Yakuza: Like a Dragon – Recensione – PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, PC

Un gioco come Yakuza: Like a Dragon tende a sorprendere fin dal primissimo approccio: non solo appartiene ad un brand di stampo tipicamente nipponico, con tutte le caratteristiche dal caso, ma propone al tempo stesso una formula ben diversa da quella fruita fino ad oggi all’interno della serie, sacrificando il combattimento attivo in favore di una struttura da GDR a turni. Sviluppato e pubblicato da SEGA e uscito il 10 Novembre 2020, l’avventura di Ichiban Kasuga ha richiesto un’attenta analisi e un certo quantitativo di ore in-game per essere correttamente vissuta; terminato il nostro periodo in compagnia del gioco, siamo oggi pronti a raccontarvi le gesta di quello che, personalmente, considero il vero eroe della società giapponese.

Yakuza: Like a Dragon – Recensione – Onore ed eroismo all’ombra della società nipponica.

Le origini di Ichiban non sono tra le più auspicabili: abbandonato dalla madre subito dopo il parto e allevato da prostitute, il nostro protagonista è entrato fin da ragazzino nella yakuza, esponendo un carattere irruento e certamente “esplosivo” e, al tempo stesso, un’indole votata alla purezza, all’entusiasmo e ad una carica energetica da far invidia a chiunque. Cresciuto a “yakuza e Dragon Quest”, Ichiban ha sviluppato un vero e proprio “complesso dell’eroe”, una dedizione completa a realizzare e difendere il bene, sebbene nella relatività del suo contesto; il suo senso dell’onore è spiccato e lo spinge a proteggere il proprio clan in qualsiasi circostanza, negando a volte l’evidenza degli eventi negativi che lo colpiscono a causa di quest’ultimo e spingendolo ad assumersi responsabilità non sue. Saranno proprio alcuni di questi eventi a condurlo ad una condanna ingiusta e a costringerlo a risalire a galla e a prendere coscienza del mondo che lo circonda, con tutte le sue controversie e i suoi inganni; i compagni di avventura saranno fondamentali in questo percorso di maturazione, pronti ad affiancarlo nelle sfide disseminate per tutto l’arco del gioco.

La storia di Yakuza: Like a Dragon sa mixare molto bene dei toni più scanzonati e allegri ad una certa solennità e drammaticità che solo le narrative provenienti dalla Terra del Sol Levante sanno proporci: è normale, quasi naturale, ridere per le battute e il carattere solare di Ichiban e subito dopo ritrovarsi a scuotere la testa amaramente, spettatori attivi di tutta la malignità che si abbatte sul nostro protagonista.

Un uso sapiente del ritmo narrativo sa poi portate alla luce una serie di tematiche sociali degne d’attenzione, come la stratificazione della malavita, le tipologie di “mente criminale” che la società cela nei vicoli e negli alti palazzi e tutte le luci e le ombre che la realtà nipponica è in grado di proporre, grazie soprattutto ad un cast di personaggi unici e con i quali intrattenere conversazioni a tratti paradossali, ma certamente illuminanti.

Gli amanti del brand potrebbero ritrovarsi un po’ spiazzati a causa del cambio di rotta drastico a cui il carattere di Ichiban ci sottopone: dimenticate Kazuma Kiriu e il suo essere quasi statuario, poiché il nostro eroe è molto più impulsivo ed energico del classico protagonista, ma non fate l’errore di sottovalutarne la complessità e la maturità. Come detto, l’intero cast ci spingerà più volte a conversazioni e riflessioni di varia natura, tessendo con Ichiban (e con noi giocatori) dei legami che trascendono le bidimensionalità della storia… e che vi porteranno anche a piangere, ve lo potremmo quasi garantire.

Concludendo, quella di Yakuza: Like a Dragon è stata una storia sorprendente, alternata tra fasi di scoramento e momenti al limite del ridicolo, ma capace sempre e comunque di convincere.

Yakuza: Like a Dragon – Recensione – Un GDR a turni classico ma dalla grande personalità.

Mi sembra doveroso iniziare con l’analisi delle meccaniche di gameplay basandomi proprio su quell’elemento che, alla pubblicazione del primo trailer del gioco, ha fatto restare tutti noi con la testa piegata di lato tipica di chi si pone più di qualche domanda: la sua rinnovata natura da GDR a turni.

Il nostro protagonista, come ripetuto più volte sopra, trae ispirazione dalle gesta eroiche contenute nella serie di Dragon Quest… e potremmo tranquillamente affermare che la struttura JRPG del gioco si basa proprio sui pilastri fondamentali contenuti nella saga di Square Enix. Ciò che però non troverete da nessun’altra parte è la fusione tra fantasy e realismo che Yakuza: Like a Dragon ci propone, con le classi che diventano “lavori” da modificare presso l’agenzia di collocamento e le invocazioni che prendono il nome di Pestamici, invocabili a pagamento e solo se saremo in possesso del numero dell’entità che intendiamo reclutare.

