Recensione – Le Rovine Perdute di Arnak – Cranio Creations

“Terra! Terra!”. Dopo una lunga navigazione, gli esploratori hanno finalmente avvistato un’isola su cui poter attraccare. Sin da subito, hanno avvertito un’inquietante sensazione di mistero mai avvertita prima d’ora. Una fitta foresta, strani simboli scolpiti nella pietra ed un maestoso tempio… era tutto chiaro, tutta la spedizione si è resa conto di aver finalmente trovato le leggendarie Rovine Perdute di Arnak!

La localizzazione di Arnak è stata senza dubbio un grande colpo per la Cranio Creations. Il titolo ideato dal due di esordienti Elwen e Mìn si è rivelato essere uno dei papabili canditati al gioco dell’anno, e forse anche un po’ di più di un anno. Le Rovine Perdute di Arnak è un titolo d’avventura ed esplorazione per 1-4 giocatori con una durata decisamente variabile: diciamo che possiamo attestarci sui 30-35 minuti per giocatore a partita (considerando una totale padronanza delle regole).

Una panoramica di gioco

Come avrete intuito dall’incipit dell’articolo, in Arnak vestiamo i panni di esploratori alla “Indiana Jones” il cui scopo sarà quello di esplorare tutta l’isola in cerca di oggetti utili alla spedizione, scovare antichi e potenti artefatti ed inoltrarsi sempre più in profondità all’interno del tempio divino. Con ogni mezzo a disposizione, dovremo muoverci e portare alla luce siti archeologici abbandonati da secoli per poter fare nostre tutte le risorse preziose che hanno da offrire. Ma non saremo soli, infatti i pericolosi guardiani dell’isola non ci permetteranno di portare via i tesori dell’isola così facilmente!

COME SI GIOCA ALLE ROVINE PERDUTE DI ARNAK

LE MIE IMPRESSIONI SU ARNAK

Che dire, senza fare troppi giri di parole, Le Rovine Perdute di Arnak è quello che si è promesso di essere sin dall’inizio: un capolavoro! I due game-designer esordienti, Elwen e Mìn, hanno davvero fatto il botto con un titolo che, come anticipato all’inizio della recensione, si è prepotentemente candidato come uno dei migliori giochi da tavolo negli ultimi anni. Ma perchè tutto questo entusiasmo?

Beh, innanzitutto ritengo che il mix di meccaniche di gioco sia una fusione di più generi riuscita alla grande. Le Rovine di Arnak ci propone infatti un gameplay formato da deck-building, piazzamento lavoratori, gestione risorse ed avanzamento su tracciato. Il tutto perfettamente dosato in quantità da piccolo chimico (mi verrebbe da dire), nè troppo nè troppo poco. Ognuno di questi elementi di gioco si fonde in armonia con gli altri, creando una sinergia accattivante, intrigante e a dir poco entusiasmante.

Ammetto che il primo approccio alle Rovine perdute di Arnak non è stato proprio semplice, non stiamo infatti parlando di un gioco adatto a tutti, ma di un titolo che porta in dote una certa complessità non tanto nel regolamento (lungo, ma tutto sommato semplice) quanto nel ventaglio di azioni e variabili che ci vengono messe davanti, le quali richiedono qualità di gestione e pianificazione non da poco.

Con sole cinque carte in mano, due lavoratori da piazzare e la miseria di cinque miseri turni a disposizione, ho subito pensato: “Ma qui non si può fare niente!”. Ed invece, mossa dopo mossa, turno dopo turno, partita dopo partita (sì, lo ammetto, Arnak è diventata la mia droga) sono entrato sempre di più nei meccanismi di gioco, comprendendo che ogni azione può essere concatenata da un’altra e da un’altra e da un’altra ancora: combinare azioni principali e gratuite con i giusti tempi può portare a dei turni di gioco incredibilmente soddisfacenti! Volete un esempio?

Piazzare un lavoratore fa guadagnare risorse, con le risorse si può avanzare sul tempio che ci fornisce altre risorse ed aiutanti, con il bonus degli aiutanti possiamo ottenere altre risorse con le quale possiamo comprare carte oggetto che ci fanno fare ulteriori azioni o ci forniscono bonus per comprare carte artefatto che offrono potenti azioni da utilizzare immediatamente, eccetera eccetera eccetera. Potrei andare avanti per ore a scrivere queste parole che sembrano non avere alcun senso, ma che sono in realtà il risultato di qualcosa di veramente stupefacente.

