Diabolik Ginko all’attacco! – Recensione – Manetti Bros.

Diabolik Ginko all’attacco! – Recensione

A meno di un anno di distanza dal primo capitolo, è uscito nelle sale italiane Diabolik Ginko all’attacco, film diretto dai fratelli Manetti tratto dall’omonimo fumetto ideato da Angela e Luciana Giussani ed edito da Astorina. Nel cast tornano Miriam Leone e Valerio Mastandrea, mentre Marinelli viene sostituito da Giacomo Gianniotti.

Una (forse) troppa fedeltà al fumetto

Quando viene fatto un film tratto da un’altra opera, fumetto, romanzo, videogioco, eccetera, la cosa principale che viene sempre vista per prima è la fedeltà che il prodotto derivato ha nei confronti di quella originale.
Quando arriva un prodotto che traspone una storia già vista, i fan di quest’ultima sperano sempre che possa essere il più fedele possibile.
Cosa fatta dai fratelli Manetti, che non hanno mai nascosto di essere grandi fan di questo personaggio e che si sono impegnati sin da subito a fare una trasposizione fedele.

La domanda però a questo punto è: era davvero così necessario farlo così fedele?
Anche chi non ha letto i fumetti ma conosce un minimo questo mezzo di comunicazione capisce che in fase di sceneggiatura hanno fatto di tutto per adattare il meno possibile. I dialoghi non sono cinematografici, ma fumettistici. Sono i dialoghi di un fumetto, non di una pellicola.

Se vogliamo essere totalmente sinceri però, di base questo non sarebbe a prescindere un problema. Il problema è cosa spesso viene detto con quei dialoghi.
Contestualizziamo un po’: Diabolik è un personaggio ed un fumetto creato agli inizi degli anni ’60, di conseguenza le storie principali sono state realizzate e vendute proprio in quegli anni.
Quest’anno sono ufficialmente 60 anni che il personaggio esiste ed in un lasso di tempo così ampio sono tante le cose che cambiano, come i pensieri e le opinioni.
Oltre ad essere usciti direttamente da un fumetto, sembra anche che siano stati tirati fuori dagli anni 60.
Potrebbe sembrare che questa cosa ci stia, perché così mostri quali erano i pensieri in quei tempi e magari fai un po’ di critica. Il che non sarebbe sbagliato, anzi! Il problema è che in realtà in questo caso si ottiene l’effetto contrario: si ha la sensazione che il film sia stato scritto nel 1962 e che difenda tutte le opinioni discutibili che vengono inscenate. Battute sessiste come se non ci fosse un domani e personaggi femminili talmente piatti che un foglio di carta ha più spessore.

Non si può nel 2022 fare un film che sembra uscito 60 anni prima solo per mostrare come erano i pensieri dell’epoca.
Ci sta mostrare le opinioni ed i punti di vista, ma ci si deve prima di tutto ricordare il periodo in cui esce il film.

La recitazione

Non ci dilunghiamo troppo su questo punto, principalmente per il fatto che è meglio stendere un velo pietoso.
Basta solo aver visto il primo film per capire di cosa stiamo parlando, perché purtroppo quel difetto si ripresenta anche qua.
Quello che però ci chiediamo è: il film non funziona perché ha dei dialoghi al limite dell’accettabile, ma se fossero stati recitati bene sarebbero stati più credibili?
Questo perché un attore o un’attrice che sa fare il suo lavoro, può rendere credibili delle battute che non lo sono (o lo sono davvero poco).
E se con dei bravi attori fosse riuscito a venire fuori qualcosa di credibile?

Non si può però non citare la grande performance offerta da Monica Bellucci. Specifichiamo: grande performance nell’ambito del trash. Dispiace doverlo dire, ma sostenere  che ha recitato male è farle un complimento. Se in generale il cast non fa un buon lavoro, lei purtroppo ha dato la performance peggiore in assoluto. Sentirla recitare nei panni di Altea di Vallemberg è una sofferenza inimmaginabile, sembra una tortura uscita direttamente dall’inferno.

