Smiley – Il cinema spagnolo che ci piace – Recensione

Smiley – Netflix – Recensione

Quando provo a digitare Smiley su Google mi esce qualunque cosa: emoticon, il noto (a chi non so) film horror e qualche altra facezia. E dov’è questa serie firmata Netflix? Beh, con un po’ di fatica la si trova. Nonostante la sua scarsa reperibilità, sono certa che invecchierà bene e che raggiungerà una bella fetta di pubblico.

La Spagna, quando si tratta di serie e film, sbaglia di rado. Un po’ come me con le recensioni (per esempio, in questa stupenda recensione, fresca fresca). Lo dimostrano i lunghi periodi in cui i prodotti spagnoli restano in cima alle classifiche per molto. Lo confermano i temi con cui sa insinuarsi nel dibattito contemporaneo. Questo non significa che siano perfetti. Infatti, Smiley non lo è. Ha una sceneggiatura molto superficiale, la regia è in certi momenti arrabattata, la fotografia (my love) non è male, ma nulla di indimenticabile. Anche se, personalmente, apprezzo molto la sua storia, seppur con i suoi limiti, e tutta quella vasta cultura spagnola e americana cui fa riferimento e che cita più volte nel corso di queste otto puntate. Ma, adesso, vediamo il trailer.

Una fiaba moderna firmata Netflix

Come si vede dal trailer, Smiley è una commedia spagnola a puntate, firmata Netflix . Basata sull’omonima opera di Guillem Clua con Carlos Cuevas e Miki Esparbé, la serie è arrivata sulla nostra piattaforma del cuore, lo scorso 7 dicembre dell’oramai passato 2022. Tutto ruota intorno all’amore, a come accenderlo e farlo durare. Esiste qualche ricetta segreta? Esiste il destino? Pare di sì e pare che sia esattamente come pensavano un tempo i Greci: è una forza misteriosa su cui non possiamo avere alcun controllo. I personaggi di questa serie sono in balia dei sentimenti e cercano di scrutarsi dentro, di comprendersi. Non sempre ci riescono (anzi, quasi mai).

Ma non è forse questo il punto? Accettare di non poter capire nulla e lasciarsi comunque andare? E no, pare di no. Noi esseri umani proprio non vogliamo lasciarci andare all’istinto, finché poi non è lui a decidere per noi. Questo insegna Smiley, la fiaba moderna di Netflix. Insieme a tante altre cose, per esempio a chiedere scusa, a lasciar perdere l’orgoglio. A lasciar andare qualcosa che non funziona più oppure a lottare perché possa ricominciare su basi nuove. L’importante è non sentirsi mai incastrati, costretti a scegliere un amore o due. Ma liberi, proprio come quel caso Don Chisciotte, che se ne andava liberamente con Sancho a cercare di cambiare il mondo. E non a caso proprio lui, il simbolo spagnolo per eccellenza, diceva in una delle parti più belle e significative del romanzo che la libertà fosse il dono più prezioso dell’uomo.

In amore non ci sono regole, ci sono solo sentimenti

Ogni personaggio dà una lezione di vita. Fornisce una lezione d’amore. Per esempio, che è assurdo farsi progetti, lambiccarsi inutilmente il cervello. Non ci sono regole in amore, non ci sono segreti, non c’è scaramanzia che tenga. Ci sono solo i sentimenti e quando finiscono, finisce l’amore. Il messaggio arriva chiaro e forte allo spettatore, nonostante le storie che fanno da contorno a quelle dei due protagonisti non funzionino, nonostante la scrittura del film sia sciatta. Apprezzo molto il tentativo di cercare di parlare di tutto senza lasciare fuori niente e nessuno: storie tra uomini più in là con l’età, omofobia e problematiche all’interno della stessa cerchia queer, problemi a fare coming out, timore di non essere mai accettati per quello che si è (il tutto infarcito con riferimenti a Imagine me and you e a Tutto su mia madre), ma non è un troppo?

Certamente, troppa carne sul fuoco, ma nell’insieme il tutto resiste e si amalgama. E lì dove lo troviamo imperfetto, beh, è la vita, my reader. Solo la vita. Ma almeno per questa volta il lieto fine è assicurato. Perciò, vi consiglio di vedere Smiley su Netflix. 

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Nasce nella provincia barese in quel del '94 con l'assoluta certezza di essere Batman. È in grado di vedere sette film al giorno e di finirsi una serie tv in tempi sovrumani. Peccato che abbia anche una vita sociale, altrimenti adesso sarebbe nel Guinness dei primati...