Sono giunte in redazione tre piccole modifiche per quanto riguarda il palinsesto di MUBI di aprile 2021… Andiamo a vederle.
Sono tre le variazioni effettuate sul programma mensile di MUBI, eccole nello specifico:
Si parte da una produzione franco/turca del 2017, di genere drammatico
DJAM (2017) – Diretto da Tony Gatlif
Arriverà il 16 aprile al posto del film RAJA, precedentemente annunciato.
Djam, una ragazza greca, viene mandata a Istanbul dallo zio Kakourgos a cercare un pezzo raro del motore della loro barca. A Istanbul incontra Avril, 18 anni, arrivata dalla Francia per fare volontariato con i rifugiati: la ragazza è senza soldi e non conosce nessuno in Turchia. Djam prende Avril sotto la sua ala protettrice.
Si continua con il successo di Iñárritu
THE REVENANT (2015) – Diretto da Alejandro González Iñárritu
Arriverà il 25 aprile al posto di The Merry-Go-Round, precedentemente annunciato
In una spedizione nelle vergini terre americane, l’esploratore Hugh Glass viene brutalmente attaccato da un orso e dato per morto dai membri del suo stesso gruppo di cacciatori. Nella sua lotta per la sopravvivenza, Glass sopporta inimmaginabili sofferenze, tra cui anche il tradimento del suo compagno John Fitzgerald. Mosso da una profonda determinazione e dall’amore per la sua famiglia, Glass dovrà superare un duro inverno nell’implacabile tentativo di sopravvivere e di trovare la sua redenzione.
Per concludere una news interessante per gli amanti del cinema d’epoca, con una produzione molto discussa datata 1922!
FEMMINE FOLLI (1922) – Diretto da Erich von Stroheim
Arriverà il 27 aprile, in uno slot che era rimasto ancora libero.
Nel 1920 a Montecarlo un falso conte russo che vive con due false sorelle e una cameriera, da lui sfruttate, seduce la moglie di un diplomatico americano, violenta la figlia minorata di un falsario che lo uccide e ne butta il cadavere in una fogna. Prodotto da Carl Laemmle per la Universal a un costo enorme per l’epoca (un milione di dollari per 80000 metri di pellicola; l’edizione originale era di 6300, quasi 4 ore, prima ridotte dal produttore e poi sempre più scorciato dalle varie censure), è un melodramma a forti tinte che con irridente, irriverente e ribalda ironia Stroheim spinge sino alla caricatura.
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