Non siamo agli stessi livelli, ma purtroppo bisogna ammettere che anche Giacomo Gianniotti e Miriam Leone non hanno dato il massimo. Non si può dire che abbiano lavorato male, ma in alcuni momenti anche loro hanno pronunciato qualche battuta in maniera piuttosto pessima.
Cosa che dispiace ancora di più se si pensa che la Leone nel film precedente era una delle poche interpreti che si riusciva a salvare.
Nulla da dire invece sul loro aspetto fisico. Talmente azzeccati da questo punto di vista che i personaggi dei fumetti sembra siano stati disegnati ispirandosi a loro.

L’unico che ha recitato bene, ma davvero bene è Valerio Mastandrea nei panni di Ginko, che giganteggia rispetto a tutti quanti.

La scrittura

Tralasciando i dialoghi, poiché ne abbiamo già parlato, questo film è stato scritto piuttosto male.
Molti passaggi sono privi di logica, i personaggi si comportano in modo stupido ed il tutto mette le basi per un ritmo altalenante.

In più utilizza una tecnica narrativa parecchio spicciola per costruire colpi di scena: mostra cose che in realtà sono false per deviare lo spettatore.

A meno che non sappiano di essere all’interno di una storia e che quindi rompano la quarta parete, i personaggi interagiscono con altri personaggi.
Qua invece ci sono dei momenti in cui i personaggi interagiscono in un determinato modo solo per convincere il pubblico di una determinata cosa che in realtà non è vera.
In un certo senso riescono a rompere la quarta parete senza rompere la quarta parete.

In più il tutto risulta estremamente prevedibile. C’è un punto in cui è impossibile non pensare qualcosa tipo “sta a vedere che va a finire così”. Ed infatti va a finire così.

Per non parlare dei personaggi, che appaiono uno più stupido dell’altro. Non andiamo troppo nello specifico perché se no spoileriamo, ma sembra davvero che facciano a gara a chi capisce di meno. Anche lo stesso Diabolik in questo film risulta davvero poco intelligente. Si salva, nelle varie situazioni, solo perché gli altri sono ancora meno intelligenti. Merito zero, solo gran fortuna.

Anche qua, l’unico che dimostra di avere del sale in zucca è Ginko. L’unico a comportarsi in maniera sensata.

L’impatto visivo

Forse l’unica cosa che davvero si salva è l’impatto visivo. Le scenografie e gli effetti speciali realizzati per questo film riescono ad essere piuttosto suggestivi ed a creare un’ambientazione unica, esclusiva per questa trilogia. Se poi si pensa al fatto che è un film italiano, questa cosa risulta ancora più notevole, perché cose del genere in Italia sono rarissime (e comunque non è detto che vengano fatte bene).
Non basta questo però a salvare un film che abbonda di fin troppi difetti.

Complessivamente

Nel complesso, alla fine, riesce a risultare comunque un film abbastanza godevole.
“Abbastanza” perché i momenti in cui i difetti si fanno più evidenti, dopo un po’, risultano pesanti e diventa facile distrarsi.
Riesce comunque ad intrattenere, ma purtroppo lo fa bene solo se lo si guarda in un’ottica ben specifica: quella del trash.
È un peccato dover affermare ciò, sia perché non riesce a dare giustizia ad un personaggio che ha fatto la storia del fumetto italiano, sia perché il cinema del nostro paese ha tanto bisogno di riacquistare credibilità. E purtroppo Diabolik Ginko all’attacco! non aiuta a farlo.

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Nato a Bologna nel 1996, si appassiona al cinema da bambino, quando capisce gli piacerebbe lavorare in quel campo. Più nello specifico come regista e sceneggiatore. Nel 2020 apre su Instagram un profilo che chiama "Recensisco Cose Audiovisive", con cui inizia a parlare di cinema e serie televisive con altre persone che condividono la sua passione.