Rainswept – Recensione – PC Windows

Rainswept – recensione di Pietro “OnlyApples” La Selva

In questo periodo di classici horror che tornano alla ribalta, terzi capitoli di epopee fantasy a lungo bramati e battle royale dal successo inaspettato, spunta come da sotto un cumulo di foglie autunnali spazzate via dal vento Rainswept, un’avventura narrativa dalle tematiche crime e dalle tinte Lynchane da vivere tutta d’un fiato.

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Quello delle avventure narrative (o avventure grafiche moderne, come a molti piace chiamarle) è un genere ormai maturo, pieno di opere dall’immenso livello qualitativo per quanto riguarda la narrativa e le tematiche trattate, risultando così facile individuare quali tasti premere per ottenere un determinato risultato, ma allo stesso tempo difficile capire come non premerli allo stesso modo per evitare di replicare in maniera estremamente simile il mood di altre produzioni.

I ragazzi di Frostwood Interactive, alla loro prima produzione pubblicata su Steam, scelgono quindi un approccio grafico già visto nelle ultime produzioni appartenenti al genere come Night in the Woods e Oxenfree, usufruendo del motore grafico di Unity che conferma di prestarsi bene per questo tipo di avventure grafiche disegnate a mano e a scorrimento.

Partendo quindi da basi tecniche solide e funzionali e de meccaniche di gioco collaudate, Rainswept tenta quindi di risalire la corrente attraverso una crime story dal retrogusto Lynchano, condita da risvolti psicologici inaspettati, da colpi di scena ben calcolati e dai buoni personaggi, pur non colpendo particolarmente per originalità, nonostante le tematiche trattate siano abbastanza poco ricorrenti nel genere di appartenenza.

Rainswept – Una vita da detective

Quella di Pineview è una cittadina di periferia come tante altre presenti in America, piena di campanelli con sopra scritti gli stessi cognomi da centinaia di anni e di negozi ed attività che, pur cambiando personale e scopo commerciale, mantengono sempre gli stessi mobili ed infissi.

Non è però la città natale di Michael Stone, detective dal passato oscuro che trapela attraverso i suoi frequenti blackout (anche nel bel mezzo di indagini), che in un’uggiosa giornata autunnale si ritrova a guidare verso Pineview per ordine dei suoi superiori, con lo scopo di aiutare la poco esperta sezione omicidi della piccola cittadina per un caso di sospetto omicidio-suicidio di una coppia di amanti.

Tutte le prove principali puntano infatti in quella direzione tanto da farlo sembrare un caso già chiuso, complice anche una strana pressione dello sceriffo di città per concludere le cose in fretta, ma come nelle più classiche delle puntate di CSI, alcune piccole incoerenze nella ricostruzione del caso daranno vita ad una serie di ulteriori indagini, sgomitolando una matassa di avvenimenti che riguardano il caso in modo dirette ed altre piste secondarie che ci sveleranno la micro narrativa dei vari abitanti della città che hanno, chi più chi meno, avuto a che fare con la povera coppia di vittime.

Lo svolgersi della trama principale è incalzante, non ricca di colpi di scena ma capace di raggiungere un ottimo climax prima delle varie rivelazioni, scritta veramente come una classica puntata di una delle svariate decine di serie poliziesche presenti. L’ottima scrittura di tutti i personaggi “secondari” è però il segreto per cui la trama di Rainswept funziona alla grande: all’inizio dell’avventura non sarà mai veramente chiaro chi era più o meno coinvolto nella vita delle due vittime, e la buona personalità di ogni personaggio aumenterà la nostra fame di scoprirne di più su ognuno di loro, sulle loro relazioni interpersonali, la loro psicologia e le loro abitudini.

Torneremo spesso dai vari personaggi per sapere cosa stanno facendo in quel preciso istante, per ottenere ulteriori dettagli sulle nostre scoperte, o anche solo per il gusto di chiedere “che cosa facevi la notte dell’omicidio?”

Il ritmo narrativo del gioco cambia poi nella seconda parte, meno investigativa e più incentrata sulla storia personale del detective Stone e sulla risoluzione del caso, e sebbene anche questa seconda parte sia funzionale e anche necessaria a tirare le fila del racconto sviluppato nella prima, non è forse altrettanto ispirata.

Rainswept – CSI Pineview

Chiariamo subito: a livello di gameplay non siamo di fronte ad un’avventura grafica piena di enigmi o ad un gioco dalle spiccate meccaniche investigative.

L’anima narrativa di Rainswept rimane tale anche nelle fasi di ricostruzione degli avvenimenti che hanno portato al point zero del gioco e l’interazione si limita al dover portare degli oggetti dal punto A al punto B ed alle scelte multiple legate alla storia, rendendo il titolo ancora più un “film interattivo” rispetto ad altre produzioni simili.

Al di fuori delle sezioni di investigazione è possibile girare la contenuta cittadina di Pineview, composta letteralmente da tre o quattro strade principali ed una manciata di punti chiave, per poter discorrere con le varie personalità di spicco della città e per poter ritrovare le persone in qualche modo collegate al caso.

Il mondo di gioco è sezionato in varie aree: le tre strade principali, l’hotel in cui staremo pernottando, la centrale di polizia e via dicendo, con dei cartelli stradali che fungono da “portale” per le zone adiacenti. Impareremo presto a muoverci velocemente all’interno di Pineview, dato che la mappa è al contempo di dimensioni contenute e non particolarmente intersecata, per agevolare una certa fluidità dello scorrere degli eventi narrati.

Il gameplay di Rainswept è quindi abbastanza classico, ed anche durante l’interazione coi personaggi non si smentisce, offrendo al giocatore la classica “ruota” di scelta multipla alla Life is Strange, con le classiche opzioni quali “esamina”, “parla”, “prendi oggetto/dai oggetto”.

Rainswept – Cartoline da Pineview

Pineview, come scopriremo durante le nostre indagini all’interno della (solitamente) pacifica cittadina montuosa, è anche frequentata da una nicchia turistica in cerca di quiete, ritiro spirituale e panorami autunnali da contemplare con una tazza di caffè caldo in mano.

Ed infatti Armaan Sandhu, il director del gioco (segnatevi il nome, potremmo risentirlo in futuro!), non smette mai di ricordarcelo, con una regia che ci mette spesso di fronte a bellissimi paesaggi dalle tonalità autunnali, evocativi e malinconici.

In altre situazioni la direzione artistica non è altrettanto ispirata però, in generale la cura per gli ambienti di gioco è un po’ altalenante e non riesce a raggiungere la qualità stilistica di altre opere simili.

Difatti a volte ci troveremo di fronte a sfondi disegnati con una certa sufficienza rispetto ad altri oggetti presenti in primo piano, o anche elementi dello scenario realizzati con uno stile leggermente differente tra loro, come se fosse stato necessario completare in fretta alcune scene del gioco.

Le animazioni in particolare risultano macchinose e generalmente poco curate, e soprattutto sotto questo aspetto il team di sviluppo dovrà trovare lo spazio di manovra per migliorarsi.

Il gioco è disponibile su Steam a questo LINK, all’onesto prezzo di 9,99€.

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Il suo vero nome è Pietro, è del '94 ed è appassionato di videogiochi e di altre forme di intrattenimento, come film e libri, soprattutto a tema fantascientifico. Insomma, il classico nerd ma senza il QI sopra la media. Si nutre di mele pixellose quasi ogni giorno, che di certo non gli levano il medico di torno.
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