Crackdown 3 – Recensione – Xbox One, PC Windows

Crackdown 3 – recensione di Andrea “Kobla” Panicali

Crackdown 3 è stato l’ultimo titolo che collegava la nuova Microsoft a quella vecchia, la gestione che minacciò di chiudere la divisione XBOX, quella di Don Mattrick. Lo abbiamo provato per voi… Ecco cosa ne pensiamo!

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Siete fidanzati da un po’ di tempo con una persona, ci state bene, avete dei progetti solidi e la vita di coppia va a gonfie vele, però avete in fondo all’armadio quell’oggetto che ancora vi lega all’ex fiamma, che più volte avete ripromesso di gettare, ma mai fatto.

Quell’oggetto lì, la sua sola presenza, in qualche modo, potrebbe destabilizzare l’equilibrio creatosi con la persona che avete adesso al vostro fianco; allora vi decidete. Tirate fuori tutto il vostro coraggio lo portate fuori dall’armadio, e lo buttate.

Crackdown 3 – Le similitudini più azzeccate…

Quella che avete appena letto nella prefazione, è forse la similitudine più vicina al concetto di Crackdown 3.

L’ultimo oggetto che legava la vecchia Microsoft di Mattrick alla nuova di Spencer; uscito questo travagliato ed altalenante titolo, nulla più resta, fortunatamente.

Secondo alcuni il titolo non sarebbe mai dovuto uscire, ma cosa sarebbe successo se dopo cinque anni dall’annuncio, un cambio di team di sviluppo, un cambio gestione nei piani alti e la cancellazione di due giochi come Fable Legends e Scalebound, avessero cancellato ANCHE Crackdown 3? Un danno d’immagine tremendo. Quindi meglio togliersi il dente, far uscire il titolo senza grandi pubblicità, senza clamore.

Il giudizio è unanime, anche in Microsoft lo sanno: è un titolo mediocre, un’esclusiva di cui dimenticarsi il più in fretta possibile, un titolo che ha gettato nel fango il buono fatto dai suoi predecessori, un mare di problemi tecnici e non solo. Scaviamo un po’ più a fondo il titolo.

La campagna di Crackdown 3 è una cosa ben distinta e separata dal multiplayer, tanto che sono necessari due download diversi, gestiti da altrettanti client.

Questa inizia con un video estremamente scoppiettante con protagonista l’Agente Jaxon interpretato dal divertente Terry Crews, il quale fa un discorso di incitamento alle reclute che stanno per avviarsi in missione alla città-isola di New Providence, in mano alla TerraNova, una corporazione criminale con a capo Elizabeth Niemand.

L’obiettivo? Ovviamente uccidere tutti i criminali, peccato però che qualcosa vada storto, e l’aereo dove viaggiavano i membri dell’Agenzia sia stato distrutto da una forza verde misteriosa.

Crackdown 3 – L’inizio della fine

Il giocatore si troverà a decidere chi sarà l’unico superstite di questo attacco e che giurerà vendetta nei confronti di TerraNova, smantellando e distruggendo, pezzo dopo pezzo, tutte le attività e mandando letteralmente al creatore tutti quelli che si mettono sul cammino del protagonista.

L’inizio può sembrare decisamente divertente e ricco di azione, ma come inizia, finisce. Non ci sono altri video per tutto l’arco della campagna, se non quello conclusivo, e le cutscene sono delegate a delle tavole animate.

Non c’è una storyline precisa, non c’è un percorso, non c’è un filo logico. Solo distruzione e qualche battuta per provare a strappare un ghigno al giocatore.

Per tutto l’arco della storia non si farà altro che uccidere nemici per distruggere le varie attività, con l’unico scopo di trovare ed eliminare i vari luogotenenti sparsi per la mappa fino a giungere al capo, Elizabeth Niemand. Tra l’altro si saprà sin dall’inizio dove è collocata, e si potrà anche provare ad eliminarla, ma l’Agente sarà di livello così basso da essere eliminato in pochissimo tempo.

La componente free-roaming si sente, è presente, si può andare ovunque, a patto di riuscire a sopravvivere ai nemici più forti, ma si è “obbligati” a proseguire lungo un percorso, picchiare, sparare, distruggere per ottenere sfere ed aumentare le proprie abilità per poter avanzare.

Nulla di nuovo sul fronte occidentale, direbbero alcuni, visto che moltissimi giochi si basano su questa filosofia, però il problema è il gameplay.

Se da una parte si è spronati ad aumentare le proprie abilità per poter avere più armi, più danni, più salute, più abilità stesse (Tipo il doppio o triplo salto), dall’altra è risultato fin troppo facile giungere alle fasi conclusive del gioco (Non aspettatevi una campagna longeva, provando ad essere completisti non supera le 12 ore).

