Alice in Borderland 2 finalmente su Netflix – Recensione dell’attesa seconda stagione

Alice in Borderland 2 – Recensione

Pubblico, ci siamo. Dopo un’attesa estenuante, dopo aver tanto patito e sofferto, dopo esserci consumati (anzi, logorati!) nell’attesa, Alice in Borderland è arrivata sulla nostra piattaforma del cuore. No, non su Disney Plus. No, neppure su Amazon Prime Video. Ma seriamente anche a te piace Serially? Ha dei contenuti interessanti, sì, verissimo. No no, comunque è su Netflix.

Per chi non l’avesse mai vista, Alice in Borderland è una serie survival giapponese ispirata ad un fantastico manga. Ho già parlato della prima stagione in un articolo che puoi facilmente trovare a questo link. In verità, per queste seconda stagione mi trovo grandemente in difficoltà. Trovo che ci siano delle scene bellissime e dei momenti davvero alti, non solo da un punto di vista artistico ma anche filosofico.

Questa seconda stagione affronta in maniera straordinaria temi quali la vita e la morte, scelte etiche come scegliere o meno di sacrificare se stessi per gli altri, ma il tutto viene affrontato con un ritmo sbagliato. Noto che abbiano voluto allungare il brodo, come se non sapessero dove andare a parare, come se non avessero materiale da cui attingere. Non parliamo di Squid Game, in cui è tutto nella testa del regista e dei produttori. Nel caso di Alice in Borderland c’è un manga, formato da 9 volumi ed edito dalla J-Pop, che offre tantissimi spunti fondamenti. Nel caso della serie, un po’ perché vogliono prendere le distanze dal manga, un po’ perché vogliono fare per forza una terza stagione (a questo punto spero l’ultima), stanno diluendo la trama e mi stanno conducendo, passo dopo passo, ad un esaurimento nervoso.

“Perché l’esaurimento nervoso?” mi domanda il piccolo, tenero lettore, incappato nuovamente nei miei articoli farlocchi. Beh, dispiace. Dispiace tantissimo. Perché la prima stagione era fatta notevolmente meglio. Ti teneva col fiato sospeso, ti faceva desiderare giornate di 48 ore. Io non vedevo l’ora di sapere come andasse a finire e tante persone con cui mi ritrovavo a conversare ritenevano fosse meglio di Squid Game (ma no, non sono d’accordo. Non mi avrete mai!). Lettore, perché devono rovinare una serie quasi perfetta? Perché abbiamo fatto loro qualcosa? Non basta che Netflix abbia vietato la condivisione dell’account? Nell’immagine sottostante ecco la mia espressione quando mio fratello mi ha dato la lieta novella. Ho capito finalmente cosa intendesse Battisti con “e ho visto la mia fine sul tuo viso, il nostro amor dissolversi nel vento. Ricordo: sono morto in un momento”.

Un generale abbassamento di qualità

La regia stessa e la fotografia sono fatte decisamente peggio, rispetto alla prima stagione. Poi, perfino la sceneggiatura, a parte dei momenti davvero belli ed esistenziali nei quali anche la regia si fa molto più elegante, è sottotono. In ogni caso, questi momenti filosofici sono troppi e tolgono spazio a game, comunque molto meno interessanti di quelli della ormai passata prima stagione. Tranne che per il gioco del fante di cuori che è in assoluto il mio preferito. Ne approfitto per dirvi che il personaggio principale, Arisu, ha perso totalmente attrattiva, diversamente da Chishiya, molto più versatile di quanto ci avessero fatto credere e decisamente più interessante.

Un altro problema (grave) è che tutte le donne di questa serie non valgono un tubo. A volte rivelano un po’ di materia grigia, ma sono per lo più belle e stupide, dalla prima all’ultima. Compresa l’amica di Arisu, Usagi, il cui nome in giapponese significa coniglio. Saranno pure agili, forti, determinate, delle amazzoni, ma perché nessuna di loro è intelligente? Perché di nessuna si mette al primo posto la logica o l’astuzia? Amiche, questo è un grande affronto. Non lo si può in alcun modo scusare. C’è perfino un game, basato sull’intelligenza, in cui c’è un’unica donna a rappresentanza del nostro amabile sesso, che forse sarebbe stato meglio non mettere proprio. Veramente, una vergogna.

Eppure, tralasciando questo problema, si fanno le molte riflessioni sul senso della vita, della morte, dell’amicizia, del sacrificio, che rischiano di diventare retoriche, ma che trascendono una grande bellezza. Nonostante si ritrovino in questo mondo magia-uomini, nel quale risaltano le peggiori caratteristiche dell’umano, i personaggi sono in grado di compiere gesti bellissimi, straordinari. Danno vita a riflessioni di grande poesia, che alla fine ti fanno rivalutare in modo diverso la vita stessa. Sì, ci sono tante cose che non vanno. Sì, l’essere umano è egoista e in grado di commettere gesti terribili. Ma è anche in grado di atti di straordinaria bellezza, che ci fanno per un attimo sospendere il giudizio.

Mi vengono in mente le parole che Oh Dae-su rivolge alla strega alla fine di quel capolavoro che è Old Boy: “sebbene io sappia di essere peggio di una bestia, non crede che abbia anch’io il diritto di vivere?”. Che rispondere? Certo che sì. Non abbiamo il diritto di vivere nonostante tutto? Questa vita non va vissuta fino in fondo, nonostante tutto? Guardate questa seconda stagione, quindi, e fatemi sapere. Potreste restarne sorpresi.

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Nasce nella provincia barese in quel del '94 con l'assoluta certezza di essere Batman. È in grado di vedere sette film al giorno e di finirsi una serie tv in tempi sovrumani. Peccato che abbia anche una vita sociale, altrimenti adesso sarebbe nel Guinness dei primati...