Civil War – Recensione – Alex Garland

Civil War – Recensione – Alex Garland

Parliamo di Civil War di Alex Garland, un film che il 18 aprile farà parlare molto di sé mostrando degli Stati Uniti come non li avete mai visti.

Alex Garland (The Beach, Ex Machina) torna sul grande schermo con Civil War, un film che farà parlare molto di sé, sia in positivo sia in negativo, senza mezze misure, portandoci all’interno di una seconda Guerra Civile su suolo americano, mostrataci attraverso gli occhi della stampa.

Trama

L’America è scossa da una seconda guerra civile senza quartiere, che dilania tutto il territorio da Nord a Sud, da Atlantico a Pacifico, con il popolo a subirne le conseguenze più catastrofiche. Niente case, poco cibo e acqua e soprattutto il non sapere chi è nemico e chi è amico.

L’unica cosa che sembra funzionare è la stampa, attraverso la quale noi spettatori veniamo proiettati all’interno delle vicende, passando attraverso l’obiettivo di Lee (Kirsten Dunst) e la lingua tagliente di Joel (Wagner Moura), giornalisti di guerra che hanno un’obiettivo; intervistare il Presidente degli U.S.A. prima che la guerra finisca. Un viaggio non privo di pericoli ed insidie che sottoporrà ad uno stress continuo due giornalisti che nella loro carriera ne hanno viste tante, forse troppe, che si ritroveranno “zavorrati” da due compagnie inattese ovvero Sammy (Stephen McKinley Henderson), giornalista veterano in cerca dell’ultimo scoop e da Jessie (Cailee Spaeney) ragazza che sogna di diventare la prossima Lee.

Capital Hill sei tu?

Vedendo questo film, dove americani sparano ad altri americani e dove volutamente il regista gioca con il pubblico non dicendo mai apertamente chi è chi, ad esempio si vedono spesso uomini con l’uniforme dell’esercito, ma i risvolti non sono sempre gli stessi, non si può far a meno di pensare “ma se l’incidente di Capital Hill del 2021 non fosse stato sedato si sarebbe sfociati in ciò che viene mostrato nel film”?

In fondo Garland pur non dicendoci nel dettaglio cosa ha fatto scatenare la guerra, sceglie volutamente di dividere gli Stati Uniti in due fazioni, quella fedele al Presidente, con Washington come roccaforte, mentre dall’altra troviamo l’alleanza del Texas e della California, che guarda caso sono due stati spesso e volentieri fondamentali nelle elezioni presidenziali.

Un film che Garland decide di improntare tutto sul rendere vago costantemente chi è che ammazza e trionfa su chi, dando peso solo ad un aspetto, quello dove sul suolo americano ci sono americani che sparano e torturano altri americani, non solo per un ideale politico, ma anche per sfogo, per frustrazione o per un qualcosa che forse bolle da troppo tempo nel cuore di molti americani.

Film che però non vuole mostrare degli Stati Uniti sull’orlo del baratro anzi tutt’altro, questo grazie in parte anche alla stampa, una stampa che inesorabilmente non si ferma e anzi documenta ogni giorno tutti gli orrori di questa guerra tutta americana, informando tutti coloro che vogliono avere una propria idea o una propria opinione riguardo ciò che accade nelle città e nelle strade di ogni stato. Stampa che non prendendo per partito preso una posizione, ma documentando sia un fronte che l’altro, ci mostra come alla fine quella Bandiera e gli ideali su cui essa si basa, per quanto possano essere distorti o forzati dal popolo, trovano sempre il modo di far trionfare in qualche modo una giustizia che riporta tutto all’equilibrio iniziale.

Make America Great Again?

Vi confesso che dopo la visione di questo film ho avuto bisogno di metabolizzarlo un attimo prima di scrivere questa recensione, perché non è il classico Disaster Movie o il war movie di turno dove gli Stati Uniti hanno la meglio e riportano l’ennesima vittoria, qui si parla si di Guerra, ma una guerra dentro la propria casa, dove cittadini illusi dal politico di turno si ritrovano ad essere asserragliati dentro le proprie abitazioni, dove il credo e gli ideali politici vengono meno e dove soprattutto il sogno americano si sgretola davanti agli occhi degli spettatori, mostrando un paese che ha superato il punto di non ritorno e solo un gesto estremo come l’uccisione del presidente degli Stati Uniti può riportare il tutto alla normalità, mostrando quanto Garland veda un’America ferita da una politica che forse per troppo tempo si è solo riempita la bocca di slogan ma che nel concreto sfrutta solo l’estremo patriottismo del proprio popolo che ancora vede l’America come paese migliore del Mondo quando ormai quel treno al momento è passato.

Conclusioni

Un film che come vi dicevo all’inizio farà parlare di sé, non esente di difetti sicuramente, ma che smuoverà parecchie domande e soprattutto farà pensare il pubblico, ponendolo davanti ad una crudezza nelle immagini e ad una storia che non lascia nulla o quasi all’immaginazione, mostrando al netto dei compromessi cinematografici l’atrocità di un conflitto armato dentro la propria casa.

Film che quindi il 18 aprile vi consiglio caldamente di andare a vedere, anche se non siete amanti del genere è un film che dovete vedere, per farvi la vostra idea e per trovare la vostra chiave di lettura laddove per la prima volta gli U.S.A combattono loro stessi e non il nemico di turno.

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Xuan di Narvali Nerd, classe 93. Per diletto e passione parla di cultura nerd, dai Manga ai fumetti, dai film all'animazione, insomma qualsiasi cosa possa attirare la sua attenzione.
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