Finding Paradise – Recensione – PC

Finding Paradise – recensione di Valentina “Akemimas” Malara

Freebird Games torna dopo To The Moon a raccontare una storia con l’intento di emozionare e far riflettere, rilasciando su PC l’atteso seguito, Finding Paradise. Il gioco prosegue la macro-storia della Sigmund Agency, prendendo però ad esame un altro paziente e lasciando da parte John e River. A due anni dal suo rilascio, il 14 Dicembre del 2017, vogliamo comunque proporre un elaborato scritto su uno dei prodotti più riusciti del panorama “narrativo” videoludico, augurandoci di sapervi comunicare quello che l’opera di Kan Gao ha saputo lasciarci.

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Finding Paradise – Cosa faresti se potessi cambiare la tua vita? 

Ci sono storie che non vanno raccontate”, ma certamente quella di Finding Paradise vale la pena di essere diffusa nel mondo dei videogiocatori.

Colin è un uomo dalla vita apparentemente felice, con una moglie che ama, un figlio che lo rispetta e un percorso lavorativo soddisfacente nel settore dell’aviazione. Per quale motivo quindi uno come lui dovrebbe rivolgersi alla Sigmund Agency, l’azienda che si occupa di modellare i ricordi dei pazienti in fin di vita affinché credano di aver realizzato il loro ultimo desiderio? Questo è certamente compito del gioco narrarvelo, e non nostro, che possiamo solo limitarci a dire quanto la storia di Finding Paradise sia stata appagante.

Il timbro è ben diverso da quello di To The Moon, che puntava a straziare il giocatore fin dal primo secondo in-game: i ricordi di Colin non sono costellati di perdite, dolori e momenti tragici, ma bensì di dolci note, venti estivi e frammenti di vita indimenticabili, regalando al giocatore un senso di tranquillità… fino a quando qualcosa cambia.

Il mistero sul suo ultimo desiderio si andrà chiarificando e infittendo allo stesso momento durante il corso delle ore di gioco, spingendo tutti noi a chiederci “cosa mai può desiderare un uomo che ha tutto?”. Eppure, avere tutto è molto sopravvalutato e persino Colin, che fuori dimostra una serenità e stabilità invidiabili, ha numerosi rimpianti e soprattutto uno sarà al centro di tutta l’esperienza.

Kan Gao racconta una storia diversa da quelle da lui precedentemente toccate e lo fa con la solita maestria: rideremo grazie alle battute di Eva e Neil, i nostri scienziati, sorrideremo dei goffi tentativi di Colin di diventare più forte, ci faremo consumare dai dubbi sulle parti più fumose della sua memoria e verremo colpiti dritti al cuore, da una coltellata secca e d’impatto, quando meno ce lo aspetteremo.

Finding Paradise non è un gioco come tanti, non è qualcosa di prevedibile: è una costante pioggia di significato e massime di vita, mischiate a temi forti come la solitudine, l’amicizia e l’amore.

Parlare della trama di questo gioco in modo perfetto è praticamente impossibile, inoltre il timore di potervi rivelare troppo ci frena, ma sappiate una cosa: esattamente come To the moon, eppure in modo molto differente, Finding Paradise saprà restarvi dentro e non uscirne più.

Finding Paradise – Il cammino di chi ascolta.

Esprimersi sul gameplay richiede molto meno tempo che in qualsiasi altro gioco classico, poiché le opere di Freebird Games sono in realtà catalogabili come “storie interattive” e non come videogiochi veri e propri.

Il nostro “compito ludico” sarà quello di spostarsi da uno scenario all’altro, di ricordo in ricordo, alla ricerca dei collegamenti mnemonici necessari a proseguire: una volta trovati tutti, il titolo ci offrirà un piccolo minigioco dove dovremo allineare dei simboli a file di tre per poter proseguire, spesso senza alcun ragionamento o sforzo.

Lodevole la volontà di “sbloccare” la formula verso la fine, offrendo delle fasi che richiamano generi molto quotati nel panorama videoludico, che evitiamo di citare per non spoilerare alcun ché. Ed è tutto questo, Finding Paradise non vuole “giocare con noi” ma raccontare, e lo fa offrendo un comparto ludico basilare e spesso basato sul semplice “muoversi per ascoltare”.

Finding Paradise – Miglioramenti a vista d’occhio.

Graficamente, i miglioramenti si notano rispetto a To The Moon: le espressioni facciali sono più incisive, le animazioni in movimento dei personaggi risultano più fluide e gli ambienti, sebbene limitati, sanno offrire una buona varietà e resa. Tutto ciò deve essere letto ricordandosi sempre che parliamo di un gioco sviluppato con RPG Maker e che quindi non potrà certamente sorprendere per la resa grafica.

La colonna sonora è invece eccellente a prescindere, capace di offrire brani inediti d’impatto, da “semplici” composizioni strumentali a vere e proprie canzoni che canterete ininterrottamente anche a gioco concluso, come fu per “Everything’s Alright” di To The Moon.

Il doppiaggio è assente, mentre dobbiamo fare un plauso alla traduzione italiana amatoriale del gioco, che ri-adatta delle battute che in inglese sarebbero state per noi incomprensibili rendendole godibili, oltre che rendere più che soddisfacente l’intera narrazione testuale.

Finding Paradise – Quattro ore di qualità.

Sebbene a molti possano sembrare poche, 4 ore di gioco sono quelle adatte al completamento di Finding Paradise: esattamente come per To The Moon, il gioco non vuole essere una “lunga storia da raccontare”, ma un’incisiva esperienza narrativa che possa colpire in brevi attimi.

La difficoltà è inesistente, vista la natura poco ludica della produzione, ed il prezzo del gioco è ormai attestabile sotto le 10 euro, ragion per cui siete obbligati a comprarlo, visto cosa può offrire a livello emotivo. Inoltre, per comprendere meglio quanto avviene in-game, vi consigliamo di recuperare A Bird Story, altro titolo del team, totalmente gratuito.

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Amante di videogiochi e libri fin dalla nascita, ha poi sviluppato una grande passione per tutto ciò che è nerd. Originaria della terra del bergamotto e del piccante, vanta radici nordiche niente male e ha una passione irrefrenabile per il mondo animale. Logorroica e amante delle discussioni costruttive, datele un argomento di conversazione a vostro rischio e pericolo!