Death Stranding – Recensione – PS4, PS5, PC (versione testata: PS4)
Comincio col dire che Death Stranding è stata l’esperienza videoludica più bella della mia vita. Non prevedo che mi creino qualcosa di più bello di questo e quindi con discreta sicurezza posso dire che è il MIO gioco perfetto.
Prima di conoscere Death Stranding, nel lontano 2016 mi sono appassionata a Hannibal. Se avete letto alcune delle cose che ho scritto ormai sarà chiaro. Poco dopo è stato annunciato in modo criptico, con poche immagini e qualche parola, il gioco ideato da Hideo Kojima che aveva tra i protagonisti Mads Mikkelsen. Ho comprato la PS4 per quello, pochi giorni dopo, e poi mi sono messa lì in attesa.
Non scherzo. Non è che ci abbia giocato poi tanto con la PS4 prima dell’uscita di Death Stranding.
L’attesa è stata lunga, ma per quello che si è rivelato Death Stranding avrei atteso anche di più.
Ha una storia che cattura in modo viscerale, che piano piano vi si rivela davanti agli occhi lasciandovi a bocca aperta; ma è anche un gioco supportato da una longevità pazzesca. Non è che state lì a marcire giocando per conoscere la trama, quella si svolge mentre portate e termine le missioni principali, ma anche dopo aver concluso il gioco e scoperto tutto, non avrete affatto finito; potrete andare avanti a creare il mondo che volete, a completare missioni vecchissime, lì da quando avete iniziato a giocare, a rivedere vecchie conoscenze, ad apprendere ancora di più.
Voi siete Sam Porter Bridges, personaggio meraviglioso che vive in un mondo post apocalittico dove non è più possibile viaggiare con i mezzi di trasporto e allora si fa affidamento sui Porters per consegnare merci di estrema importanza. O meno importanti, ma in quel mondo anche una pizza o una penna possono rivelarsi veri e propri tesori. È proprio questo che fa Sam, come anche il suo nome suggerisce.
Ma Sam non è solo un Porter, è anche un Bridges, e quindi avrà inoltre la missione di collegare tra loro più punti logistici, in modo da creare una rete in grado di comunicare e scambiarsi merci ed informazioni più rapidamente.
Una cosa che mi fa impazzire di questo gioco è l’importanza che si dà ai nomi dei protagonisti. Se mai avete cercato per una vostra storia il nome giusto per il vostro protagonista potete comprendere la difficoltà. Questo gioco è la quintessenza della genialità da questo punto di vista.
Sperimenterete proprio in prima persona l’immenso cambiamento che ogni singola missione di Sam porterà a questo mondo messo in ginocchio da un evento apocalittico che anni prima ha cambiato tutto, lasciando dietro sé una pioggia, la Timefall, da cui non bisogna essere colpiti, perché accelera il tempo e fa invecchiare precocemente, e la Spiaggia, posto che non è nel regno dei vivi, e nemmeno in quello dei morti, è un passaggio, diverso per ognuno di noi. Ma non è esattamente questa la spiegazione, la Spiaggia è molto di più.
Non potrei raccontarvi Death Stranding nemmeno se avessi un milione di anni, perché ai miei occhi è un contenitore di tutto ciò che io amo nelle storie; l’impossibile, la profondità del significato dietro, personaggi memorabili e quando dico memorabili non esagero affatto, un finale che mi ha lasciato soddisfatta sotto ogni punto di vista.
L’ho interpretato a mio piacimento, aggiungo, ed è quello che mi ha lasciato con le lacrime agli occhi: la possibilità di vedere nel finale ciò che io desideravo e di avere così impacchettata una storia a cui la mia immaginazione non ha dovuto aggiungere nulla per essere soddisfatta.
Death Stranding – Recensione – Per me è un gioco perfetto…
E sì, è un gioco in cui ogni singolo tasto e quanto lo tieni premuto dà un comando diverso, per imparare tutto ci vorrà il suo tempo, ma state in una botte di ferro perché ci ho giocato e l’ho finito io, quindi… in very easy per non rischiare mentre registravo ma, va beh, io sono quel tipo di gamer.
Ho ringraziato più volte di aver potuto assistere alla nascita di questo videogioco e di averlo potuto finire. E non ho nemmeno sfruttato tutte le sue potenzialità, perché non uso giocare online ma, signori, se lo farete oltre al vostro mondo ve ne si apriranno davanti altri cento.
È un gioco che si basa sulla collaborazione, sulla comunicazione, sul costruire e non distruggere, sull’essere una società che cerca di trovarsi e non di disperdersi. Cose in cui io non credo molto, ma nell’universo di Death Stranding le ho imparate e le ho messe in pratica.
Giocate a questo capolavoro, ragazzi, giocateci per le sue potenzialità, per la trama e per conoscere i personaggi. E poi fatemi sapere se non avete amato ognuna delle loro storie, belle e incredibili da togliere il fiato.
Ve l’ho detto che Troy Baker è il nemico qui? Ma uso questa parola giusto per farmi capire, in realtà anche Higgs ha un background complesso, dalle mille sfaccettature. Conoscetelo prima di giudicarlo.
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