Better Days – Derek Tsang – Recensione
Better days di Derek Tsang… che dire? Un film magistrale e terribile al contempo, il triste ritratto di una delle più grandi problematiche della Cina di questi anni, una piaga che in verità ci riguarda tutti. Candidato agli oscar del 2021 come Miglior film internazionale, è disponibile su Mubi.
La storia è ambientata nel 2011 a Chongqing e tutto è raccontato attraverso gli occhi della protagonista, una timida Chen Nian (Zhou Dongyu) che si sta preparando agli esami di ammissione per una prestigiosa università. Da qualche anno, girano moltissimi articoli e video sul sistema scolastico orientale (specialmente giapponese, cinese e coreano) e sui ritmi a cui vengono obbligati gli studenti sin dalla più tenera età. Basti pensare ad un episodio del K-Drama dell’Avocata Woo, nel quale si mostrano dei ragazzini ancora alle elementari studiare senza pause fino alle dieci di sera.
Si è creato un vero e proprio filone cinematografico e seriale (cioè quello survival, di cui ho parlato in questo articolo) in cui il migliore sopravvive ad una serie di prove mortali, contrariamente agli altri partecipanti. Non è casuale, capirete, che un genere abbia tanta fortuna in un luogo, anziché in un altro. Infatti, mentre da noi non è questione di vita o di morte essere i migliori, in Cina lo è. Perciò, sin da quando sono piccoli, gli studenti devono impegnarsi ad essere i migliori, altrimenti non andranno in una buona università e non avranno un buon lavoro. Ergo, non saranno ben inseriti nella società, non la renderanno migliore. La protagonista di Better Days è una fuoriclasse ed è tra i primi dieci dell’istituto. Si impegna con tutta se stessa per andare all’università e non fare la fine di sua madre, una criminale ricercata per debiti e furti.
All’inizio del film, una ragazza che conosceva appena si uccide e lei attraversa il cortile per coprire il suo volto con la giacca della sua uniforme scolastica, sotto gli occhi attoniti dell’intera scuola. La polizia la interroga per sapere cosa fosse successo, se conoscesse le ragioni di quel gesto estremo, ma lei non emette un suono. Solo qualche minuto dopo si scoprirà che la ragazza fosse vittima di bullismo e, presto, anche la protagonista entrerà nel mirino delle tre bulle, proprio perché è una studentessa tanto capace, sempre sola, indifesa. Ad intervenire, dopo un certo numero di vessazioni, è fortunatamente un ragazzo, Jackson Yee, premiato insieme a Zhou Dongyu agli Hong Kong Film Awards del 2020.
Si tratta di un delinquente della zona, un outsider che non ha nulla a che fare con l’ambiente che sta distruggendo Chen ed è per questo il solo che possa evitare che la studentessa faccia la stessa fine dell’altra ragazza e veda nel suicidio l’unica possibile via d’uscita. Rappresenta l’unico reale e autentico essere umano in un mondo dominato dall’ansia del primato, dalla totale spersonalizzazione, dal marcio rappresentato dal sistema scolastico. L’unico occhio vigile, in mezzo a tanti occhi volutamente ciechi, che considerano il bullismo come un effetto collaterale. Una circostanza prevedibile e accettabile, a patto che non rallenti lo studio serrato fino al Gaokao, l’esame che deciderà il futuro degli studenti. Anzi, meglio che muoia qualcuno, perché i migliori vadano avanti e rendano grande la nazione.
In mezzo a tanto orrore, è rassicurante quella sinergia tra i due protagonisti, cui il regista Derek Tsang dà voce, con un tono volutamente elegiaco, rallentato, e una regia delicata, in opposizione al freddezza del racconto, alla cattiveria e alla supremazia del più forte sul più debole. Adattamento di un omonimo romanzo cinese, Better Days è un mirabile omaggio all’uomo e un invito ad andare controcorrente, senza paura o rimorsi. Un film consigliatissimo e disponibile su Mubi.
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