The Fabelmans – Recensione – Steven Spielberg

The Fabelmans – Recensione

Dopo poco più di 50 anni di attività al cinema, il 34esimo film di Steven Spielberg racconta le origini di Steven Spielberg. Con The Fabelmans, il regista racconta come si è appassionato alla settima arte e che rapporto aveva con la sua famiglia.

Il miglior film dell’anno

Se avete sentito parlare di questo film, è molto probabile che almeno una persona lo abbia definito il miglior film del 2022. Ma è davvero così?

Definire un’opera la migliore in assoluto, a nostro parere, risulta piuttosto difficile. O almeno a livello oggettivo. Questo perché non è detto che tutti vedano le stesse cose in un film. Tante volte qualcuno interpreta una determinata scena o un passaggio in maniera diversa rispetto ad altri.
Sta quindi ai singoli spettatori decidere se si sia davanti al miglior prodotto di un determinato periodo o meno, anche in base ai propri gusti personali e alla propria esperienza.

È molto più facile invece stabilire che se The Fabelmans non è il migliore, è sicuramente tra i migliori che si siano visti quest’anno.
Ciò è dato dal fatto che mette in scena una storia davvero tanto sentita e ricercata da parte di Spielberg.
Si nota in ogni singolo fotogramma che ci teneva ad omaggiare l’arte che lo ha reso celebre e coloro che, per una serie di motivi o per altri, gli hanno permesso di dedicare tempo alla sua passione.

Ciò che viene raccontato

Come già accennato, con quest’opera Spielberg ha deciso di raccontare al mondo la sua storia, le sue origini, cosa lo ha influenzato e lo ha portato ad essere uno dei registi più conosciuti ed apprezzati che la storia del cinema abbia mai conosciuto. La trama è in realtà piuttosto semplice, ma allo stesso tempo molto profonda.

Non ci sono tantissimi personaggi, cosa che permette una maggiore introspezione di quelli che vengono presentati. Il cineasta, assieme al co-sceneggiatore Tony Kushner, riesce a renderli molto realistici e veritieri, principalmente per via del fatto che non sono totalmente positivi o totalmente negativi; tutti hanno delle caratteristiche più positive ed altre più negative, che si amalgamano in maniera perfetta e danno vita a delle caratterizzazioni davvero ben riuscite.

Si assiste quindi a due ore e trenta minuti che non sono altro che una montagna russa di emozioni, c’è tutto ed in maniera perfettamente bilanciata. Si ride, ci si commuove, ci si innervosisce, si empatizza e, in particolare, si riesce anche ad apprezzare la settima arte ancora di più di quanto non lo si facesse prima. 

Le probabilità che, tra un po’ di tempo, un futuro famoso regista affermi di essersi appassionato al cinema grazie a questo film sono davvero altissime.

Il cast

La componente attoriale di questa pellicola è piuttosto variegata, in quanto abbiamo nomi come Paul Dano e Michelle Williams, conosciuti per essere attori abbastanza versatili. Qualsiasi sia il genere in cui li metti, riescono a tirare fuori delle interpretazioni degne di nota.

Un altro nome di spicco è quello di Seth Rogen, la cui immagine è però legata principalmente al cinema demenziale (e forse un po’ più di nicchia), ma che ha saputo cavarsela egregiamente anche in ruoli più impegnativi. Nell’ultima pellicola di Spielberg, infatti, non è da meno e riesce a regalare davvero un’ottima performance. Probabilmente non è ai livelli dei primi due o del protagonista, ma più che altro perché il suo personaggio lo permette di meno. È però riuscito comunque a cavarsela benissimo.

Particolarmente degno di nota, invece, è il lavoro svolto da Gabriel LaBelle nei panni di Sammy Fabelmans, poiché ha reso credibilissimo un personaggio sicuramente molto impegnativo, non essendo altro che la versione cinematografica dello stesso regista del film.

Pensiamo inoltre che queste interpretazioni potrebbero ottenere nomination importanti, come quelle degli Oscar del 2023.

Il lato tecnico

Come già accennato, la storia risulta particolarmente sentita, ma anche il lato tecnico non è da meno.

A partire dalla regia, che riesce a mostrare i personaggi nei loro aspetti più intimi e che continua il lavoro di caratterizzazione iniziato con la sceneggiatura. Raccontando fondamentalmente di un aspirante regista, molte volte lo si vede effettuare delle riprese. Queste riprese vengono mostrate anche allo spettatore, inserendole nel montaggio finale e risultando davvero tanto interessanti, creando anche una sorta di metacinema.

Validissima inoltre la fotografia, impostata spesso su colori tendenti al freddo, andando a consolidare le atmosfere leggermente malinconiche che Spielberg ha deciso di mostrare.

Infine, non si possono non citare le musiche di un leggendario compositore e frequente collaboratore del cineasta come John Williams, che ha composto una colonna sonora forse meno presente e di impatto rispetto a tutte quelle che lo hanno reso famoso, ma che riesce a rendere in maniera perfetta l’atmosfera della storia.

In conclusione

Non è importante sapere se sia o meno IL film dell’anno (questa è una questione più soggettiva che oggettiva) ma è indubbio che sia assolutamente TRA i migliori visti in questo 2022. Spielberg omaggia il cinema e la sua famiglia in maniera delicata ed un po’ malinconica, rendendo impossibile allo spettatore non emozionarsi.
Un film che deve assolutamente essere visto, in particolare da chi ama la settima arte.

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Nato a Bologna nel 1996, si appassiona al cinema da bambino, quando capisce gli piacerebbe lavorare in quel campo. Più nello specifico come regista e sceneggiatore. Nel 2020 apre su Instagram un profilo che chiama "Recensisco Cose Audiovisive", con cui inizia a parlare di cinema e serie televisive con altre persone che condividono la sua passione.