Scars Above – Recensione – XBOX Series X|S, XBOX One, PS5, PS4, PC

Scars Above Recensione

Con un po’ di ritardo anche io ho avuto la possibilità di finire (finalmente) Scars Above, e devo dire che le premesse erano veramente buone. Peccato non mi abbia colpito al massimo. Scoprite insieme a me il perchè, come al solito con una recensione senza peli sulla lingua.

Ci sono volte in cui, prendere spunto da alcuni prodotti, funziona dannatamente bene. Altre volte no; sì sto parlando di Scars Above, un gioco che si presenta sulla carta come un interessante mix di meccaniche action, sparatutto, RPG e qualche sprazzo di soulslike, ma nei fatti si scontra con la realtà di una realizzazione davvero, davvero approssimativa, con l’obiettivo di cercare di essere il più simile possibile a un prodotto come Returnal.

Trama

Inaspettatamente, una colossale struttura extraterrestre compare nell’orbita terrestre. Una squadra di scienziati e ingegneri viene inviata verso questa struttura per stabilire un primo contatto e indagare sulla natura dell’oggetto sconosciuto, noto come “il Metaedro“. Tuttavia, quando l’unità si avvicina, un fenomeno inspiegabile si verifica e proietta il gruppo SCAR (Spedizione di Contatto, Analisi e Ricerca) su un pianeta desolato e ostile.
La dottoressa Kate Ward comanda la missione, avente il compito di trovare i nostri compagni dispersi e di scoprire un modo per tornare a casa. Nel frattempo, dobbiamo lottare per sopravvivere contro le creature mostruose che popolano questo mondo.
La storia di Scars Above, sotto tanti aspetti, è parecchio derivata. Temi di astronauti dispersi sono già stati trattati in giochi come Returnal. Ma sicuramente il fascino di questo titolo non sta tanto nella trama principale, quanto nelle sottotrame del mondo alieno e di chi lo popola; assolutamente immensa, al netto di una durata del gioco abbastanza corta, mettendoci circa nove ore per finirlo.

Gameplay

Fin dall’inizio, l’incontro con le grottesche creature aliene si è rivelato molto più complicato di quanto mi aspettassi, fallendo e ricominciando tantissime volte. Tuttavia, questa paura è andata piano piano scemando, e il brivido iniziale si è dissipato dopo circa un paio di ore, quando ho sbloccato le prime armi di un vasto arsenale. Da quel momento in poi, la maggior parte delle mie battaglie sono diventate banali, e sono rimaste tali fino alla fine.

Come già detto nell’introduzione all’articolo, Scars Above si presenta come un action shooter con elementi RPG e Souls Like, con quest’ultima che si concretizza con la presenza di specifiche colonne in cui salvare la partita e rispristinare la vita, insomma, si può riposare, facendo però ricomparire tutti i nemici sconfitti in precedenza.

Per evitare di dover affrontare nuovamente gli stessi avversari una volta completata una determinata zona, viene adottata la soluzione dei tradizionali passaggi che fungono da scorciatoie fra le diverse sezioni dello scenario. Ciò fa si che l’esperienza hardcore vada a perdersi fino al raggiungimento delle fasi finali del gioco, ossia le più impegnative.

Il problema principale riguarda l’implementazione delle idee, poiché sin dalle prime fasi, il titolo sembra essere un progetto abbozzato, ancora in corso d’opera. Animazioni legnose, asset ripetuti all’unisono, grafica che in alcuni punti eccelle, mentre in altri, meglio lasciar perdere. Kate utilizza un machete per colpire gli alieni di questo pianeta sconosciuto. Tuttavia, nonostante le manovre siano maldestre e grossolane e la rilevazione delle collisioni sia poco precisa, questa opzione è valida solo contro alcuni piccoli aracnidi. Mentre risulta completamente inutile con alcuni tipi di nemici più particolari, per esempio i boss, i quali segnano spesso il passaggio da un capitolo all’altro.

