Boy Meets Maria – Recensione – Star Comics

Boy Meets Maria – Recensione

Cosa succede quando si prova a parlare di identità di genere all’interno di un manga? Boy Meets Maria ci propone una delle possibili chiavi interpretative di un argomento delicato dei nostri tempi, uno di quelli che fa discutere animatamente attorno ad un caffè o davanti ad un servizio al telegiornale. Pubblicato da Star Comics al prezzo di 8,99 solo il mese scorso, in data 25 maggio, l’opera di Peyo ci parla di confusione, ideali, sentimenti e giudizio sociale… anche se non sempre, a mio dire, nel modo giusto. Scoprite il perché!

Boy Meets Maria – Recensione – Ideali e identità.

Taiga è un ragazzo dagli obiettivi semplici e dal cuore buono: vuole diventare l’eroe di qualcuno, magari di una bella ragazza che giura di proteggere e servire fino alla fine della sua vita! Cresciuto con gli ideali proposti dai cartoni animati per giovani e giovanissimi, il nostro studente del liceo incappa nella “vittima” perfetta dei suoi piani di vita: la bella, bellissima Maria è un’aggraziata attrice di teatro scolastico, capace di stregare intere platee grazie ai suoi tratti femminili e all’interpretazione delicata.

Taiga si prende dunque di coraggio, si dichiara alla dolce fanciulla e… scopre di avere di fronte a se Arima, uno studente della scuola che si presta volentieri ed esclusivamente ad interpretare ruoli femminili.

Come si evolveranno le cose fra i due? Dovete leggere per scoprirlo!

Accennata la trama dell’opera, è doveroso sviluppare alcune considerazioni.

Boy Meets Maria è un manga nato in territorio nipponico e come tale propone uno stile narrativo ben preciso, edulcorato da scenette comiche e grandi dichiarazioni d’amore a pieni polmoni; questa allegria va poi a scontrarsi con un sotto testo molto più complesso da esporre, fatto di stereotipi sull’identità di genere, sul “sentirsi” in un certo modo e su come il mondo attorno a noi possa reagire alla confusione personale.

Arima è un co-protagonista molto stratificato, sia per sua scelta che per eventi che lo hanno necessariamente condotto a scontrarsi con la propria fisicità e con la propria mente. Gli studenti del liceo di appartenenza mal si conformano a qualcuno che “non sa chi è”, mostrando tutta la confusione nell’approccio che risulta elemento dominante in più fasi della narrazione. “Perché non decide cosa essere, così so come rivolgermi a lui?” è una delle domande poste dai personaggi di contorno in modo più insistente, scelta probabilmente per evidenziare come al di là della ricerca di chiarezza per sé stessi si debbano fare i conti anche con l’insistenza degli altri, che pretendono risposte per poter difendere una propria comfort zone.

Mi è molto piaciuta la trattazione di questo argomento, non sempre visibilissimo in opere che trattano la medesima tematica, spesso più “buoniste” o superficiali.

Ben narrata risulta anche la prospettiva di Taiga, anche lui inizialmente ancorato a degli ideali superficiali, indotti da una società troppo apparente e poco sostanziale, pronto a gettarsi in promesse che però probabilmente non ha gli strumenti per mantenere. La volontà è la vera freccia al suo arco e la sensibilità del suo carattere, portata probabilmente da un passato che a sua volta è stato infarcito di superficialità interpretativa, lo condurranno ad un percorso personale gradevole da leggere.

Se la narrativa generale è piacevole e strappa qualche sorriso per la dolcezza e la genuinità dei protagonisti, mi sono tuttavia ritrovata a scontrarmi con un filone narrativo ricorrente nelle produzioni a tematica Queer ed LGBT: il DRAMMA.

Poche opere riescono a parlare di identità di genere e orientamento sessuale senza fare riferimento ad un evento traumatico accaduto al protagonista o ai suoi comprimari (come Heartstopper, ad esempio, che ho apprezzato proprio perché priva di drammaticità eccessiva!). Non chiedo al mondo fumettistico, letterario e cinematografico di bypassare la realtà presentando prodotti edulcorati o storie prive di qualsivoglia scontro o conflitto, ma mi piacerebbe anche che un protagonista Queer non debba per forza avere un trauma alle spalle che lo abbia “indotto” ad essere tale.

Non mi sento di considerare questo approccio un difetto di Boy Meets Maria, ma ammetto di esserne stata disturbata e di aver fatto fatica a digerire parte del volume proprio a causa di questa scelta narrativa.

Al di là delle preferenze personali, tuttavia, l’opera di Peyo resta un ottimo volume unico da leggere tutto d’un fiato e sul quale riflettere, magari proprio per questo Pride Month.

Boy Meets Maria – Recensione – Valutazioni generali.

Il tratto dell’opera è pulito, romanticizzato al punto giusto ma capace di incupirsi nelle scene determinanti assumendo una connotazione molto aggressiva, in alcuni momenti anche disturbante. La narrazione è scandita attraverso 6 atti ai quali si aggiunge un atto bonus, stampati su pagine in bianco e nero rilegate in un’edizione brossurata molto morbida e facile da leggere.

Il volume presenta anche una pagina iniziale a colori, che fa sempre piacere, ed una sovraccoperta dalla bellissima illustrazione, forse un po’ delicata ma in linea con il prezzo di vendita.

Ho apprezzato la presenza di una cartolina interna illustrata da FumettiBrutti, utilizzata dalla sottoscritta come segnalibro e ora destinata ad una conservazione eterna all’interno del volume.

Amante di videogiochi e libri fin dalla nascita, ha poi sviluppato una grande passione per tutto ciò che è nerd. Originaria della terra del bergamotto e del piccante, vanta radici nordiche niente male e ha una passione irrefrenabile per il mondo animale. Logorroica e amante delle discussioni costruttive, datele un argomento di conversazione a vostro rischio e pericolo!