Gen V – Recensione Prima Stagione – Prime Video

Prima di partire forti con la recensione della prima stagione di GEN V è giusto eccitare tutti i lettori con la conferma del rinnovo della serie per altre due stagioni.

Secondo Variety, è stato riferito che Gen V, il primo spinoff live-action sviluppato per la serie di supereroi di successo The Boys, si è assicurato il rinnovo della seconda stagione. La notizia arriva poco prima della premiere del sesto episodio della serie in questione. La stagione è stata presentata in anteprima il 29 settembre per aiutare i fan a trattenere l’attesa per l’imminente quarta stagione di The Boys.

GEN V missione compiuta!

Espandere l’universo di The Boys con una serie audace come la Gen V è stato un viaggio incredibile per noi e per il nostro meraviglioso partner Sony

ha dichiarato il responsabile TV di Amazon MGM Studios, Vernon Sanders, in una dichiarazione per confermare la notizia di rinnovo.

Fin dalla nostra prima conversazione con gli showrunner Michele Fazekas e Tara Butters, insieme a Eric Kripke, Evan Goldberg e Seth Rogen, sapevamo che la Gen V avrebbe oltrepassato i limiti. Il loro approccio impenitente è esattamente ciò che il pubblico ama e ha aiutato la Gen V a diventare la serie numero 1 su Prime Video in oltre 130 paesi. Gen V è la nuova serie originale di Prime Video più redditizia del 2023 e siamo entusiasti che il nostro incredibile cast e troupe continueranno a raccontare storie coraggiose e audaci della Gen V ai nostri clienti

Ricordo che Gen V segue una precedente serie spin-off, The Boys Presents: Diabolical. Lo spettacolo live-action è ambientato nella Godolkin University School of Crimefighting ed esplora i supereroi in erba mentre imparano a usare al meglio i loro poteri.

GEN V abbandona le reali origini di The Boys

Il paragrafo precedente riassume perfettamente la serie. Trovo inutile andare ad analizzare tecnicismi registici perchè la minuziosa attenzione del reparto tecnico rende ogni scena ben pensata. Il risultato dal punto di vista visivo è davvero ottimo. Ben pensata anche la relazione tra montaggio narrativo e fotografia, ma si sa, per colpire nel segno serve qualcosa di più, la scrittura.

Un elemento così tanto sottovaluto nella sua essenziale scontatezza che non gli si da mai la giusta importanza. Non parlo solo della sceneggiatura, ma anche della caratterizzazione di ogni personaggio. Nelle accademie esistono semplici esercizi che, se fossero applicati nella loro forma più acerba, darebbero delle sfumature più interessanti rispetto a quelle mostrate in questa serie ricca di stereotipi acchiappa pubblico.

Per questo il paragrafo precedente racchiude il succo della volontà di questa serie; recito le parole del responsabile Vernon Sanders:

…Il loro approccio impenitente è esattamente ciò che il pubblico ama ed ha aiutato la Gen V a diventare la serie numero 1 su Prime Video in oltre 130 paesi.”

Attenzione, sono consapevole che parliamo di una macchina commerciale e l’obbiettivo è ben noto a tutti, ogni imprenditore deve trasformare in “big money” ogni investimento, altrimenti tutto verrà considerato un fallimento. E visto che The Boys è passata al pubblico come la serie delle morti stravolgenti, dei falli giganti e lascio a voi e alle vostre memorie tutto ciò che di irriverente questa serie ha portato nelle nostre case, con enorme entusiasmo anche del sottoscritto, hanno calcato forse un po’ troppo la mano su questo aspetto in Gen V.

Giusto o sbagliato, per me è no!

È difficile per me scrivere la recensione della prima stagione di Gen V, serie che grazie a Prime Video ho visto in anteprima. Difficile perchè sono molto legato al fumetto, ma anche alle prime due stagioni del telefilm The Boys.

Vi starete chiedendo perchè metto in evidenza questo legame e perche voglio legarlo alla scrittura.

