IF Gli amici immaginari – Recensione Film – John Krasinski (2024)

IF Gli amici immaginari – Recensione Film – John Krasinski (2024)

Lo scrittore, attore e regista John Krasinski è davanti e dietro la macchina da presa per questo IF – Gli amici immaginari, film pensato per riuscire ad intrattenere e divertire grandi e piccini. Sarà riuscito nel suo intento? Scopritelo nella mia recensione senza spoiler!

Piccolo Off-Topic prima di iniziare… ho visto l’anteprima stampa romana del film al cinema, accompagnato dai miei due gemellini di 7 anni, e cercherò di riportare qui quelle che sono state le mie impressioni più mature e critiche, condite dalle loro considerazioni post visione, anche per farvi capire la differenza di percezione che può esserci di una pellicola agli occhi di un adulto e agli occhi di un bambino.

IF segue le vicende di una giovane ragazza, la dodicenne Bea (Cailey Fleming), che si reca a New York per stare con sua nonna (Fiona Shaw) mentre suo padre (interpretato proprio da John Krasinski) si sottopone a quella che sembra essere una procedura chirurgica a cuore aperto. Nonostante il comportamento allegro e il senso dell’umorismo di suo padre, che incoraggia sua figlia a vivere un po’ e a divertirsi, Bea ha già sperimentato questo dolore in precedenza. Sua madre era morta dopo una lotta debilitante contro il cancro, raffigurata nel prologo di apertura del film. Bea non si rende conto che sta affrontando la paura indescrivibile di perdere un altro genitore.

Ben presto Bea inizia a notare strane creature. Gli esseri docili e da cartone animato sono chiamati IF, abbreviazione di Amici Immaginari, e sono accuditi dall’esausto, cinico e cupo Cal (Ryan Reynolds), che cerca di salvarli dall’oblio.

Si perchè una volta che i bambini raggiungono una certa età, perdono i loro IF dimenticandosene, costringendoli a vivere in un centro di riposo in un regno fantastico posizionato sotto il luna park di Coney Island.

Bea intraprende così un’avventura per aiutare gli IF, cercando di aiutarli a trovare nuove case e bambini. E qui tocca fermarsi così da consentirvi di scoprire il resto ed evitare spoiler veri e propri.

La storia di IF è sicuramente interessante quando viene spiegata così per sommi capi in una sorta di sinossi non ufficiale, ma la sceneggiatura di Krasinski risulta poco convincente e la storia si sviluppa in maniera altalenante, frettolosa, spesso troppo piena di personaggi che non vengono sviluppati a dovere e di situazioni che non prendono mai realmente vita.

La stessa posta in gioco che porrebbe gli IF in pericolo di vita, non arriva a colpire nel segno, e questo finisce per rendere meno impattante tutta la storia di fondo, che dovrebbe invece reggere l’impianto del film fino alla fine.

Durante tutta la visione mi sono chiesto più volte come mai, in determinate situazioni, dove sarebbe stato ovvio fare un’azione, i protagonisti sceglievano di fare tutt’altro.

Per farvi capire di cosa sto parlando vi porterò un esempio concreto, rimanendo sul generico, senza spoilerare nulla.

Immaginate di avere di fronte a voi un Pupazzo di Neve parlante e che questo Pupazzo vi dica di chiamarsi “Snow” (Non esiste realmente nel film, ma lo invento io per farvi capire). Snow è finito nel centro di riposo per amici immaginari, perchè dimenticato dal suo bambino, oramai cresciuto… immaginiamo che questo bambino ora abbia 40 anni e si chiami Derek. Ora abbiamo il pupazzo di neve ed abbiamo Derek, vogliamo che Derek torni a ricordare il suo vecchio amico immaginario Snow, perchè così facendo Snow tornerà ad essere visto da lui e tornerà a fargli compagnia… cosa fareste per fare tornare a Derek il ricordo di Snow?