Il sistema di mira è totalmente automatizzato, basta premere il grilletto sinistro e sparare, poi il gioco è fatto. Con l’unica possibilità di poter scegliere su quale parte del corpo mirare. Ovviamente il tutto è fatto in maniera tale che il giocatore si concentri sulla dinamicità del gioco stesso, decisamente elevata, data soprattutto da una vita che si ricarica con il tempo, e non con medikit, sentendosi obbligati a muoversi costantemente e da un Agente in grado di fare letteralmente qualsiasi cosa, come se fosse un supereroe.

Crackdown 3 – Effimera euforia

Io stesso ho trovato divertenti 3-4 ore di gioco,ma poi ho cominciato a riscontrare monotonia, non varietà nelle missioni, scarsità dei contenuti (seppur ci siano un paio di attività secondarie capaci di far passare del tempo): le gare con le automobili, tra l’altro unico metodo per guadagnare in fretta le sfere abilità per la guida, e le gare di corsa a piedi sui tetti. A parte questo, il gioco è piatto, in tutto e per tutto: vai al punto A, uccidi tutti, libera i prigionieri/distruggi tutto.

Le parti più emozionanti sono quelle relative ai combattimenti contro i luogotenenti, se tutto il gioco fosse stato sulla stessa lunghezza d’onda, forse, sarebbe stato molto più divertente.

Eppure, pad in mano, si sente che qualcosa non va. Alla fine si giunge alla conclusione illuminante: “Ma è un gioco per nuova o vecchia generazione?”.

Perchè si afferma ciò? Perchè a dispetto degli screenshot pubblicati, dei video mostrati fino allo scorso E3, Crackdown 3 sembra veramente un titolo che si pone, graficamente e tecnicamente, come via di mezzo tra la scorsa e questa generazione.

I modelli poligonali sono fatti piuttosto male, anche con i settaggi più elevati, le animazioni sono così grossolane da risultare un gioco di serie B, l’illuminazione poi sembra essere inesistente.

Le uniche note positive sono il cel-shading fatto piuttosto bene, effetti particellari ben curati ed una New Providence che sembra essere una città da 10 e lode, ma che a malapena raggiunge la sufficienza; già, perchè in un gioco open world ci si aspetta che la città sia viva, soprattutto una futuristica come New Providence, invece è morta.

I pochi abitanti presenti faranno finta di non vedere il giocatore per tutto il tempo, tranne nel caso in cui si investa un pedone, nessun negozio è interagibile, nemmeno gli edifici. Si ha la sensazione di essere tornati a quei titoli dove il gioco si sviluppava interamente sulle strade; ciò poteva essere possibile cinque anni fa, forse, ma nemmeno tanto. Questo Crackdown 3 è 1/100 rispetto a quanto promesso agli albori; manca persino l’interazione con l’ambiente e la distruzione tanto promessa e decantata, presente solo nel multiplayer.

Crackdown 3 – Ah si… Il Multiplayer

Le partite multigiocatore, infine, non offrono spunti di divertimento. Sono solo due le modalità di gioco possibili: Cacciatore di Agenti e Territori, entrambe a squadre.

Nella prima si dovrà eliminare un Agente avversario e raccogliere il distintivo lasciato cadere da questi prima che venga raccolto da un compagno. Vince la prima squadra che raggiunge i 25 punti.

In Territori, invece, bisognerà conquistare e difendere alcuni punti della mappa, accumulando punti; chi arriva per primo a 250 punti porta a casa il trofeo del vincitore.

La differenza sostanziale con il singleplayer è una grafica molto più squadrata, volutamente, quasi fosse un’animazione computerizzata stile addestramento, e la possibilità di distruggere gli edifici.

Questo è possibile grazie al motore Cloudgine di Microsoft, il quale gestisce, attraverso un cloud, tutta la fisica. Sicuramente la parte più interessante ed innovativa del titolo.

Ovviamente è una tecnologia ancora “infante”, che ha bisogno di essere affinata, infatti si è notato come nelle partite multiplayer siano presenti glitch e lag dovuti a dei ritardi nel cloud e non ad un’effettiva mancanza di rete personale. Parlando sempre di problemi tecnici, si è riscontrato come il gioco tenda a crashare ed a chiudersi improvvisamente su PC, mentre su XBOX giri molto più fluido. 

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Proveniente dalle onde marittime di Roma, o meglio Ostia, è un grande appassionato di videogiochi, serie tv, film e libri thriller. Cresciuto a suon di pizza, pasta e videogiochi, si è guadagnato il rispetto tra i più famelici mangiatori d'Italia.