Atelier of Witch Hat – Recensione
Ecco le mie impressioni in merito al primo volume di Atelier of Witch Hat, manga seinen della mangaka Kamome Shirahama, approdato in Italia nel 2019
Dopo averne sentito parlare diffusamente per diverso tempo, ho deciso finalmente di leggere anche io Atelier of Witch Hat, manga acclamatissimo in Giappone di Kamome Shirahama, che ha già dato vita a una serie spin-off intitolata Kitchen of Witch Hat realizzata da Hiromi Sato.
Il manga mi ha colpito fin da subito per l’accuratezza con cui è stato realizzato: non solo dal punto di vista del disegno, così ricco di dettagli ed elegante da riuscire a trasportare il lettore all’interno dell’universo magico a 360° gradi, ma anche dal punto di vista della storia che si rivela immediatamente molto interessante e originale.
La storia racconta di Coco, una giovanissima tessitrice che da sempre sogna di diventare una maga. Purtroppo, però, la magia è appannaggio di pochi scelti: mago si nasce, non si diventa. Il sogno di Coco sembra dunque destinato a rimanere tale, fino al fortuito incontro con Qifrey, un mago estremamente abile che accoglierà Coco sotto la sua ala dopo che la vita della ragazzina viene sconvolta da un tragico evento.
Witch Hat Atelier è il manga perfetto per chi adora il fantasy (giapponese e non) o desidera avvicinarsi al fumetto giapponese per la prima volta
Nulla viene lasciato al caso in Witch Hat Atelier. Fin dai primi capitoli l’autrice ci illustra dettagliatamente il sistema magico dell’universo del manga, che ai lettori più esperti ricorderà senza dubbio il sistema magico di un altro capolavoro del fumetto giapponese, Fullmetal Alchemist. Infatti, anche in Atelier of Witch Hat la magia (laddove in Fullmetal Alchemist era l’alchimia) viene letteralmente creata grazie ad apposite formule tracciate su una qualunque superficie seguendo precise regole che non devono essere trasgredite per nulla al mondo.
Oltre ad attingere ai capisaldi del fumetto nipponico, Kamome Shirahama si ispira nella creazione delle atmosfere e delle ambientazioni anche a storie occidentali, come Harry Potter (alcune scene risulteranno molto familiari agli appassionati del maghetto) o Il Signore degli Anelli, soprattutto per le ambientazioni che ricordano da vicino l’universo Tolkeniano e il mondo celtico.
Indubbiamente, è un fumetto che potrà accontentare un ampio pubblico: chi è già appassionato e avido lettore di manga e opere giapponesi, ma anche chi non ha mai approcciato questo tipo di prodotti e vorrebbe farlo non rimarrà deluso.
L’opera di Kamome Shirahama è la figlia (il)legittima di Harry Potter e Fullmetal Alchemist
Da Harry Potter più che da Fullmetal Alchemist, sembra prendere anche lo spirito più leggero e “bambinesco”, almeno in questo primo volume. Essendo però che l’opera è classificata come seinen mi aspetto indubbiamente una crescita esponenziale della storia e dei pericoli che Coco e le altre maghette dell’Atelier di Maestro Qifrey dovranno affrontare.
Il primo volume si conclude con un cliffhanger che lascia sia curiosi di leggere i successivi volumi e scoprire come evolverà la storia sia genera molte domande per il futuro della serie.
In poche parole, il primo volume di questa serie risulta essere un volume completo ed estremamente equilibrato: c’è azione, comicità, worldbuilding e personaggi carismatici (primo su tutti Maestro Qifrey) e dall’enorme potenziale.
L’anime è stato annunciato in patria già da diverso tempo, ma purtroppo ancora non ci sono novità in merito. Spero che venga realizzato al più presto. L’opera si presta tantissimo a un adattamento anime che potrebbe aiutare l’opera a veder crescere il suo successo ulteriormente, non solo in patria, ma anche in Italia, dove mi sembra non riceva ancora le giuste attenzioni da parte del pubblico.
Non vedo l’ora di leggere i volumi successivi e incrocio le dita che la qualità dei prossimi volumi rimanga tale e quale a quella del suo esordio. Se così fosse, Atelier of Witch Hat potrebbe diventare una delle serie manga che nessun appassionato deve perdersi.
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