L’ultima notte di Amore – Recensione
Dopo aver lavorato all’estero per un buon numero di progetti, tra cui aver diretto Benicio Del Toro nei panni di Pablo Escobar, Andrea Di Stefano torna in Italia e realizza un crime-noir con protagonista Pierfrancesco Favino. Qualcosa di diverso per il cinema italiano, ma come è venuto?
Un titolo che fa pensare ad altro
Scegliere un titolo del genere è stato decisamente rischioso. È vero che riassume perfettamente la storia, dato che la pellicola parla dell’ultima notte di lavoro dell’agente di polizia conosciuto come Franco Amore prima che questi vada in pensione, ma pensiamo che in un primo momento sia facile pensare si tratti di altro, se si lo si legge senza sapere la trama.
Noi per primi, infatti, abbiamo subito immaginato una commediola romantica non particolarmente interessante di cui il cinema italiano è saturo. La conseguenza? La curiosità verso il progetto non è scattata.
Con il passare del tempo ne sentiamo parlare sempre meglio e, quasi per errore, veniamo a conoscenza della trama. Mai come in quel momento il detto “non giudicare un libro dalla copertina” è risultato più vero.
La domanda a questo punto è: quante altre persone sono cascate nello stesso tranello? E quante non hanno poi scoperto la verità quando, sapendola, si sarebbero fiondate in sala?
Un film che mostra tutta la sua italianità
Produzione italiana, storia ambientata in Italia e personaggi italiani provenienti da più parti della penisola.
Tutto questo per un’opera che nel nostro paese, almeno in un cinema commerciale con alto budget, non si vedeva da anni.
Siamo davanti ad un crime-noir ambientato in una Milano molto diversa da quella che solitamente tendiamo ad immaginarci. Una Milano sporca, criminale, lontana dall’immaginario della moda e delle classi sociali altolocate per cui è decisamente più famosa.
La pellicola esplicita in maniera più che diretta tutto il suo orgoglio di essere stata realizzata in Italia. Allo stesso tempo, però, riesce anche ad andare oltre. Essa, infatti, risulta un’opera pensata per essere potenzialmente visionata in ogni parte del mondo.
La storia ha un sapore decisamente internazionale e possiede tutte le carte in regola per essere compresa ed apprezzata in qualunque paese del mondo.
Non ha assolutamente nulla da invidiare ad un qualsiasi altro prodotto statunitense, inglese, francese, in sudcoreano o altre di altre nazionalità.
Il lato tecnico
Molto ben curato appare anche il lato tecnico, soprattutto per quanto riguarda la sceneggiatura, la fotografia e la colonna sonora.
La prima mette in scena una storia abbastanza complessa, animata da una moltitudine di personaggi. Questi riescono ad avere tutti una loro specifica caratterizzazione. Chiaramente ai più importanti è stata riservata un’approfondimento più dettagliato, ma anche i secondari hanno le loro motivazioni.
Le vicende, inoltre, riescono a tenere lo spettatore costantemente con il fiato sospeso. Ciò è dovuto sia ad un buonissimo uso della suspense, sia al fatto che gli avvenimenti non generano una sensazione di già visto.
La fotografia restituisce quel senso di sporco a cui abbiamo accennato prima. Vengono utilizzate delle palette di colori decisamente scuri, ma che rendono al meglio la sensazione di essere immersi all’interno del mondo criminale milanese.
Infine, il resto delle atmosfere vengono create con una colonna sonora davvero ispirata e curata.
Molto spesso presenta sonorità elettroniche che si sposano molto bene con le immagini mostrate.
Davvero un ottimo lavoro.
In conclusione
L’ultima notte di Amore è una ventata di aria più che fresca per il panorama cinematografico italiano. Un’opera davvero ben curata che non si vergogna di essere italiana, ma che può piacere anche all’estero. Il risultato finito trasuda amore per il cinema in ogni singolo fotogramma.
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