Aquaman – Recensione – James Wan (2019)

Aquaman – recensione di Edoardo “Edux” Babbini

Nonostante le larghe spalle del suo protagonista il peso caricato su Aquaman rischiava di schiacciarlo. In un 2018 dominato dallo strapotere di “Avengers: Infinity War“, l’incessantemente acclamato “Black Panther” e il già capolavoro “Spiderman: Un Nuovo Universo” non sembrava esserci spazio per la DC. Il flop di critica di “Justice League” e un film sull’Atlantideo di cui nessuno sentiva la necessità davano quindi per spacciato il rivale dell’MCU. Al di là dello stratosferico incasso, sarà dunque riuscito l’eroe di Jason Momoa a riportare dignità al DC Extended Universe?

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Aquaman – La Svolta Registica?

La storia di Aquaman è semplicissima e vede il figlio di due mondi tra loro inconciliabili dover recuperare il tridente del mitico Re Atlan per poter reclamare il suo legittimo posto come Re di Atlantide. A opporsi al nostro eroe ci sarà Orm (Patrick Wilson), attuale re nonchè fratello di Aquaman (Jason Momoa), il quale vuole farsi proclamare Ocean Master e muovere guerra alla superficie. Secondo la tradizione per fare ciò dovrà ottenere l’appoggio di altri tre dei sette regni marini. 

Prima di procedere all’analisi della sceneggiatura è però doveroso premettere chi ci sia questa volta dietro la macchina da presa. Alla regia fortunatamente non troviamo più Zack Snyder, bensì James Wan, regista e sceneggiatore di “Saw – L’enigmista“, entrambi i The Conjuring, i primi due Insidious e altri davvero interessanti film minori. Regista quindi ineccepibile e magistrale sul lato tecnico e capace di prodezze anche in fase di scrittura. 

Inizierà quindi già a essere chiaro come sia possibile che dalla banale storia che ho precedentemente riassunto sia potuto nascere un cinecomic estremamente divertente. Nonostante i difetti che analizzerò col progredire della recensione. Il film ha dei punti di forza inamovibili capaci di renderlo un prodotto di puro intrattenimento.

Ciò avviene in primo luogo grazie allo scheletro dato da Wan alla sua creatura. Vengono infatti rimossi colpi di scena forzati, arzigogolati riempitivi fini a se stessi e praticamente tutte le sottotrame inutili. Il regista sa di non avere una storia sulla quale può osare poichè scarna ed è allora nelle appendici di questo magro scheletro che lo farà. Saranno infatti, nel bene e nel male, l’aspetto narrativo, l’aspetto visivo e il lato tecnico i campi di battaglia dove giocarsi la riuscita del film.

Aquaman – La Narrazione

Il primo aspetto da analizzare è quindi quello della narrazione, ovvero come muoversi in molteplici generi per donare dinamismo ad un cinefumetto.

La storia del nostro eroe e della compagna Mera (Amber Heard) segue infatti una macrostruttura molto vicina ai film d’avventura alla Indiana Jones nel muovere i personaggi tra gli spazi narrati. Si deve infatti recuperare una reliquia e nel farlo si deve percorrere una strada costellata di ostacoli. Strada e ostacoli che si susseguono come le tappe di un lungo viaggio che si estende in tutti gli angoli terrestri e sottomarini. 

Ed è qui che entra in gioco il secondo genere da cui attinge il regista: il fantasy. Dei mondi mostrati ci viene infatti narrata la storia, la politica, la geografia, la mitologia e i rapporti socio-economici che li reggono.

Nulla è lasciato al caso e il perchè delle azioni dei personaggi sono perfettamente inseriti negli schemi di un mondo che viene mostrato nella sua interezza. Questo racconto fantastico viene però intelligentemente spalmato per l’intera durata della pellicola e portato avanti sia con dialoghi che con semplici intuizioni visive

C’è però un terzo genere pronto a intercettare questi due, ovvero il cinema muscolare d’azione degli anni ’80. Wan decide però di scappare a gambe levate dalla retorica reazionaria dei muscoli di un “Commando” o un “Codice Magnum” e strizza l’occhio al genere solo per dare boriosità e arroganza al protagonista e all’azione.

L’esaltazione dei muscoli viene infatti sminuita dalle costanti battute di Mera che ne sottolineano la pochezza e nel mostrare Aquaman così esagerato lo ridicolizzano. Seppur con molte cadute di stile si raggiungerà nel finale un’ironica accettazione di tale ridicolezza e non una sua esaltazione. 

Aquaman – I Difetti della Narrazione

Purtroppo è proprio nella scrittura dei dialoghi, di uno dei villain e della componente comica che tutto questo sistema risulta fallace.

Momenti cruciali di consapevolezza del proprio operato sembrano scritti da un bambino e la potenza concettuale non è sostenuta dalla forza di scrittura necessaria.  Uno dei villain risulta essere chiaramente una scelta produttiva imposta al fine di giustificare un futuro sequel e va ad imporre una profondità narrativa che stona col tono generale della pellicola.

Vengono infatti compiute scelte morali ed emotive dalla portata troppo seria rispetto alla leggerezza generale. Inoltre una componente comica che , salvo un paio di occasioni, risulta infantile e ormai superata non aiuta a unire i tasselli. Anche perchè alcune scene sopra le righe lo sono troppo e alcune battute sono totalmente fuori luogo.

Risulterà quindi chiaro allo spettatore come il regista abbia voluto inserire spunti di riflessione, come ad esempio le ragioni ecologiche che spingono Re Orm, ma che la produzione abbia imposto un alleggerimento dei toni.

