Tra catene e cenere – Recensione – Librogame di Edoardo Dalla Via e Leonardo Benucci (autoproduzione)

Tra catene e cenere – Recensione – Librogame

Formidabile difensore della Juventus e della nazionale italiana di calcio con cui si è laureato campione agli Europei del 2020, vincitore di 9 campionati di serie A, 5 supercoppe e 4 coppe Italia, Leonardo Bonucci è da oggi anche autore di librigame!

Ok, mi dicono dalla regia che ho sbagliato una vocale: il vero autore del libro è Leonardo Benucci! Vabbé, ormai sono troppo pigro per correggere l’intro (mi ero persino andato a informare su Wikipedia, pensate un po’).
Comunque sappiate che le sue non sono le uniche mani realizzatrici di questo librogame, essendoci anche lo zampino di Edoardo Dalla Via, su cui per fortuna non rischio casi di omonimia. Una gaffe mi basta e avanza!

Per chi non l’avesse ancora capito (o non avesse ancora letto il titolo di questa recensione), oggi parlerò di Tra catene e cenere, un librogame molto ambizioso realizzato in autoproduzione e composto da ben 1085 paragrafi.
Beh, a essere precisi, non è che siano propriamente 1085.

Infatti, nel passaggio da un capitolo all’altro con cui è stata suddivisa l’opera, i paragrafi vengono arrotondati alla cifra tonda più vicina. Ad esempio, dopo il prologo si passa dal paragrafo 84 al 100. Oppure, al termine del primo capitolo, dal 360 al 400. E così via.
Un sistema questo che ha senz’altro facilitato gli autori a suddividere i paragrafi in varie scene durante la fase di realizzazione dell’opera ma che, almeno dal mio punto di vista, mi lascia un po’ perplesso dal momento che ho già letto librigame suddivisi in capitoli che però non hanno avuto la necessità di ricorrere a questo stratagemma.
Resta comunque il fatto che un librogame che supera le quattro cifre di paragrafi non è da tutti. Scopriremo ora insieme se anche il contenuto è all’altezza della quantità!

Tra catene e cenere – Recensione – REGOLAMENTO:

Verremo subito accolti da un testo introduttivo che servirà a spiegarci non solo il concept dell’opera, ma anche il funzionamento di un librogame per i meno avvezzi al genere. Infatti, lo stesso regolamento sarà impostato a bivi!
Sarà proprio mediante i bivi che scopriremo dunque tutti i dettagli dell’Omnis (un medioevo alternativo governato dalla magia), scopriremo che non occorrono dadi ma solo ingegno, e scopriremo anche di non avere un pene. Infatti, il testo ci avverte che si rivolgerà sempre a noi col genere femminile, nonostante tra i personaggi giocabili vi siano due personaggi declinati al maschile nella loro bio! Il Professor Oak non avrà più dubbi ora.

Parlando più nello specifico dei personaggi, si tratta di individui molto diversi tra loro, alcuni dei quali prevedono l’aggiunta della statistica del mana da dover gestire per il lancio di incantesimi o abilità speciali.

 

Ciascun personaggio avrà inoltre i suoi punteggi di vita, la sua quantità di monete, di averi, nonché una missione speciale da compiere. Se il personaggio riuscirà effettivamente a portarla a termine, quello dipende solo da noi!

Tra catene e cenere – Recensione – LA MIA AVVENTURA:

Scelgo di indossare i panni di Duccione, il cui compito è quello di schernire e sconfiggere la cosiddetta Danzatrice Cinerea… che altri non è che un demone del fuoco che ora dimora in un’antica villa nobiliare. Inizio dunque il mio lungo viaggio per raggiungerla. Dopo pochi attimi, mi imbatto in un gruppo di mercanti riunitisi in uno spiazzo erboso per fare sosta. Ne approfitto per raccogliere informazioni e magari fare qualche buon affare.
L’inizio non è dei migliori, visto che scelgo di “parlare” con un tizio muto che si esprime solo in gesti. Per mia fortuna, a furia di guardare i telegiornali del Trio, riesco a interpretarli senza alcuna difficoltà

