Poche altre parole su Pasolini ora che si conclude l’anno del suo centesimo compleanno

Pasolini – Si conclude l’anno del suo centesimo compleanno

Pier Paolo Pasolini è stato un grande intellettuale, scrittore, pittore, regista. Uno straordinario poeta, che all’età di sette anni conobbe la potenza dei versi. È bellissimo il suo incontro con la poesia, perché dà l’esatta percezione di come fosse Pasolini e di come in lui nascessero queste potenti e irrefrenabili passioni, come quella della musica.

Sua madre gli fece leggere un sonetto scritto di suo pugno, in cui diceva al piccolo Pier Paolo quanto gli volesse bene. Quelle rime baciate provocarono in Pasolini una grande emozione e percepì il grande potere che avevano le parole. Scrisse poesie per tutta la vita e fu anche un ottimo disegnatore. Regalò perfino un bellissimo disegno a suo fratello Guido (che era un attaccabrighe, una persona impulsiva), perché un giorno aveva fatto a botte con dei ragazzini per difendere suo fratello.

Quello che personalmente mi ha sempre colpito di Pasolini è questo fuoco interiore che possedeva, quell’intelligenza che gli permetteva di interessarsi a tutto e di diventare bravissimo in tutto. Quel suo interesse per ciascun aspetto dell’esistenza, che gli consentiva di avere uno sguardo lucido e inesorabile sulle realtà. Quando iniziò a suonare il violino con Pina Kalĉ come insegnante, fece conoscenza con Bach ed ebbe un’illuminazione. Fu un incontro importante (un po’ come quello con Roberto Longhi, che gli permise di conoscere i pittori italiani del Medio Evo e Rinascimento), perché poi tutte le musiche che conoscerà di lì a poco, tutti i compositori che si schiuderanno per lui ognuno col proprio pentagramma, saranno fondamentali nel cinema.

L’incontro di Pier Paolo Pasolini con la musica

Farà fluire le musiche di Sebastian Bach e farà risuonare le note del musicista in alcune delle scene più belle de Il Vangelo secondo Matteo e Accattone. Conoscendo Bach e poi Mozart e poi tanti altri compositori che fluiranno nel suo cinema, Pasolini comprende che avrebbe tanto voluto essere uno scrittore di musica, come scrive nella poesia del Poeta delle ceneri: la considera “l’unica azione espressiva / forse alta, e indefinibile come le azioni della realtà”. Come se, dopo quell’interesse venuto fuori dalle lezioni con questa violinista friulana, avesse compreso che la musica fosse il solo modo per raccontare le più alte vicende del mondo e di elevarne tante altre. Eppure, è decisamente interessante che usi proprio l’espressione “scrittore”, come se in fondo sapesse che il suo vero talento, la sua principale predilezione, fossero le parole e non le note musicali.

D’altra parte, senza la sua grande sensibilità che possedeva di natura non sarebbe mai riuscito ad afferrare questa alta e indefinibile forma espressiva che è per lui la musica. La sente, la comprende, lo trascina verso l’alto e Pasolini, a sua volta, se ne serve anche per descrivere il basso ed elevarlo a sua volta. È straordinario l’utilizzo che fa di Bach in Accattone, specie nell’epilogo quando sulle note del coro finale della Matthäus Passion di Sebastian Bach si assiste alla morte del protagonista Vittorio. Si leggono subito dopo i versi del Purgatorio di Dante (l’angel di Dio mi prese e quel d’inferno / gridava: “O tu del Ciel, perché mi privi? / Tu te ne porti di costui l’eterno / per una lacrimetta che’l mi toglie, vv.104-107) e si assolve l’anima di quello splendido essere umano.

Accattone e la pietà nei confronti degli ultimi

Si prova pietà per lui, compassione per una creatura che Pasolini ci insegna ad amare. In quest’ultima scena, il regista usa una musica così alta ed espressiva per un uomo del popolo, per un miserabile ed eleva la sua anima, raccontando la sua ascesa al cielo. Non è una musica che si sostituisce al silenzio. Non è un riempitivo, non ha una funzione ornamentale e neppure si limita a commentare quanto accade. Piuttosto lo riempie di senso e di significato, aggiunge complessità e tragicità ad un momento che è già umanamente drammatico. È una musica che assolve un uomo che, nonostante tutto, ha un’anima bellissima, genuina, vera. E tramite il quale lo stesso Pasolini domanda perdono.