Le tematiche ci sono, ma non hanno abbastanza spazio. Si può vedere chiaramente dove stonano i dialoghi poichè è palese il modus operandi nell’inserirli.

Visto l’enorme incasso ci si augura quindi una totale carta bianca a Wan in un futuro sequel.

Aquaman – Il Lato Visivo

Se fino ad ora ci siamo mossi in bilico sul filo del rasoio qua Aquaman trova la terra ferma.

Se infatti la scrittura del film trova un contro per ogni pro il lato artistico della produzione è mozzafiato. L’anima fantasy del film esplode in fotogrammi uno più bello dell’altro. Abbiamo sette regni? Rendiamoli tutti unici. Abbiamo svariati popoli? Rendiamoli tutti unici. Abbiamo centinaia di architetture? Rendiamole tutte uniche. Abbiamo momenti epici uno dopo l’altro? Avrete capito la risposta.

I dettagli la fanno da padroni in ogni singola inquadratura sottomarina.

Le architetture, le armature, le decorazioni, le armi, le cavalcature e le razze sono tutte quante perfettamente distinguibili e originali.

A metà film sarebbe possibile eliminare ogni contestualizzazione spaziale poichè basterebbe l’estetica per far comprendere dove ci si trova e davanti a chi.

I Sette Mari sono opulenti, manieristici ed esagerati. E così anche i poteri, le battaglie e la costruzione delle immagini. La capacità tecnica del regista esplode in una perfezione artistica costante sia nelle scene minori che in quelle fondanti la pellicola. A ogni dialogo che si vuole dimenticare corrisponde un fotogramma che si vuole ricordare ed essendo il cinema arte visiva non è poca cosa.

L’esagerazione estetica risulta quindi una puntuale trasposizione dell’esagerazione narrativa e come essa è fatta di momenti cupi, come molte delle scene nelle battute finali, e momenti scanzonati, come ad esempio la piovra che suona i bonghi.

A differenza della narrazione il contrasto trai diversi toni non risulta però deleterio ma ben calibrato poichè qua chiaramente inesistenti le imposizioni dei produttori.

Aquaman – Il Lato Tecnico

Il terzo aspetto da analizzare è la forma con la quale tutta questa interessante (ma con difetti) sostanza viene portata su schermo.

La fotografia è molto accesa e colorata, seppur attenuata dalle ovvie tonalità blu del mare, con però esplosioni di rossi o arancioni molto accesi e repentine cadute nel nero più buio. risulta quindi all’occhio molto dinamica e si allontana da quella totale monotonia dei film precedenti. I colori sono molti e sono finalmente contestualizzati con quello che accade a schermo. 

Dal punto di vista registico, assodata l’impossibilità di Wan di sbagliare nelle scene statiche e in quelle che sono inquadrature di passaggio, l’aspetto da sviscerare è uno: le scene d’azione. Al loro interno vanno distinti le battaglie e i combattimenti.

Per quanto riguarda le prime se è vero che la regia si occupa di muoversi tra i centinaia di elementi a schermo è la costruzione artistica a monte a farle da padrona. Dovendosi rappresentare eserciti o creature enormi e mostruose la telecamera ha il semplice compito di valorizzare l’elemento in scena e non di crearlo come nel caso delle coreografie tra pochi soggetti.

I combattimenti se da un lato sono valorizzati da alcune scelte registiche ardite ed un montaggio interessante dall’altro mostrano il fianco a qualche esagerazione.

Non trattandosi di arti marziali le botte in quanto tali sono credibili e sono spesso girate inserendo la telecamera stessa all’interno del pugno che sferra il colpo o del volto che lo subisce. La macchina da presa si gira e rigira insieme agli elementi su schermo e il montaggio valorizza molto la loro spettacolarità. Non sono frenetici e pieni di tagli insensati ma coccolati da uno sguardo che vuole valorizzarli.

Nel farlo si cade però in un uso tecnicamente corretto ma eccessivo di rallentamenti e di riprese multiple della stessa azione. Non ci si trova quindi davanti a un qualcosa di mai visto ma sicuramente di ottimo livello.

Per quanto riguarda la colonna sonora va detto che o non spicca o risulta usata a sproposito con scelte di brani assolutamente fuori luogo.

Aquaman – Puro Intrattenimento

Sì, Aquaman ha dei difetti. Li ha e sono chiaramente presenti nel film nonostante abbia dato maggiore enfasi agli aspetti positivi in questa recensione. E mi sono permesso di fare ciò perchè se ripenso al film sono alla fin fine due le cose che mi saltano in mente, il divertimento e l’unicità.

Il blockbuster di casa DC vuole divertire e lo fa senza però farti staccare totalmente il cervello.

Le intuizioni visive e tematiche ci sono e lo spettatore che vuole coglierle ne rimarrà soddisfatto. Ciò avviene perchè in un panorama di grandi produzioni oscene James Wan vuole osare dando forza all’eroe che meno sembrerebbe averne sulla carta. Troverete cavallucci marini corazzati e squali dotati di armi laser da una parte e crostacei picchiatori contro tritoni snob dall’altra.

Quindi sì, gli scivoloni ci sono, ma non è questo forse il film giusto per farsi trasportare da essi?

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Studente di Giurisprudenza e appassionato di cinema, letteratura, videogiochi, fumetti e serie televisive. Le ore che non passa a studiare o interagire con gli altri esseri umani le passa ad approfondire nel modo più completo e approfondito le sue passioni. Il suo motto: “A ogni epoca la sua arte, all'arte la sua libertà”!