Poco dopo mi sposto su uno strano tipo che mi sfida a dadi. Pessima mossa. Per lui, intendo. Infatti lo sconfiggo facilmente guadagnando anche una discreta somma di denaro. A suo dire, sono solo stato fortunato. Sì, avete capito bene: fortunatO! Strano, considerando che all’inizio mi aveva detto “benvenutA”. Ma insomma, il pene ce l’ho oppure no? Non avevo così tanta confusione sull’identità sessuale di qualcuno dall’ultima stagione di “Le bizzarre avventure di JoJo”.

Se ve lo state chiedendo… sì, sono tutti maschi quelli della foto.
Ma torniamo a noi! Ben presto riesco a parlare con qualcuno (un mago nero per la precisione) che conosce bene la strada per il maniero verso cui sono diretto. Si offre persino di accompagnarmi. Che gentile! Per ripagare una simile generosità, decido di colpirlo in testa e derubarlo. Poi, al suo risveglio, faccio finta che siamo stati entrambi attaccati da dei predoni. La mia bugia è talmente realistica che i predoni sopraggiungono veramente. Ah, il karma me la fa sempre pagare…
Tra le opzioni che posso scegliere per affrontare questi cosiddetti “brutes”, ce n’è una che cattura la mia attenzione: la fantasmagorica palla di fuoco che non manca mai in una qualsiasi campagna di D&D!

Peccato che il mio personaggio non sia abilitato per usarla. Mai una gioia. In compenso, sfrutto il Tocco Malefico con cui sconfiggo i nemici semplicemente sfiorandoli. Ora devo solo sperare che il mago non si congratuli con me dandomi il cinque… o che non mi venga in mente di trastullarmi (sennò, anche se avessi avuto un pene, lo perderei in questo momento).
Dopo questo piccolo imprevisto e dopo aver incontrato un altro gruppo di viaggiatori che si uniscono al party, giungo finalmente alle pendici della magione. Tutto fin troppo facile, finora… ma credetemi, siamo solo all’inizio!

CONSIDERAZIONI FINALI:

Esordire come autori non è affatto facile. Un’opera banale o mal riuscita può segnare la propria carriera e i propri lettori, che tenderanno a non fidarsi delle opere successive. Edoardo e Leonardo hanno senz’altro giocato fin da subito il tutto per tutto, realizzando un’opera sì con una tematica trita e ritrita, ma estremamente massiccia, ambiziosa e sotto molti aspetti anche coraggiosa. Basti pensare al fatto che, come già precisato, il genere utilizzato è prettamente femminile. Si tratta di una sferzata d’aria fresca, soprattutto nei confronti di tutte quelle opere dove, nonostante si possa interpretare un personaggio femminile, l’unico genere usato dall’autore è stato quello maschile. Era questa una strategia talmente diffusa che molti neanche ci facevano caso, andando però a inimicarsi il pubblico femminile. Col tempo si è andati alla ricerca di soluzioni alternative, come ad esempio lo Schwa. Ma personalmente non lo ritengo un grosso passo avanti. Il genere femminile può invece fare la differenza?
Beh…

Il meme parla da sé. Perché cercare soluzioni contorte quando basterebbe un semplice genere neutro? Voglio dire, se devo scegliere tra:
-sei contento
-sei contenta
-sei content*
-sei contentə
non sarebbe meglio usare un comodissimo “sei felice” per risolvere la situazione? È senz’altro apprezzabile che gli autori abbiano voluto combattere lo stereotipo maschile, e lo avrei senz’altro apprezzato di più se si fosse mostrato coerente dall’inizio alla fine. Invece, malgrado un apposito paragrafo di preambolo nel regolamento dove si spiega che in tutto il libro il testo si rivolgerà a noi al femminile, a volte il testo userà il maschile. È anche vero che in quasi tutti i casi ciò avviene in paragrafi dedicati solo ai personaggi maschili… ma fa strano che un paragrafo prima io mi rivolga a un tizio che mi parla al femminile e subito dopo al maschile.
Un altro aspetto che non ho apprezzato è l’eccessivo uso delle parolacce. Ci troviamo in un mondo fantasy medievale, perciò fa altrettanto strano imbattersi in termini quali…

