Kimetsu no Yaiba (Demon Slayer) – Recensione – L’equilibrio degli opposti

Kimetsu no Yaiba – recensione di Martis Rigens

Ambientata nel periodo Taisho (1912-1926), la storia del giovane ammazza demoni Tanjiro Kamado è una splendida unione tra la tradizione ed il folklore giapponese e una modernità occidentale che si fa sempre più avanti e a cui tutti si stanno adattando. Anche i demoni.

Demon Slayer (Kimetsu no Yaiba) è l’opera di Koyoharu Gotoge, autrice che, con questo titolo, si cimenta per la prima volta in una storia a puntate: la giovane mangaka (27 anni) infatti ha esordito nel 2013 con Karigari, una oneshot di 45 pagine dove la tematica degli ammazza demoni era già il punto focale e che le ha permesso di vincere il “70th Jump Treasure Newcomer Manga Awards”.

Da allora ha continuato a pubblicare oneshot presso la Weekly Shonen Jump, una delle testate settimanali di manga più longeve in Giappone, con altri tre titoli dal 2014 al 2015; infine, il 15 Febbraio 2016, esce il primo capitolo della sua opera magna, Kimetsu no Yaiba, e 4 mesi dopo l’opera viene pubblicata nel suo primo tankobon, il suo primo volume.

Dopo 3 anni la serie è ancora in corso, con 15 volumi pubblicati e almeno 156 capitoli pubblicati dalla Weekly Shonen Jump; il titolo ha attirato la mia attenzione perché la Ufotable ha prodotto la serie animata, e il suo primo episodio è uscito il 6 Aprile 2019, ed esattamente 4 giorni dopo, la Star Comics ha fatto uscire il primo volume tradotto in Italiano.

Tu pensa i casi della vita!

No, non è vero niente.

Ma la mia curiosità comunque ha cominciato a crescere attorno a questo titolo, e mi misi a guardare il primo episodio dell’anime. E non rimasi delusa, tanto che andai a leggermi il primo capitolo del manga per capire quando l’adattamento animato si distaccasse dall’originale cartaceo; e questa volta rimasi sinceramente sorpresa.

Se devo descrivere con un aggettivo lo stile di Koyoharu Gotoge, scelgo la parola “duro”: il tratto è pulito anche nelle scene più concitate, sembra di guardare lo scatto di una fotografia, e anche nelle rotondità dei visi e degli occhi dei personaggi si percepisce l’asprezza dell’ambientazione.

Tanjiro Kamado, di ritorno dall’aver venduto carbone nella città ai piedi della montagna, scopre che tutta la sua famiglia è stata uccisa brutalmente da un demone, e con orrore scopre che l’unica sopravvissuta, sua sorella, si è trasformata essa stessa in un demone; tuttavia con un ultimo, disperato sprazzo di volontà, la giovane Nezuko reprime il suo istinto assassino e non uccide il fratello, permettendo così ad entrambi di avere una possibilità di trovare una soluzione a questa tragedia.

Come? Tanjiro diventa un ammazza demoni e Nezuko lo segue per i suoi viaggi, entrambi alla ricerca di un modo per far tornare la giovane ragazza un essere umano.

Il mondo in cui è ambientato il loro viaggio è un modo che sta cambiando: dal precedente periodo (il Meiji) l’influenza occidentale è sempre più presente nella vita di tutti i giorni, lo si vede soprattutto quando Tanjiro inizia ad indossare la sua uniforme di ammazza demoni e quando entra nelle città più grandi, dove non è raro trovare uomini che adottano lo “stile europeo”.

Al tempo stesso, però, è presente il legame spirituale che il Giappone mantiene con il suo folklore, lo si può vedere chiaramente negli allenamenti di Tanjiro per migliorare la propria tecnica e quando si presenta per il suo esame finale, dove un’immensa distesa di glicini impediscono ai demoni di uscire dalla montagna su cui vengono mandati i futuri ammazza demoni.

E’ un delicato equilibrio che la Koyoharu Gotoge mostra con splendidi paesaggi naturali e popolose e caotiche città, con abiti dal chiaro gusto europeo ma con piccole dettagli della tradizione, quali il cibo o i kimono e le acconciature femminili.

Kimetsu no Yaiba Recensione – Ma l’anime, in tutto questo?

La versione animata, ad opera come detto della Ufotable (che nelle sue produzioni ha niente meno che Fate/Zero e God Eater), prende lo stile della Gotoge e lo ammorbidisce leggermente, dando così ai personaggi una parvenza più “naturale”, ma mantenendo quella sensazione di aspro e duro tramite l’uso dei colori e delle sfumature; da sottolineare in particolare l’uso delle tecniche “acquatiche” di Tanjiro, dove la spada viene avvolta dall’acqua. Lì lo stile artistico richiama tantissimo l’arte di Katsushika Hokusai, uno dei pittori Giapponesi più famosi al mondo proprio per una sua opera chiamata “La Grande Onda”.

Altro punto forte dell’adattamento anime è sicuramente la musica: la Ufotable in questo caso si affida a Yuki Kajiura, che tra i suoi lavori ha realizzato le musiche di anime come Tsubasa Chronicle, hack//sign e Puella Magi Madoka Magica. L’equilibrio percepito nel manga di oriente e occidente viene nuovamente confermato dallo stile delle musiche: orchestrali ed epiche soprattutto nei momenti di battaglia, più tradizionali nei momenti più malinconici o “lenti”, con utilizzo di strumenti e vocalità tradizionali.

Insomma, la trasposizione è fatta a regola d’arte.

Appassionata di storie in ogni loro possibile forma e appassionata nel raccontarle in ogni modo possibile, dal gioco alla scrittura. Da sempre giramondo, viene da un luogo conosciuto ma misterioso al tempo stesso, il MOLISE. La sua frase chiave? "Troppo caotica per avere una frase chiave!"
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