Arma Infero: il Mastro di Forgia (Fabio Carta) – Recensione

Arma Infero – recensione di Valerio Vega

Abbiamo avuto l’opportunità di leggere il primo capitolo di Arma Infero, storia del romano Fabio Carta, edita da Inspired Digital Publishing, ad oggi composta da tre capitoli. Il Mastro di Forgia ci ha catturato e non mancheremo di approfondire con il secondo (I Cieli di Muareb) ed il terzo (Il Risveglio del Pagan) capitolo, ma intanto concentriamoci sulla recensione di quanto letto…

 

Arma Infero – Recensione Il Mastro di Forgia – La sinossi

“E ora, fratelli, lasciate che vi narri di quei tempi, in cui le nuvole correvano rapide sopra gli aspri calanchi e di quando Lakon combatté per noi”

Su Muareb, un remoto pianeta anticamente colonizzato dall’uomo, langue una civiltà che piange sulle ceneri e le macerie di un devastante conflitto. Tra le rovine v’è Karan, vecchio e malato, che narra in prima persona della sua gioventù, della sua amicizia con colui che fu condottiero, martire e spietato boia in quella guerra apocalittica. Costui è Lakon. Emerso misteriosamente da un passato mitico e distorto, piomba dal cielo, alieno ed estraneo, sulle terre della Falange, il brutale popolo che lo accoglie e che lo forgia prima come schiavo, poi servo e tecnico di guerra, ossia “Mastro di Forgia”, ed infine guerriero, cavaliere di zodion, gli arcani veicoli viventi delle milizie coloniali. Ed è subito guerra, giacché l’ascesa di Lakon è il segno premonitore di quel grande conflitto i cui eventi lui è destinato a cavalcare, verso l’inevitabile distruzione che su tutto incombe.

Arma Infero – Recensione Il Mastro di Forgia – Il narratore fulcro stilistico di un’opera

Il libro di Fabio Carta ci porta in futuro remoto, distopico ed ipertecnologico, presso il pianeta Muareb, colonizzato dalla razza umana, dove ci imbattiamo in uno scenario post-apocalittico e, in breve tempo, facciamo la conoscenza di chi ci accompagnerà lungo le 693 pagine, raccontandoci la sua storia.

Un uomo anziano, chiamato Karan, provato nel fisico e nella mente, spettatore di uno strano rito pseudo-religioso dove sembrerà un pesce fuor d’acqua e dove rischierà il linciaggio dei presenti, salvo poi catalizzare su di se l’attenzione degli astanti con il suo racconto.

Sarà proprio Karan, nei panni di voce narrante, a determinare lo stile utilizzato dall’autore lungo tutto il percorso, con un linguaggio volutamente arcaico, con una lunga sequenza di termini desueti, che renderanno il racconto come un qualcosa di epico, classico e sicuramente “diverso dal solito”, spesso simile ad un poema di Omero, altre volte ad un passo dantesco.

Ci vorrà qualche pagina per mandare il motore a pieni giri, prendere coscienza dell’ambientazione così lontana dai nostri tempi sotto ogni aspetto e soprattutto per masticare al meglio la struttura del testo, ma vi assicuriamo che lo sforzo iniziale, almeno nel nostro caso, è stato ampiamente ripagato.

Di certo il libro, lo diciamo subito, non è per tutti, e bisogna sicuramente avere una predisposizione per poterlo apprezzare fino in fondo. Sarà sicuramente più facile giudicarlo indigesto o troppo complicato da “decifrare”, ma invitiamo caldamente tutti quelli che la pensano così a resistere e continuare nella lettura, perchè sarà proprio essa stessa a rendere tutto via via sempre più fluido e meno difficile da gestire.

Arma Infero – Recensione Il Mastro di Forgia – Un vero e proprio universo parallelo

Ciò che colpisce di questo libro è sicuramente l’originalità. La storia infatti ha parecchi rimandi sparsi tra il mondo delle serie TV, del cinema e dei romanzi di fantascienza, ma a modo suo non copia nulla da nessuno e tutto sembra essere fresco ed unico, convincendo appieno anche nello sviluppo dettagliato.

Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, tutte le descrizioni sono minuziose e ricche di particolari, tanto che, in più di un’occasione, ci è balenato in testa il pensiero di vedere in questo testo un plot cinematografico niente male, con del potenziale da vendere.

In men che non si dica siamo stati fagocitati dalla storia, che solo in alcuni punti, forse più per lo stile davvero molto ricercato e strutturato che per altro, ci ha posto innanzi a qualche calo di ritmo, ma nel complesso ci ha tenuti incollati al libro dall’inizio fino alla fine, con un finale aperto che lascia tanti interrogativi e tanta curiosità nel lettore.

Insomma, la cura dei particolari è eccelsa e va fatto un plauso all’autore per questo, con un vero e proprio universo parallelo ben orchestrato, credibile ed emozionante.

Arma Infero – Recensione Il Mastro di Forgia – Spingitori di cavalieri… cit.

Il sottotitolo di questo paragrafo vuole aprire in modo scherzoso un momento dedicato alla storia, visto che fino ad ora abbiamo solo parlato dello stile e del mood dell’opera, ma non ci siamo addentrati nei dettagli.

Non vogliamo spoilerare nulla e quindi non è nostra intenzione rivelare alcunché di fondamentale.

Vi basti sapere che l’intera opera, in questo primo tomo, è fondata sul rapporto del narratore con altri due personaggi, un protagonista assoluto, ovvero Lakon, eroe mitico che tutti venerano e che ha un legame profondissimo con il narratore ed un personaggio “secondario” (molto tra virgolette), che sarà comunque filo conduttore di tutta la narrazione, ovvero Wotan, con il quale allo stesso modo appare evidente che il narratore abbia un legame molto particolare.

Vivremo l’evoluzione di questi personaggi e di tanti altri, lungo un pezzo di storia di Muareb, pianeta che conosceremo prima, durante e dopo una vera e propria apocalisse… Con l’ossimoro di questo futuro antico, così tecnologico eppure così classico nel suo dispiegarsi di fronte a noi.

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Valerio "Raziel" Vega: Napoletano a Roma, Tecnico Ortopedico di giorno, Retrogamer compulsivo di notte. Creatore del progetto Nerdream, amante del cinema, delle serieTV, dei fumetti e di tutto ciò che è fottutissimamente NERD, sogna una vecchiaia con una dentiera solida ed il pad di un NES tra le mani. Il suo motto è “Ama il prossimo tuo come hai amato il tuo Commodore64”