno un graffio!
Questo “miracolo” darà il via a tutte le vicende e alle dinamiche più o meno drammatiche e cruente del fumetto.
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UNO SGUARDO AI RAGAZZI DI OGGI
Il fulcro dell’opera è sicuramente un qualcosa che va oltre l’horror, che va oltre lo splatter di alcune scene, che va oltre qualche spiegazione fantascientifica… Perchè l’intento sia di Sion Sono che di Furuya è quello di fotografare la situazione attuale della gioventù nipponica, ed in parte della gioventù mondiale, fatta di malessere interiore, di patemi d’animo, di problemi personali, depressioni e tante altre cose che forse in passato erano molto meno presenti, nonostante ci fossero problemi generazionali ben più seri di quelli odierni.
Le poche pagine a disposizione di Furuya non aiutano l’autore a caratterizzare benissimo tutti i personaggi, ma l’opera scorre via bene, con disegni davvero buoni e una impaginazione ben fatta.
Sicuramente però, i temi trattati emergono con potenza e lasciano il segno nel lettore, segno che l’obiettivo dell’opera è centrato al cento per cento.
In definitiva, “Suicide Club” è un manga consigliabile al pubblico appassionato di temi forti che vuole riflettere oltre che divertirsi leggendo, ed apre una parentesi gigantesca sul Giappone e sulla società giapponese, fatta di tantissime luci, ma anche di tante ombre, spigolosa come non mai e misteriosa quanto basta.
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