La scena più bella di Accattone è però senza colonna sonora ed è quella del sogno. Si tratta di un momento già pieno, misterico e intenso, dove a sottintendere sacralità e bellezza sono già le parole dell’uomo. Sogna di essere morto e cammina in questa città semideserta, scavalca il muro cinta per scoprire dove sarà sepolto e un anziano becchino sta scavando una buca all’ombra. Allora, Vittorio gli chiede spostarla al sole, di non lasciarlo lì all’ombra e l’uomo inizialmente non vuole accontentarlo perché ha già iniziato a scavare. Poi, spinto dalla compassione, inizia a scavare al sole, abbandonando il lavoro già avviato. La telecamera, a quel punto, compie un movimento verso l’alto, come se volesse anticipare allo spettatore che anche un uomo così, un accattone, merita di ascendere ai cieli. Che è un destino meritato, necessario.

Il Vangelo secondo Matteo

E, a proposito di silenzio, anche Il Vangelo secondo Matteo (lettore amoroso, ti consiglio di leggere e recuperare questa fantastica parodia di questo film pasoliniano) si apre con gli sguardi di Maria e Giuseppe, senza che la musica faccia da sottofondo. È un momento che contiene in sé la gioia della nascita e la tragedia di quanto avverrà. La musica si rivela essere soprattutto in questo film molto più di un commento extradiegetico: serve ad accrescer le emozioni, ad anticipare quanto avverrà. È proprio in questo film che Pasolini mostra la grande padronanza per la musica, il ché ha dell’incredibile visto che le sue lezioni di violino sono durate ben poco. Eppure, abbastanza perché la sua insegnante (che si era rifugiata da suo fratello a Casarsa, proprio per scampare ai tedeschi) aveva la funzione di iniziare l’anima di Pasolini ad un linguaggio che il poeta avrebbe avuto modo di fare suo, al punto da poter narrare ancora meglio delle storie.

Quella di Cristo certamente ma, soprattutto, quella dei tanti miserabili come Accattone, in cui rivive quello straordinario ed antitetico binomio di carne e cielo, che appartiene senza dubbio anche a Pier Paolo Pasolini. Riguarda lo scrittore perché Pier Paolo è stato sempre attratto per tutta la sua vita dalla carnalità, dalle esperienze più basse e sordide, ma allo stesso tempo è sempre stato spinto verso l’alto, verso il cielo, vero la musica, l’arte, il sacro.  Questo suo interesse per la carne si tramuta in interesse sì per il corpo, ma anche per le storie legate a quel corpo. Si impegna ad elevare quel corpo o a far risaltare quel binomio che ben sa riconoscere. Così, riesce a far ascendere al cielo ogni creatura, riuscendo a rinvenire il sacro lì dove non lo vede nessuno.

L’urlo nero della madre

Una delle prove più alte della sua capacità di astrazione, di condurre in alto ciò che si trova in basso, di far ascendere la carne ed elevare ciascuna vicenda terrena, è proprio ne Il Vangelo secondo Matteo, quando prende sua madre Susanna per interpretare Maria. Al momento della crocifissione del Cristo, Pasolini disse alla madre di piangere come quando era morto Guido, suo figlio partigiano.

Così il dolore di sua madre si eternizza, mentre in sottofondo si ode la Marcia funebre di Mozart, che copre totalmente la sua voce. È un urlo che si percepisce come disperato, “nero” come in Alle fronde dei salici di Quasimodo (l’urlo nero / della madre che andava incontro al figlio, / crocifisso sul palo del telegrafo). È un urlo nero, disperato, tanto accorato da essere muto, perché a rendere l’universale tragedia del suo dolore, la sacralità di un pianto divino, è proprio la marcia funebre. Così, con l’alto, Pier Paolo Pasolini aveva reso la carnale e umana esperienza del dolore. E così farà in ciascun film, opera, poesia, con straordinaria sensibilità.

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Nasce nella provincia barese in quel del '94 con l'assoluta certezza di essere Batman. È in grado di vedere sette film al giorno e di finirsi una serie tv in tempi sovrumani. Peccato che abbia anche una vita sociale, altrimenti adesso sarebbe nel Guinness dei primati...