I personaggi attivi in battaglia saranno un massimo di quattro, protagonista compreso, mentre quelli lasciati a riposo riceveranno comunque l’EXP dalle battaglie, sebbene in quantità minore. Ogni membro del party può, ovviamente, essere equipaggiato con oggetti per il corpo, la testa, le gambe e due accessori che producono dei leggeri boost. Inoltre, ognuno possiede delle armi, reperibili in giro per la città e che consistono in oggetti di uso comune, come mazze da baseball, ombrelli, sfollagente e… no, preferiamo non dirvi altro. Lo scoprirete da soli.

Ovviamente, i nemici che fronteggeremo avranno caratteristiche e debolezze differenti, ragion per cui dovremo fare attenzione al personaggio del party che decideremo di scagliargli contro e tenere sempre aggiornato il nostro inventario con armi e cibo di vario genere (quest’ultimo, come intuibile, ripristina la salute).

Non sono stati rimossi completamente tutti gli elementi del vecchio sistema di gioco beat ‘em up, per cui sarà possibile infliggere un danno rapido al nemico atterrato e colpirlo tramite l’interazione con gli elementi dello scenario, quali biciclette, cestini ecc.

L’esperienza ruolistica complessiva non è solo divertente e appagante, ma risulta anche ben strutturata; tuttavia, non è esente da difetti: vi è, infatti, un certo riciclo dei nemici, troppo simili fra loro, e un problema di posizionamento dei membri del party ad inizio battaglia. Ci imbatteremo nei nostri avversarsi muovendoci liberamente per le strade di Isezaki Ijincho e Yokohama e la battaglia inizierà in forma automatica una volta entrati in contatto con i nemici: il party sarà quindi disposto esattamente nel modo in cui era collocato nella fase pre-combattimento, il che provoca incastri di vario genere dietro gli angoli nel tentativo di raggiungere l’oppositore.

La cosa viene risolta poco dopo da un teletrasporto, ma non prima di aver ridicolizzato i nostri compagni. Anche il sistema di controllo del leader risente di piccole imperfezioni tecniche e di una certa legnosità.

Yakuza: Like a Dragon – Recensione – Tante ore di divertimento puro.

Poniamo quindi l’attenzione alle attività secondarie della produzione, pilastro della serie che viene integrato anche in questo nuovo inizio: l’ambiente urbano proposto è vivido e convincente, sia per quanto riguarda l’architettura che la realizzazione di strade, edifici e punti di interesse; Ichiban potrà svolgere le attività più disparate, tra le quali citiamo la caccia ad oggetti smarriti e insetti, la possibilità di prendere visione di alcuni film in una piccola sala cinematografica ed interagire con diversi tipologie di locali, nei quali potremo giocare a freccette, videogiocare con i cabinati o dedicarci al karaoke. Se poi pensiamo che è possibile sfidare i senzatetto in minigiochi assurdi, investire i sudati risparmi alle slot machine e diventare giardinieri provetti per realizzare bento e bouquet di fiori… il monte ore sale vertiginosamente.

Vi sono anche una piccola realtà gestionale, una serie di quest da Eroe Part-Time e il Dragon Kart che, come da nome, è un gioco di corse adrenalinico che rischia di causare dipendenza.

Ogni attività, come intuibile, dà accesso a ricompense di varia natura, sia in termini di oggettistica che nell’incremento delle caratteristiche di Ichiban, motivo per il quale se siete dei tuttologi e amate completare i titoli al 100% avrete sicuramente come occupare il vostro tempo.

Ci sarebbe molto altro da aggiungere, ma come potete notare l’offerta di Yakuza: Like a Dragon è talmente corposa da lasciarci senza parole: l’unico modo per scoprire ogni elemento in-game… è giocarci.

Ciò che possiamo dirvi, in conclusione, è che la durata della quest principale, evitando in modo sacrilego ogni attività elencata sopra, si attesta sulle 30-40 ore. Il menù principale concede, inoltre, la possibilità di avviare una nuova partita in New Game + per rivivere l’avventura senza perdere i progressi fatti.

Yakuza: Like a Dragon – Recensione – Habemus lingua italiana!

La nostra esperienza con Yakuza: Like a Dragon si è svolta su Xbox One e il comparto tecnico della produzione ci è parso ben curato, tralasciando le sbavature inerenti al puro gameplay che vi abbiamo spiegato nelle righe scorse; la grafica è pulita, lo stile unico del brand si sente e le animazioni ci sono parse sufficientemente varie e fluide per quanto riguarda protagonista, comprimari e filmati. Peccato solo per un eccessivo riciclo di modelli e interazioni dei nemici, ridondanti fino a rendersi fastidiosi per chi prolungasse l’avventura oltre le 40 ore previste.

La colonna sonora calza a pennello su una produzione dall’anima nipponica, così come ci sentiamo di premiare sia il doppiaggio in lingue originale che quello in lingua inglese. Ciò che maggiormente ci ha soddisfatti, però, è stata la localizzazione di menù e testi in italiano, oltre che la disponibilità di quest’ultimi in molteplici lingue. Un lavoro di adattamento e di fruibilità generale che va sicuramente premiato: brava SEGA!

Amante di videogiochi e libri fin dalla nascita, ha poi sviluppato una grande passione per tutto ciò che è nerd. Originaria della terra del bergamotto e del piccante, vanta radici nordiche niente male e ha una passione irrefrenabile per il mondo animale. Logorroica e amante delle discussioni costruttive, datele un argomento di conversazione a vostro rischio e pericolo!