SPECIALE – I Cavalieri dello Zodiaco e l’equità dei ruoli

I Cavalieri dello Zodiaco – speciale di Martis Rigens

Parliamoci chiaro: con tutto il casino che è successo con Netflix e I Cavalieri dello Zodiaco, una volta finito il mio trasloco di casa è chiaro che anch’io avrei fatto “la puccia nel sangue”, come dice il mio buon amico Glitcherhood.

Quello che voglio proporre, però, è qualcosa di diverso: vedere l’opera completa di Masami Kurumada ed effettivamente constatare il ruolo dell’uomo e quello della donna al suo interno, cercando di rispondere a poche e semplici domande. Partiamo!

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I Cavalieri dello Zodiaco – Quando nasce Saint Seya?

Il manga originale nasce nel 1985, nel periodo in cui il Giappone si affacciava verso la “bolla speculativa giapponese”, una fase di mercato in cui la domanda sui beni immobiliari aumentò vertiginosamente e ci fu una grande attività speculativa. Ma non vado oltre perché non sono un’esperta in economia né vi voglio ammorbare con queste informazioni.

Quello che ci interessa capire è che il Giappone, dopo aver riottenuto la piena sovranità rispetto al controllo americano nel 1952, negli anni Ottanta usciva dalla sua verticale crescita economica; e, cosa importante per la nostra disquisizione, nel 1986 venne promulgata la legge per le pari opportunità in materia d’occupazione, quando 24,3 milioni di donne erano ormai attive nel mercato lavorativo.

In tutto questo il primo volume di Saint Seya esce nel dicembre del 1985 e l’opera si concluderà nel dicembre del 1990, ottenendo nel frattempo la sua trasposizione animata, nel 1986, a opera della Toei Animation, la quale vantava tra i suoi lavori Mazinga, Goldrake e Jeeg, i capolavori di Leiji Matsumoto “Capitan Harlock”, “Galaxy Express 999” e “Starzinger” e anche titoli come la romanticissima “Kiss Me Licia” oppure la prima versione di “Dr. Slump & Arale”.

Insomma, la serie dei cavalieri aveva già tutte le premesse per diventare un’icona dell’animazione giapponese.

Kōdo keizai seichō, il miracolo economico giapponese risolleva il paese del Sol Levante dalle macerie della seconda Guerra Mondiale e lo fa diventare la potenza che tutti noi conosciamo.

I Cavalieri dello Zodiaco – Ma di cosa parla Saint Seya?

La saga si divide in tre archi narrativi: The Sanctuary, The Poseidon e The Hades e narra sostanzialmente le avventure di questo gruppo di ragazzi giapponesi che diventano guerrieri consacrati alla dea Atena, e lottano per proteggere lei e l’umanità dagli attacchi delle altre divinità, passando dalla mitologia ellenica a quella norrena e tornando indietro senza battere ciglio, affermando silenziosamente che chiunque può professare la religione che desidera, senza però scazzare.

Nel primo arco narrativo, The Sanctuary, i 5 protagonisti (Seiya, Shiryu, Hyoga, Shun e Ikki) aiutano la reincarnazione della dea Atena, Saori Kido, a riconquistare il Santuario dopo che il Gran Sacerdote di allora era stato tradito e ucciso da uno dei Cavalieri d’Oro, Saint dei Gemelli.

Qui ci fermiamo per sottolineare la figura femminile per eccellenza dell’opera di Kurumada, quella che sarà sempre l’obbiettivo finale dei Cavalieri, e che al tempo stesso s’immolerà ogni volta per proteggere gli uomini dalla catastrofe: la dea Atena, ovvero Saori Kido, meglio conosciuta in Italia come Lady Isabel.

Piattola o emblema della forza femminile?

Di questa donna si è detto di tutto e di più: dall’essere una piattola che non fa niente tutto il giorno e che costringe i cavalieri, ogni volta, a farsi un culo enorme per salvarla dal cattivo di turno, al definirla un simbolo della forza femminile in quanto reincarna nientemeno che la dea della sapienza e della strategia di guerra, Atena.

Questa poverina si è fatta colpire da una freccia avvelenata, ha subito il ghiaccio e il freddo con addosso una tunica di lino (chitone), è quasi morta affogata e si è fatta uccidere per essere spedita nel regno dei morti e salvare uno dei suoi cavalieri dalle grinfie di Ade; e io parlo di quello che le capita solo negli archi narrativi del manga e dell’anime, ignorando i vari film, OAV e i successivi special.

Tra l’altro lo stesso Kurumada, in un’intervista, ha confessato che inizialmente Saori non sarebbe dovuta essere la dea di tutti i cavalieri, ma che ogni cavaliere avrebbe avuto la sua “Atena”; rendendosi conto che però la cosa avrebbe creato un casino inenarrabile, il maestro ha preferito limitarsi ad una sola reincarnazione, riprendendo come ispirazione un personaggio femminile da lui creato per un altro manga, Himeko Hojo da Fuma no Kojiro.

L’atteggiamento di “protettrice dell’umanità” della giovane ha fatto ricordare a molti il dio indù Vishnu, il quale si reincarna periodicamente per salvare il mondo del Caos, mentre altri l’hanno addirittura associata alla figura di Gesù Cristo, dato che nel quarto film la dea Atena si scontra nientemeno che con Lucifero, che la fa immolare facendole salire una lunga scalinata infestata di rovi a piedi nudi.