Semplice, perchè il messaggio sociale, politico e relazionale che le pagine del comics ti sbattono in faccia sono sfumature pesanti di una narrazione pressochè perfetta. La prima stagione della serie aveva apparecchiato il banchetto per una giusta ed ottimale riproduzione televisiva, ma l’enorme successo ha creato libido di notorietà. Sul finale della seconda si era ad un bivio e la terza stagione ha fatto capire a tutti la strada che si è deciso di intraprendere: “trasformiamo tutto questo in un enorme universo”.

Questo ha fatto perdere le tracce, o per lo meno ha fatto passare in secondo se non terzo piano la vera spina dorsale del messaggio, ed eccoci giunti alla recensione di GEN V, un banale e classico telefilm sulla vita nei college americani. Con tutti gli stereotipi del caso che tanto fanno sognare i ragazzi europei e che tanto fanno immedesimare quelli americani. Aggiungi qualche pizzico di scene di sesso no sense, qualche esplosione che crea quell’effetto wooow, tipo bomba atomica in Oppenheimer, ma che alla fine non hanno alcun sapore, proprio come quella scena nel film di Nolan.

Potremmo chiamarlo effetto Nolan, oppure effetto TikTok, non so, vedete voi, ma non ne trovo alcuna differenza. “Datemi qualcosa con effetto woow altrimenti perdiamo il pubblico”, sembra essere questo il messaggio e forse alla fine hanno ragione loro, nulla da dire, alla fine Gen V è diventata la serie numero 1 su Prime Video in oltre 130 paesi.

Si potrebbe aprire una discussione gigante, ma siamo qui per la recensione di GEN V prima stagione.

Recensione prima stagione GEN V: in conclusione

Tirando le somme, è una serie che ha il suo perché in alcune scene, in alcuni espedienti visivi, ma all’episodio 5 mi aveva già annoiato per la sua banalità e per suoi buchi narrativi clamorosi. Gente che diventa piccola e i vestiti si rimpiccioliscono con lei, ma se diventa grande non ha più i vestiti. I nostri protagonisti che perdono (o meglio gli viene forzata la perdita) la memoria, ma dimenticano solo quello che fa comodo alla narrazione e tutto il resto no. Sono cose sulle quali proprio non riesco a sorvolare, come tutto il sesso che forzatamente viene introdotto ogni due secondi senza senso. E potrei citarvi mille scene del genere. Nella precedente recensione vi anticipavo molte di queste scene.

Leggi la mi precendete recensione su GEN V, clicca QUI 

Attenzione non confondiamo tutto questo con una narrazione anticonvenzionale. Con un messaggio che cerca di ribellarsi alle forzature del politicamente corretto, perchè GEN V sposa quest’ultimo in pieno, solo che lo camuffa bene. Oltre a mantenere le persone “concentrate sulla serie”, il famoso effetto Nolan/TikTok, queste scene distolgono l’attenzione del fruitore dall’evidente schiavismo che anche Gen V ha mostrato al politicamente corretto. In questo periodo storico l’idea di “politicamente corretto” sembra essere concentrata su tematiche diverse e quindi cazzi e vagine sanguinanti ora vanno bene.

Se siete arrivate fino a qui sono sicuro che siete desiderosi di urlarmi la vostra idea e tapparmi la bocca da vecchio brontolone a cui nulla sembra andar bene. Vi aspetto nei commenti, ma vi anticipo che a tempo debito uscirà un’analisi più immersiva, ora voglio rispettare ancora chi deve arrivare alla puntata finale!

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Scrive come tesi di laurea “ Il cinema nella mente” perché per lui la relazione tra cinema e psicologia è tutto. Ama vivere nel sogno, o semplicemente far vivere i suoi di sogni, purché questi vengano vissuti in maniera personale. Non dimentica mai che “In ogni strada di questo paese c'è un nessuno che sogna di diventare qualcuno” e in quel viaggio cosi folle “ Perdersi è meraviglioso”.
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