In Scars Above, le armi a disposizione sono le classiche pistole che ci si aspetterebbe da un qualsiasi sparatutto, ma con una svolta elementale. Ad esempio, c’è il fucile d’assalto con proiettili elettrici, un lanciagranate che congela i nemici e un fucile che li disintegra con l’acido. Concatenando gli attacchi con queste armi, è possibile produrre reazioni elementali che infliggono danni bonus a tutto ciò che si avvicina, e l’ambiente può essere utilizzato a proprio vantaggio. Ad esempio, sparare un proiettile di fuoco o di acido crea una forte esplosione, mentre sparare a un nemico in piedi sull’acqua con il lanciagranate lo congela più velocemente. Il sistema di cambiamento dell’arma si dimostra un modo intelligente per scegliere quella più adatta e creare un piano migliore ed efficace contro i nemici.

La maggior parte delle creature di fronte a me poteva essere sconfitta in pochi secondi utilizzando qualsiasi combinazione di elementi, indipendentemente dalla loro forza o dalla situazione. Anche se il sistema è interessante e offre molte opzioni tattiche, la sua efficacia eccessiva rende i combattimenti troppo semplici alla lunga, privando il gioco di una sfida significativa. In generale, sarebbe stato preferibile un sistema di combattimento più equilibrato, che richiedesse una pianificazione accurata e una strategia ben definita per sconfiggere i nemici più forti.

Le munizioni possono rappresentare un problema, e la ricarica dell’arma equipaggiata può risultare davvero fastidiosa. In alcune situazioni, dobbiamo trovare un modo creativo per fermare un enorme mostro, individuandone i punti deboli o bloccando il suo avanzamento in qualche modo, per poi attaccarlo. Tuttavia, interpretare correttamente queste situazioni non è sempre facile, e spesso si procede con un lunghissimo Try-And-Error. Qui ci soccorre l’albero delle abilità, che ci permette di potenziare Kate rendendola più resistente, con la possibilità di aumentare lo spazio dello zaino e aumentare la capienza dei caricatori delle armi. Inoltre si può ottimizzare la batteria che alimenta i gadget utilizzati dalla nostra protagonista. Questi gadget, come le barriere, le sfere di liquido infiammabile da accendere con il Caricatore Termico, le capsule che creano spazi di stasi in cui tutto rallenta e così via, aggiungono un po’ di spessore all’esperienza.

Tuttavia, nel concreto, il gunplay si rivela molto approssimativo, le collisioni incerte e la legnosità dei movimenti rendono difficile utilizzare l’arsenale, soprattutto nelle sequenze più frenetiche, finisce inevitabilmente per generare episodi di frustrazione piuttosto che offrire una sfida impegnativa ma equilibrata, legittimata dalla solidità dei meccanismi. Nonostante l’impianto iniziale testimoni entusiasmo e idee, l’esecuzione finale del gioco lascia a desiderare.

Se il gameplay non è il massimo…

…Il comparto tecnico è anche peggio.

Spesso e volentieri mi capita di imbattermi in discorsi riguardo l’importanza della grafica, della realizzazione tecnica in generale, in un videogioco. Ho sempre ritenuto come quest’ultima non sia il pilastro portante dell’esperienza, ma sicuramente influisce positivamente se realizzata bene. Infatti un gioco può avere geometrie molto semplici e non spiccare per fotorealismo, creando insomma un’esperienza tecnica meno ambiziosa ma tenuta insieme da scelte stilistiche mature e convincenti, che siano di concreto supporto al resto del gioco. Purtroppo, nel caso di Scars Above, ci troviamo di fronte a un prodotto che cerca disperatamente di competere con i blockbuster action in terza persona dell’intera industria, ma fallisce in modo evidente. L’effettistica risulta davvero datata, così tanto che le pozzanghere non reagiscono neanche al contatto. Le animazioni sono brutte e, come già detto, legnose, che rendono la corsa della protagonista davvero imbarazzante.

Scars Above è stato testato su XBOX Series X.

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Proveniente dalle onde marittime di Roma, o meglio Ostia, è un grande appassionato di videogiochi, serie tv, film e libri thriller. Cresciuto a suon di pizza, pasta e videogiochi, si è guadagnato il rispetto tra i più famelici mangiatori d'Italia.
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