Sadismo di Lucifero Livello 9000

Tornando a Saint Seya, dopo i 114 episodi della “serie classica” e almeno 4 lungometraggi che hanno sparato quest’opera nell’Olimpo (perdonate il gioco di parole) delle opere più conosciute al mondo, nel 2002 il marchio ha avuto un rilancio commerciale con l’uscita della saga di Hades (formata da 31 OAV, roba da pazzi) seguita dal seguente elenco:

-5 nuovi manga (Episode G, Next Dimension, The Lost Canvas, Saintia Sho, Epsiodio Zero)

-un romanzo

-un nuovo film animato

-un film remake in CG adattamento della serie classica

-una nuova serie di OAV

-una serie TV (Saint Seiya Omega)

-una serie Original Net Animation, ovvero solo per la rete

-una serie OAV CG remake della serie classica

-una serie Live Action che dovrebbe uscire per il 2020

Ci siete ancora? Siete tutti vivi?

Non ho parlato dei videogiochi legati al titolo, ma fidatevi che anche lì ce n’è da scavare.

Quanti Cavalieri esistono?

Ok, qui andiamo sul difficile: i Cavalieri hanno tutti una loro armatura, che è associata ad una costellazione, e al momento conosciamo 88 costellazioni. Se però ci mettessimo a calcolare con precisione ogni cavaliere presente in tutte le versioni animate, sono convinta che si vada sul centinaio di tizi in armatura.

Vi basta sapere che le più famose sono le 5 dei protagonisti (Pegaso, Dragone, Cigno, Andromeda e Fenice) e le 12 dei Cavalieri d’Oro, associate ai segni dello zodiaco; se provate a chiedere ad un ragazzo che conosce i Saint Seiya il suo segno zodiacale ve lo dirà senza esitazione, associandolo al personaggio specifico. Io, personalmente, sono Acquario con Camus.

Se volete avere qualche informazione in più a riguardo esiste la “Saint Seiya Taizen”, l’enciclopedia del manga (quindi solo per quanto riguarda i tre archi narrativi originali) realizzata da Kurumada nel 2001 con all’interno tutte le schede dei vari cavalieri presentati nell’opera.

Esistono Cavalieri donna?

Oh, finalmente arriviamo al fulcro della questione.

Si, esistono: sono chiamate Sacerdotesse Guerriero e sono quasi sempre Cavalieri d’Argento; dato il loro ruolo di combattenti, hanno l’obbligo di indossare una maschera.

Non solo, ma queste donne sono più forti dei protagonisti della serie: tra le loro capacità straordinarie, infatti, i Cavalieri d’Argento possono muoversi o lanciare colpi raggiungendo una velocità fino a cinque volte quella del suono e sono estremamente resistenti al freddo. Addirittura sono talmente forti che le loro armature non presentano delle armi, perché non ne hanno bisogno; sono quelli che si occupano principalmente di missioni di esplorazione e assassinio, ma hanno anche il compito di custodire le armature senza proprietario e di addestrare gli aspiranti Cavalieri fino alla loro investitura.

Solitamente due sono i personaggi femminili più conosciuti all’interno della saga: Castalia, nel manga Marin dell’Aquila, maestra del protagonista Pegasus e Tisifone, Shaina della costellazione dell’Ofiuco, che inizialmente è nemica giurata del pupillo di Castalia e cercherà di ucciderlo, per poi diventare sua alleata. Le due saranno sempre in prima linea a salvare ed aiutare i cavalieri, combattendo più di una volta al loro fianco e salvandoli da situazioni difficili.

I più appassionati della saga forse ricordano addirittura June del Camaleonte, presentataci in una sola puntata di tutto l’anime, amica di Shun che lo affronta per impedirgli di andare a combattere contro i temutissimi Cavalieri d’oro, nel primo arco narrativo.

Oltre a queste iconiche figure, nel 2013 venne pubblicato uno spin-off (uno dei tanti) di Saint Seiya chiatamo “Sainta Sho – Le sacre guerriere di Atena”: in questa versione della storia siamo introdotti ad un nuovo gruppo esclusivamente femminile (le Santia) che fungono da ancelle di Atena e che devono affrontare niente meno che Eris, la dea della Discordia, con i suoi cavalieri Dryad mentre Seiya e gli altri quattro ragazzi vanno alla battaglia delle Dodici Case contro i Cavalieri d’Oro.

Insomma, di “donne forti” ce ne sono, che ancora adesso vengono ricordate con affetto (e anche no) dai fan della saga; anche la mia persona, durante l’adolescenza, si è fatta coinvolgere dalle vicende dei 5 protagonisti principali, con il suo cuoricino che batteva forte forte per Shun dell’Andromeda.

E poi a me Lady Isabel piaceva.

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Appassionata di storie in ogni loro possibile forma e appassionata nel raccontarle in ogni modo possibile, dal gioco alla scrittura. Da sempre giramondo, viene da un luogo conosciuto ma misterioso al tempo stesso, il MOLISE. La sua frase chiave? "Troppo caotica per avere una frase chiave!"