… coglioni, puttana, cazzo, testa di cazzo, stronzo, stronzate, culo, fanculo, ecc (che vista la situazione, non saprei se sia il diminutivo di “eccetera” oppure “eccheccazzo”).

E sono solo quelli che mi sono capitati, di sicuro ce ne saranno molti altri. Accetto che i personaggi che incontriamo sono dei reclusi, ma molti di questi termini sono fin troppo moderni per l’epoca in cui si svolgono gli eventi. Magari sarò l’unico sensibile sull’argomento, ed è anche vero che la volgarità è pur sempre relativa

ma rimane il fatto che si tratta anche questo a mio avviso di un aspetto evitabile e che, anzi, potrebbe precludere alla lettura i lettori più giovani. Anche il sistema di check utilizzato non aiuta affatto a tale scopo. Si tratta di una meccanica basata sull’annerire dei pallini accanto ad alcuni paragrafi. In futuro, per stabilire se il lettore abbia o meno raccolto una determinata informazione o compiuto una certa azione, verrà chiesto se ha annerito o meno un certo paragrafo. Questo genererà però dei testi arzigogolati e abbastanza difficili da interpretare a lungo andare.

Ricordiamoci poi che questo sistema viene utilizzato non in un libro di 300 o 400 paragrafi (e già lì sarebbe stato fastidioso ma comunque accettabile), bensì di oltre 1000! Inutile dire che la lettura ne risente, diventando piuttosto lenta. Ed è un peccato, perché se finora ho marcato gli aspetti negativi non l’ho fatto per affondare l’enorme lavoro degli autori, ma solo perché mi rendo conto delle enormi potenzialità non sfruttate al meglio. Non è da tutti infatti offrire una storia non solo così longeva, ma anche rigiocabile. Abbiamo dalla nostra parte 4 protagonisti molto diversi tra loro, ciascuno con le sue abilità peculiari che ci permetteranno di accedere non solo a paragrafi riservati (ottenendo informazioni che altrimenti non avremmo potuto avere e garantendoci un quadro più completo della storia) ma anche a un’intera sezione di finali! Molti autori devono impegnarsi a fondo per ottenere simili risultati, e sono pertanto rimasto assai colpito nel constatare che Leonardo ed Edoardo ci siano già riusciti nella loro prima opera. Ciò testimonia il loro gran talento!
Quando riuscirete a connettere i vari punti della storia, vi sorprenderete di scoprire quanto è stata strutturata bene, e sarà un piacere sfogliare ogni pagina… anche per ammirare lo splendido comparto grafico che il libro propone.

Tra Catene e Cenere è dunque l’opera di due grandi appassionati a cui auguro senz’altro di riproporsi presto al grande pubblico, ma confido possano sfruttare l’occasione per imparare a migliorarsi e correggere tutti quegli errori e difetti che se presi singolarmente possono apparire marginali, ma sommati tra loro creano un notevole peso alla lettura. Ho avuto modo di confrontarmi con gli autori e mi sembrano persone in gamba, con la volontà di crescere e apprendere, quindi ho la netta sensazione che sentiremo presto riparlare di loro.

Roberto Bucciarelli alias Powerbob nasce nel 1993 a Tivoli, vicino Roma. Ragazzo creativo e fuori dalle righe, nella sua vita sono importanti tre cose: sua moglie Silvia, il Luton Town (squadra di calcio inglese) e i librigame, di cui è appassionato fin da piccolo... e di cui aspira a esserne autore. Il suo motto è: "la vita è una storia a bivi!"