I due film di Avatar e la depressione causata dalla visione

Avatar e la depressione

È approdato nelle sale il nuovo film diretto da James Cameron (trovate QUI la nostra recensione), che segna il ritorno su Pandora e quello dei suoi abitanti. Come per il primo film, si sta nuovamente verificando una problematica da non sottovalutare, che rivela molto di come si è evoluta la società ai giorni nostri.

Nel dicembre del 2009 (un mese dopo in Italia) esce il primo capitolo della saga di Avatar, pellicola che racconta la storia di un ex-marine di nome Jake Sully e del suo arrivo sul pianeta in cui sono ambientate le vicende. Progressivamente, entra a contatto con la sua natura e la sua popolazione.

È stato in quel momento che si è iniziato a parlare per la prima volta di PADS, ovvero: Post-Avatar Depression (o Depressione post-Avatar).
Tredici anni dopo è uscito il seguito e nuovamente si è tornato a parlare di questo problema. 
Nel 2022 inoltre, non solo si è ripresentato, ma la situazione potrebbe essersi ulteriormente aggravata.

L’elemento in questione consiste nel mondo che è stato creato per le due pellicole, poiché viene sempre fatto riferimento al fatto che si tratta di un ecosistema perfetto, che funziona bene e che non è stato rovinato da inquinamento o cose simili.

Questa differenza dalla finzione alla realtà ha generato in tante persone (in particolar modo quelle appartenenti alle generazioni più giovani) una vera e propria depressione, poiché il ritorno alla vita reale dopo la visione ha ricordato che il pianeta Terra, purtroppo, si trova in una situazione ben lontana da quella descritta da Cameron.

I dati indicano che la percentuale di persone colpite da questa patologia sia del 10% rispetto a coloro che hanno visto entrambe le opere.
Può non sembrare non tanto grande come numero, ma se si considera il fatto che il primo capitolo è il prodotto che ha incassato di più nella storia del cinema ed il secondo potrebbe battere questo record, si capisce che gli spettatori sono davvero tanti. Più spettatori ci sono e più si ingrandisce questa percentuale.

Problema quindi da non sottovalutare, perché l’inquinamento ambientale è un qualcosa di serio e di cui dovremmo tutti quanti preoccuparci, ma a quanto pare sono ancora troppe poche le persone che ci fanno caso.

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Nato a Bologna nel 1996, si appassiona al cinema da bambino, quando capisce gli piacerebbe lavorare in quel campo. Più nello specifico come regista e sceneggiatore. Nel 2020 apre su Instagram un profilo che chiama "Recensisco Cose Audiovisive", con cui inizia a parlare di cinema e serie televisive con altre persone che condividono la sua passione.
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