Sanctuary – Recensione – Zachary Wigon

È uscito al cinema Sanctuary, film diretto da Zachary Wigon ed interpretato da Margaret Qualley e Christopher Abbott, distribuito in Italia da I Wonder Pictures.
La pellicola è stata presentata in concorso al Festival del cinema di Roma nell’edizione del 2022.

La sceneggiatura

Sanctuary porta, sia a Qualley ed Abbot che a Zachary Wigon dietro di essa, una sfida piuttosto ardua: raccontare una storia con solo due attori, una sola location e novanta minuti da reggere. In questa recensione cerchiamo di capire se ci sono riusciti.

Non sappiamo esattamente quanto possa essere costata la produzione di questo film. Abbiamo cercato su internet, ma senza aver trovato informazioni interessanti. Possiamo però intuire che non abbia avuto un budget particolarmente alto, considerando il numero di attori e di location.

Molto probabilmente non era nemmeno necessario avere tanti soldi da investire, poiché la sceneggiatura da cui il progetto è partito è di qualità piuttosto notevole.

Non si perde mai in dettagli inutili e riesce ad esplorare approfonditamente i due personaggi in quei “pochi” novanta minuti che ha a disposizione.
Questa esplorazione la fa utilizzando dei dialoghi davvero ben scritti e ricchi di sottotesto, che non spiegano esplicitamente ciò che c’è da spiegare, ma danno comunque agli spettatori tutti gli elementi necessari per unire in seguito i puntini.

La recitazione

Su due piedi potrebbe risultare particolarmente facile recitare in un film del genere, ed invece è l’esatto opposto, poiché si tratta di una storia caratterizzata da una fortissima impostazione teatrale.

Abbott e Qualley hanno optato per un tipo di recitazione più cinematografica che teatrale, ma sono comunque riusciti a dare vita a due performance incredibili.
In particolare spicca quella di Margaret Qualley nei panni di Rebecca, la dominatrice, che riesce ad alternare toni di voce ed espressioni facciali che cambiano da un momento all’altro.

Molto bravo anche Christopher Abbott, ma la sua performance viene un po’ oscurata da quella della sua co-protagonista.

Regia e fotografia

In un primo momento potrebbe sembrare che avere a disposizione solo un appartamento possa risultare limitante da un punto di vista registro, ma solo in un primo momento.
Wigon ha utilizzato, in tutta la durata, un totale di 700 punti macchina, riuscendo a trovare punti di ripresa davvero molto interessanti ed efficaci.

Il tutto, inoltre, è supportato da un’ottima fotografia. Essa è caratterizzata da colori piuttosto accesi ed allo stesso tempo marcatamente scuri, portando sullo schermo un risultato che restituisce un’atmosfera di tensione, perfettamente in linea con tutto il resto.

Conclusioni

Non si tratterà probabilmente del più grande capolavoro di tutti i tempi, ma Sanctuary riesce comunque a raccontare una storia davvero ben scritta, diretta ed interpretata.
Un film che prende solo due personaggi e li approfondisce in maniera completa e carismatica.
Vi terrà incollati allo schermo fornendovi sempre ciò che non vi aspettate.

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Nato a Bologna nel 1996, si appassiona al cinema da bambino, quando capisce gli piacerebbe lavorare in quel campo. Più nello specifico come regista e sceneggiatore. Nel 2020 apre su Instagram un profilo che chiama "Recensisco Cose Audiovisive", con cui inizia a parlare di cinema e serie televisive con altre persone che condividono la sua passione.