Gomorra Videogioco Recensione
Dopo l’enorme successo sugli schermi e nelle librerie, Gomorra torna a mostrare l’estrema crudeltà del crimine organizzato campano con un videogioco sviluppato da Sandbox e distribuito da 34BigThings. L’ho provato e questo è il mio pensiero a riguardo, come sempre senza fronzoli.
Parlare di un gioco come Gomorra non è facile. Non è il classico game con protagonista la malavita in una realtà fittizia, non sono storie narrate solo ed esclusivamente a scopo ludico. Quello che succede in Gomorra è lo “specchio” della realtà in alcune parti del nostro territorio. Certo i nomi non sono quelli al 100%, i fatti idem con patate, ma in qualche modo è il terrore che vive costantemente la gente di quei luoghi. Roberto Saviano fece venire alla luce tutto l’orrore con l’omonimo libro da cui è stata tratta anche un’opera televisiva, ed ora il videogame.
Lo so, molti di voi penseranno: “Ecco, che motivo c’era di farci anche il videogioco?”. Beh, perchè non è un vero e proprio gioco come siamo abituati ad intendere. Vedetelo più come un romanzo interattivo dove ogni scelta ha una conseguenza più o meno grave sulla propria vita o su quella degli altri.
Gomorra il Videogioco – Recensione: Trama
Gomorra è una visual novel con protagonista Nina, la figlia del boss Sergio Miniero. Le prime “pagine” della nostra storia ci presentano Nina il giorno del suo diciottesimo compleanno, e sin da subito abbiamo la possibilità di darle una personalità in base ad alcune scelte. Ricordatevi che OGNI decisione che prenderete avrà una conseguenza, fidatevi di me.
Inizialmente non capirete molto la situazione, almeno io non l’ho compresa nell’immediato. Perchè noi videogiocatori non siamo abituati a trovarci davanti ad un romanzo interattivo dove dobbiamo scegliere tutte le battute del nostro personaggio in un contesto “statico”. Letteralmente tutte le battute. Ci vorrà qualche scena per calarsi nella situazione ed immaginarsi il tutto, proprio come un libro.
Però non ne avrete il tempo. Eh no che non ne avrete. Tempo zero e sono subito pallottole, morti e fiumi di sangue in un mondo che non dorme mai, in un mondo che non ha pietà. Il padre di Nina resta ucciso durante i festeggiamenti del compleanno, così come molti partecipanti. I mandanti dell’agguato ancora non si sa chi siano e non abbiamo il tempo di ragionare in mezzo a quell’inferno. Dobbiamo solo salvarci. L’inizio mi ha disturbato, sapete?! Nonostante non ci sia del parlato, non ci sia animazione, ho avvertito in quelle vignette la paura di morire, la confusione… Chissà, magari anche per qualcun altro sarà stato così.
Riusciamo a salvarci per il rotto della cuffia e non abbiamo neanche il tempo di realizzare quanto successo che dobbiamo subito metterci a lavoro. L’impero di nostro padre, Sergio Miniero, ora appartiene a noi e dovremo decidere come gestirlo.
Ogni scelta ha il suo prezzo
Ebbene sì, il videogioco di Gomorra è un gestionale. Dovremo mandare avanti “l’azienda di papà” con scelte più o meno morali ed ognuna di queste, ovviamente, influirà sul comportamento e sul carattere di Nina. Sta a noi decidere che tipo di persona essere; spietati o caritatevoli? Collaborativi o solitari? Ci vendicheremo spargendo sangue per le strade della città senza mezzi termini, oppure troveremo una soluzione diversa?
Lo sto ripetendo dall’inizio, ma deve essere chiaro: ogni volta che si clicca con il pulsante sinistro del mouse si paga una conseguenza. Qualcuno può morire, qualcun altro ci tradirà, altri ancora se ne andranno…
Alla fine ci saranno otto finali, uno diverso dall’altro. E per scoprirli tutti dovrete rivivere da capo la storia di Nina, compiendo scelte diverse, rispondendo in maniera diversa. D’altronde si sa: “Il battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”.
Non temete, non ci vuole tantissimo per arrivare alla fine, quindi la rigiocabilità è piuttosto elevata. Poco più di due ore e mezza ci vogliono per arrivare alla conclusione, ed in una ventina si riesce tranquillamente a scoprire tutti i finali.
Gameplay
Ho detto che è un gioco basato sulle scelte ed è un gestionale. Scopriamo quindi questa seconda parte. Abbiamo tre risorse da gestire nel nostro clan: soldi, forza e rispetto. Nelle sessioni di dialogo le scelte che prenderemo ci costeranno o premieranno in una di queste tre risorse. Anche per questo motivo sono importanti le strade che intraprenderemo nel corso della nostra storia.
Logicamente queste scelte influiranno anche su quelle future e sugli atteggiamenti di Nina stessa. Se decidete di usare sempre la forza, il suo carattere sarà violento; mentre se vi focalizzaste sul rispetto Nina sarà clemente. La stessa cosa riguarda i soldi. Le risorse possono essere accumulate anche con le attività settimanali dei nostri sottoposti.
Le attività le sceglieremo noi, ma occhio perchè alcune sono decisamente più importanti di altre ed ognuno dei nostri sgherri ha dei bonus o malus che influiranno sulla riuscita o sul fallimento di queste. La parte relativa alla gestione del proprio clan l’ho sentita come un distacco dall’ansia perenne durante i dialoghi. Certo, non che fosse piacevole mandare uomini o donne a spacciare o pulire il denaro sporco, però è un ottimo modo per staccare la spina dalla trama principale. Perlomeno io l’ho vissuta così, e mi piacerebbe sapere come avete trovato voi questo gameplay.
Tecnicamente non c’è molto da dire
Gomorra è un gioco semplice nella sua realizzazione. Non necessita di grafica spaccamascella, interpretazioni da Oscar o altro. Bastano delle vignette per farti entrare nel mondo degli orrori. Stilisticamente bello, di impatto e che non lascia nulla all’interpretazione. Ottimo lavoro del fumettista Luca Negri.
Lo consiglio? Sì, assolutamente. Così come consiglio ad ognuno di leggere il romanzo da cui è tratto questo gioco. Sarò io, ma Gomorra lo vedo come un gioco “educativo”; con questo non voglio dire che bisogna educare le persone ad essere malavitose, anzi l’esatto contrario! Intraprendendo alcune strade vi troverete ad affrontare la legge, a sfidare la moralità; bisogna essere consapevoli che alcune strade non portano da nessuna parte e che la violenza non è la soluzione. Stiamo comunque parlando di avvenimenti che avvengono realmente nel nostro territorio, non un qualcosa di astratto e totalmente inventato. Dovrebbe farci riflettere e pensare…
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