Pesci Piccoli – Recensione
Prime Video ci offre una nuova mini serie, prodotta e interpretata dai The Jackal, ovvero “Pesci Piccoli: un’agenzia, molte idee, poco budget“. Vediamo insieme di cosa tratta questa nuova serie comedy.
Pesci Piccoli – La trama
Nella piccola sede provinciale 7 della Tree Of Us, l’arrivo di Greta, una nuova manager declassata dopo un burnout, porterà un’ondata di novità e imprevisti in ufficio. Mentre Fabio si sta lasciando alle spalle una storia d’amore e Aurora sembra avere una cotta per un collega, con gli amici Ciro e Fru dovranno affrontare nuove sfide al lavoro.
Pesci Piccoli – Il cast e la produzione
Prodotta dai The Jackal con Mad Entertainment e in collaborazione con Prime Video, la serie di sei episodi è diretta da Francesco Ebbasta. I personaggi principali sono interpretati da Ciro Priello, Gianluca Fru, Aurora Leone, Fabio Balsamo, e Martina Tinnirello.
Completano il cast Amanda Campana, Anna Ferraioli Ravel, Angelo Spagnoletti,Veronica Mazza, Giovanni Anzaldo, Sergio Del Prete, Flavio Pellino, Sara Penelope, Dino Porzio, Francesca Romana Bergamo, Alessia Santalucia, Gianni Spezzano, Marina Zanchi e Mario Zinno.
Una semplice fiaba che fa sorridere
I The Jackal con questa serie decidono di ricorrere alla semplicità, raccontando la vita di ufficio in un’agenzia pubblicitaria di provincia. È qui che i dipendenti lavorano, si trastullano, provano a mettersi in discussione e cercano dimostrare di che pasta sono fatti.
Viene mostrata quella che è la realtà dell’agenzia pubblicitaria che ruota attorno a strambi influencer, video di TikTok, e idee copiate da internet oppure troncate dal basso budget. Ad essere rappresentato in maniera poco realista è invece il rapporto tra colleghi all’interno di un ufficio.
Pesci piccoli è come una fiaba, in cui la narrazione segue avvenimenti semplici e veloci e che si conclude ad ogni episodio con una morale. Ci viene mostrata una visione idilliaca del rapporto fra colleghi, che poco rispecchia la realtà a cui siamo abituati, ma di cui i The Jackal vogliono davvero parlare.
La serie punta principalmente sul sentimento di amicizia che lega i personaggi e su come basti fare squadra per superare le avversità. Non vi sono grossi drammi che scuotono la loro armonia, solo leggeri imprevisti. Questo la rende sicuramente piacevole da vedere ma meno veritiera per lo spettatore.
Un desiderio di innovazione che, però, vola basso
Considerati i precedenti lavori dei The Jackal, in cui si prendevano gioco delle classiche pubblicità a cui siamo abituati, e sapendo che la serie è ambientata in un agenzia pubblicitaria, quasi ci si aspettava che avrebbero seguito un format simile. Ma non è così.
Da questo punto di vista ci delude un po’, conoscendo il potenziale del gruppo nell’ambito della parodia.
Per quanto non sia giusto, ci viene comunque automatico prendere in considerazione serie simili, come Boris oppure The Office, in cui la commedia sul posto di lavoro va a braccetto con la rappresentazione cruda, e a tratti macchiettistica, di quell’ambiente.
La serie, seppur spiritosa, non è satirica e incisiva come quelle sopra citate. La sua comicità è più accennata e quasi di contorno. La sensazione è un po’ come passare una serata tra amici, dove se si ride bene, ma l’importante è stare insieme.
I The Jackal, a mio parere, avrebbero potuto osare di più.
Con questa prima stagione la serie procede a piccoli passi senza sbilanciarsi troppo. Confido, però, che sia un modo per tastare il terreno prima di salire di livello e puntare più in alto.
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