Tra tutte le idee di gioco, quella della gestione delle carte oggetto ed artefatto è senza dubbio una di quelle che più mi entusiasma. Gli autori hanno voluto simulare in tutto e per tutto l’esplorazione dell’isola facendoci iniziare il gioco con molti oggetti acquistabili e pochi artefatti, questo perchè il non esserci ancora addentrati nella foresta rende più semplice reperire oggetti utili da inserire nel nostro zaino. Invece, più proseguiamo nell’esplorazione e più avremo difficoltà a trovare oggetti utili, ma di contro avremo più possibilità di scoprire nuovi artefatti sparsi qua e là per l’isola. Assolutamente geniale.

Anche per quanto riguarda l’immersione nell’ambientazione di gioco, Le Rovine di Arnak riesce a catturarti, isolarti dal mondo esterno per poco più di un’ora e catapultarti in un’avventura piena di misteri, pericoli e grandi scoperte. Le azioni di gioco portano i giocatori ad immedesimarsi nel contesto: “vado a scavare un nuovo sito” “devo sconfiggere il guardiano!” “ho bisogno del binocolo!” “un artefatto incredibilmente potente!”. Insomma, non piazzerete un lavoratore, ma manderete un esploratore in avanscoperta, non farete avanzare un segnalino, ma andrete ad esplorare il tempio. Molte volte, nei giochi da tavolo, le ambientazioni vengono “appiccicate” per dare un senso alla meccanica di gioco. Qui, invece, credo proprio che sia successo l’esatto opposto, ovvero le meccaniche di gioco siano state adattate al contesto avventuroso.

Dettaglio di gioco

Da questo, deriva anche la scelta di puntare forte sui materiali, sia dal punto di vista della quantità che soprattutto della qualità. Come potete vedere dalle foto, serve un tavolo di grandi dimensioni per contenere tutto il ben di Dio che troviamo dentro la scatola di Arnak. Tutti i componenti di gioco sono stati creati utilizzando materiale di prima qualità, dal cartone per le plance alla filigrana delle carte fino ad arrivare alle bellissime risorse in 3D: le tavolette di pietra, le punte di lancia ed i rubini. Sicuramente, avrete notato che posseggo degli stupendi inserti dedicati, utilissimi per tenere tutto in ordine dentro e fuori dalla scatola. Beh, potete trovare questo kit di inserti dedicati sull’e-commerce ufficiale di E-Raptor. La scatola aumenterà un po’ di peso ed andrà tenuta in orizzontale, ma credetemi che la comodità (e la bellezza) è veramente tanta!

Le Rovine Perdute di Arnak è un gioco difficile? Come ho detto prima, sì e no. La scatola riporta 12+ e questa volta mi sento di dire che anche un 14+ non sarebbe stato sbagliato. Ripeto, di per sè il regolamento non è nulla di trascendentale; certo, sono quasi 20 pagine, ma dopo due attente letture tutto diventerà chiaro e comprensibile. Quello che più può “spaventare” un giocatore non assiduo è la necessaria capacità di pianificazione delle azioni con conseguente gestione delle risorse a disposizione che durante le partite saranno quasi sempre “contate”. Alt, non sto dicendo che Arnak è solo per esperti, assolutamente no, però fa parte di quei giochi che segnano un netto distacco tra coloro che lo conoscono bene e quelli che lo approcciano per le prime volte.

Anche perchè la durata di una partita è piuttosto importante, parliamo infatti di circa 35 minuti a testa a partita, a volte anche di più. L’enorme ventaglio di possibili azioni può portare al tavolo un po’ di paralisi da analisi, soprattutto verso il fine-partita quando ogni piccola mossa può risultare decisiva. Una partita in 2 giocatori supera senza problemi l’ora di gioco, in 4 si sfonda il muro delle 2 ore, invece. Ma ogni minuto di partita è un minuto passato a scoprire tesori, avanzare nella foresta e portare alla luce artefatti unici, sconfiggere mitologici guardiani e, se aggiungete la colonna sonora di Indiana Jones, beh allora forse possiamo azzardare la parola capolavoro.

Un grosso grazie a TE per averci dedicato qualche minuto del tuo tempo ed aver letto questo articolo! Ci si vede alla prossima recensione!

Alessandro “AleBoardGamer”

Classe '83, fiero torinese ed assiduo instagramer con lo pseudonimo "aleboardgamer", si diverte a spiegare regolamenti sul suo canale Youtube "La Ludoteca di AleBoardGamer". Amante dei giochi da tavolo sin dalla tenera età di sei anni quando gli vennero regalati titoli d'antologia come Brivido, Hero Quest e L'isola di Fuoco, la sua missione è quella di espandere il credo dei boardgames per distogliere l'attenzione dagli smartphones e convincere le persone a riunirsi attorno ad un tavolo per socializzare, sviluppare l'ingegno e soprattutto divertirsi.