Beh, io ho pensato che sarebbe bastato fare un disegno più o meno dettagliato di Snow, mostrare a Derek il disegno, dirgli “Ehi Derek… ti ricordi di lui? Era il tuo amico immaginario da bambini… SNOW!” e PUFF, ovvio che la mente di Derek avrebbe riportato a galla il ricordo di Snow. Eppure nel film una cosa del genere non verrà mai fatta e lascio a voi scoprire che sistemi ci saranno per riportare in vita i ricordi degli IF.

Il film finisce così per spostare costantemente l’attenzione da una cosa all’altra, ed in questo modo mettere assieme tutti i pezzi a mano a mano diventa frustrante.

Inoltre, la maggior parte degli IF funzionano più come espedienti che come personaggi autentici. Blue e Blossom (protagonisti che nella versione italiana del film sono stati doppiati rispettivamente da Ciro Priello e Pilar Fogliati) ricevono la maggior parte del minutaggio sullo schermo e si trasformano in personaggi simpatici e realmente iconici del film, mentre gli altri, nonostante enorme potenziale, finiscono per diventare delle semplici comparse, con pochissimi sviluppi in grado di farli incidere e diventare realmente divertenti.

Krasinski cerca ad ogni modo di ispirare speranza, ottimismo e immaginazione di fronte alla paura paralizzante ed in questo tutto sommato riesce. È stato bello vedere che il padre di Bea mantenesse il buon umore per il bene di sua figlia, che ha paura che la sua malattia la lasci orfana, anche se la tematica viene forse addolcita un pelo troppo, probabilmente per non impressionare il pubblico più giovane.

 

A proposito di pubblico più giovane, ma alla fine cosa hanno invece pensato i miei figli?

Beh da una mia intervista post visione mi hanno entrambi riferito che il film gli è piaciuto molto e quando ho provato a spiegargli le cose che non mi erano piaciute mi hanno detto di non averle notate e di aver apprezzato tutto. Si sono commossi quando hanno capito inizialmente che la protagonista aveva perso la mamma. Si sono spaventati quando hanno capito che forse avrebbe perso anche il papà, stringendomi forte durante alcune scene. Si sono divertiti con i vari IF e con gli effetti speciali, ed alla fine hanno detto che sarebbero tornati volentieri al cinema a rivederlo se ne avessero avuto la possibilità.

Questo mi ha lasciato pensare ancor più che la creazione di un prodotto da distribuire ad un pubblico più ampio è sicuramente più complessa e che, se si vuole venire incontro ai bimbi più piccoli si corre spesso il rischio, in presenza di tematiche così indigeste, come il lutto, la malattia, la perdita dei ricordi d’infanzia, l’invecchiamento, di dover semplificare i messaggi rendendoli efficaci e stimolanti per i più piccoli, ma finendo per renderli troppo sommari e poco sviluppati per i più grandi.

A parte questi problemi Krasinski riesce comunque ad offrire una meravigliosa cinematografia, anche grazie al pluripremiato direttore della fotografia Janusz Kamiński e ci presenta una colonna sonora mai invadente, commovente e centrata, del compositore Michael Giacchino.

Questi elementi che lavorano in tandem creano innegabili momenti di vibrante calore in tutto il film.

Insomma… l’immaginazione, l’ambizione e il cuore ci sono, ma la storia non funziona proprio come ci si aspetterebbe.

IF non raggiunge il suo pieno potenziale attraverso la sua narrativa a causa di uno sviluppo probabilmente imperfetto, ma almeno Krasinski è giustificato dalle considerazioni fatte in merito al target di riferimento e quindi mi sento di consigliarlo più caldamente a tutte le famiglie con bambini di una fascia d’età tra i 5 e i 15 anni.

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Valerio "Raziel" Vega: Napoletano a Roma, Tecnico Ortopedico di giorno, Retrogamer compulsivo di notte. Creatore del progetto Nerdream, amante del cinema, delle serieTV, dei fumetti e di tutto ciò che è fottutissimamente NERD, sogna una vecchiaia con una dentiera solida ed il pad di un NES tra le mani. Il suo motto è “Ama il prossimo tuo come hai amato il tuo Commodore64”