Truberbrook – Recensione – PC, PS4, Xbox One, Nintendo Switch

Truberbrook – recensione di Andrea “Kobla” Panicali

Truberbrook è un titolo realizzato dal Bildundtonfabrik, una software house tedesca indipentente che, grazie alla campagna Kickstarter, è riuscita a dar vita a questo titolo punta e clicca con una campagna fondi che ha raggiunto la quota in sole 30 ore.

Truberbrook – Stile da vendere e storia ben orchestrata

Questa avventura punta e clicca è stata disegnata interamente a mano e successivamente digitalizzata e le componenti dello sfondo, oltre che disegnate, sono state costruite in scala. Ciò rende decisamente divertente lo stacco che c’è con i personaggi, che invece sono fatti interamente in computer grafica e posti successivamente. Il tutto è armonioso e non reca alcun disturbo al giocatore, anzi, è un piacere per gli occhi. Ma tolta questa digressione sulla tecnica, andiamo a scoprire più a fondo questo titolo.

Il gioco è ambientato nel 1967, in una Europa distopica ed in piena Guerra Fredda. Il tutto ha luogo a Truberbrook, un villaggio tedesco posto alle pendici di una montagna, in riva al lago.

Il giocatore impersonerà Hans, un fisico americano in visita nel paesino dopo aver vinto alla lotteria.

Giunti sul posto si farà la conoscenza di personaggi a dir poco bizzarri, in una trama che, lentamente, si apre in risvolti veramente sorprendenti che hanno a che fare con la fisica quantistica, universi paralleli, misteri, multinazionali. Essendo un punta e clicca si può giocare molto semplicemente con la pressione di un semplice tasto, infatti non è la difficoltà il punto cardine del titolo, quanto la trama è l’affezione verso i personaggi stessi.

Truberbrook – Un film in live action, fatto videogioco

Truberbrook si svolge lento come un film, gli stessi colpi di scena, a volte, sono citofonati, ed il compito che spetta al giocatore è quello di lasciarsi trasportare e perdersi in quelli che sono degli scenari veramente ben curati sotto ogni aspetto. L’unica cosa che si dovrà fare sarà interagire con i vari personaggi ed oggetti, i quali saranno utili per il proseguimento della storia. I salvataggi, poi, sono gestiti tutti automaticamente, ad ogni cambio di scena.

Hans, il fisico protagonista, sarà accompagnato per buona parte del gioco da Gretchen Lemke, una studentessa di antropologia, anch’ella in viaggio a Truberbrook, per studiare i miti che ruotano attorno alle culture germaniche. Proprio lei sarà la protagonista dei primi minuti di gioco, in quello che si presenterà come il tutorial. Tale scena ritornerà più avanti, ma non vogliamo spoilerarvi di più…

Truberbrook – Paradiso per gli occhi, inferno per le orecchie…

L’incontro tra Hans e Gretchen avviene casualmente nell’hotel dove entrambi alloggiano. Quella stessa notte, Hans, sarà vittima di un furto da parte di un fantasma il quale ruberà dalla sua valigia tutti i suoi appunti relativi alle tesi sulle dimensioni multiple. Da quel momento in poi, la trama porterà Hans e Gretchen a scoprire molte cose su Truberbrook stessa e sui misteri che la avvolgono fino ad arrivare allo sconvolgimento, ad un plot twist che neanche il giocatore immaginava.

Senza fare spoiler si può tranquillamente affermare che Truberbrook è un titolo che va goduto appieno, in ogni sua sfumatura, sia grafica che narrativa, peccato solo che il comparto sonoro pecchi, soprattutto per quanto riguarda la OST, risultata un po’ ripetitiva.

Truberbrook – Una corsa conclusa troppo di fretta

Tutto ciò che il giocatore vedrà apparire a schermo sarà frutto delle mani degli sviluppatori, nel vero senso della parola, in quanto hanno ricreato dei mini set cinematografici dove sono stati aggiunti tutti gli elementi degli scenari, per poi, in fase di rendering, aggiungere quelli che saranno tutte le componenti digitali come i personaggi. Il risultato è qualcosa di sorprendente, come detto nelle prime righe di questa recensione.

Il gioco è godibile sotto ogni punto di vista, sembrando più e più volte una fiaba interattiva, più che un gioco. Se proprio si dovesse cercare l’ago nel pagliaio, si è riscontrato come in un singolo frangente, la componente puzzle sia troppo macchinosa, tale per cui la ripetitività di certi passaggi spezzi il ritmo narrativo. Essendo un titolo punta e clicca, non fa della longevità il proprio pilastro portante, infatti ci siamo ritrovati a terminare il titolo in otto ore, nonostante una buona ora e mezza si sia persa nell’intermezzo descritto poco sopra.

Una nota che ha lasciato un pochino l’amaro in bocca è stata la scelta di concludere “troppo velocemente” la trama del titolo, con alcune domande lasciate senza risposta, un po’ confusionaria e gettata nel calderone.

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Proveniente dalle onde marittime di Roma, o meglio Ostia, è un grande appassionato di videogiochi, serie tv, film e libri thriller. Cresciuto a suon di pizza, pasta e videogiochi, si è guadagnato il rispetto tra i più famelici mangiatori d'Italia.